” … si trattava di intervenire su vaste aree ancora occupate da un ampio, quanto scarsamente identificabile, esercito di guastatori. Non si trattava solo di progettare le bonifiche e le trasformazioni del territorio, ma soprattutto di dare avvio a un processo nuovo di trasformazione dei luoghi nel coinvolgimento delle popolazioni, alimentato da quel desiderio impetuoso di vivere in un ambiente migliore, pulito, liberato dagli intossicamenti, che pur essendo sempre più diffuso tra le comunità di quella che è ormai nota come ‘terra dei fuochi’, continua a manifestarsi ancora esclusivamente nelle forme della protesta contro le istituzioni pubbliche e il potere politico, accusati il più delle volte giustamente, di incapacità e di inaffidabilità. ”
Il tempo imperfetto tradisce la citazione, anzi l’autocitazione dalle Storie di Lagni, che pubblicai nel 2016.
Nel 2009-10 c’era stato un tentativo, voluto dalla Regione e dal Consorzio di bonifica, di affrontare in maniera decisa e sistematica la questione del degrado dei Regi Lagni, sulla base di uno studio di prefattibilità già approvato qualche anno prima.
Fu così dato incarico all’architetto Kipar, autore tra l’altro della riqualificazione del bacino dell’Emscher nella Ruhr, di produrre un masterplan, a cui fu dato un titolo ambizioso e simbolico: Regi Lagni, giardino d’Europa. Fu addirittura costituita – ed ebbe breve durata – la Società di trasformazione territoriale che avrebbe dovuto attuarlo.
Ma nell’altalena delle vicissitudini politiche, dei cambi di guardia nel governo delle istituzioni, di quel masterplan si persero le tracce. Per almeno dieci anni. Fino a quando, con il CIS di qualche anno fa (da terra dei fuochi a giardino d’Europa), si è aperta una nuova stagione di intervento pubblico – un poderoso intervento pubblico dello Stato –, in minima parte supportato economicamente dalla Regione. Del che non c’è poi da stupirsi. Forse neanche ci si poteva aspettare molto di più dalla Regione che nel frattempo, nell’agosto 2020, ha approvato il ‘suo’ masterplan del litorale domizio-flegreo (che si interseca con quello dei Regi Lagni nell’area cruciale di Castel Volturno – Villa Literno) senza riuscire a fare nulla, dopo quasi quattro anni, per dargli attuazione.
Con il varo del CIS si è provveduto, di nuovo su iniziativa del Consorzio, ad aggiornare il masterplan, ora intitolato ‘Corridoio ecologico dei Regi Lagni’. Poi si è provveduto alla distribuzione dei fondi tra Consorzio e Comuni dell’area.


Ma esiste un vero coordinamento tra i diversi soggetti impegnati? Una chiara visione di sistema? Lo hanno compreso i Comuni che i loro singoli progetti dovrebbero essere altrettanti tasselli di un mosaico coerente di progetti e iniziative orientate da un’idea di assieme di rigenerazione territoriale?
Torno all’autocitazione, che dalla patina del tempo trascorso può qualche volta meritare, come capita al vino, migliore apprezzamento.
Finché si tratta di affrontare il tema della riqualificazione di un territorio così compromesso e così minacciato da aggressione mediante il solo ricorso agli appalti pubblici, per adeguare gli impianti di depurazione o per decontaminare le matrici ambientali o per portare altrove le ecoballe accumulate tra i campi, non si riuscirà ad avviare il processo di rigenerazione del bacino dei Regi Lagni.
È la questione decisiva anche oggi. In realtà complesse come quella su cui agisce il CIS, nelle quali si manifestano e sovrappongono forme diverse e gravi di degrado (idrogeologico, ambientale, paesaggistico, socioeconomico) spesso aggravate dall’inefficacia o incompiutezza degli interventi pubblici o dall’abbandono delle opere compiute, e sempre incrudite dal protrarsi di usi scorretti o illeciti del territorio non frenati dai poteri pubblici, è necessario intervenire con un approccio innovativo, capace di coniugare spesa pubblica, manutenzione e gestione delle opere realizzate, controllo degli usi privati, repressione degli abusi, recupero delle aree e degli immobili demaniali e pubblici, intercettazione delle spinte provenienti da interessi legittimi di stakeholders e, finalmente, formazione, informazione, coinvolgimento della cittadinanza.


Per ora non si vedono molti di questi ingredienti essenziali; piuttosto si ravvisa il consueto trincerarsi dei soggetti pubblici beneficiari dei finanziamenti all’interno delle proprie dimensioni amministrative e tecniche, con il prevedibile risultato della frammentazione degli interventi in una miriade di azioni unilaterali, scollegate e perciò incapaci di produrre una vera riqualificazione del territorio.
Ma c’è ancora tempo. Che va speso creando forme nuove ed efficaci di collaborazione tra gli Enti interessati al contratto, irrobustendo le strutture di controllo, a partire dalla polizia idraulica, individuando soggetti affidabili di gestione delle opere, garantendo la disponibilità di risorse correnti per la loro manutenzione, aprendo i cantieri alla cittadinanza e alle scuole per trasformarli in laboratori di formazione e sensibilizzazione.
È assai suggestivo pensare che l’attuazione del CIS masterplan si ispiri a quell’idea di ‘rammendo’ lanciata dal senatore a vita e grande architetto Renzo Piano. È nell’idea di ‘rammendo’ che si condensano il recupero dell’efficienza idraulica e della qualità ambientale del sistema delle acque naturali e artificiali, superficiali e sotterranee, l’apertura di spazi di agricoltura ambientalmente sostenibile, il recupero di spazi e strutture pubbliche abbandonate da decenni come delle preesistenze storiche della cultura e della tradizione di Terra di Lavoro, la ricostituzione di spazi di foresta in luoghi tradizionalmente a ciò deputati.
Ma in mancanza degli ingredienti di cui dicevo (spesa pubblica, gestione, manutenzione, monitoraggio, coinvolgimento del pubblico, informazione e formazione) il ‘rammendo’ diventa inevitabilmente ‘rattoppo’, che è tutt’altra cosa e assai meno entusiasmante.
Coraggio allora, siamo ancora in tempo.

Alfonso De Nardo

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PASQUALE IORIO

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L’ARTICOLO SUL CONVEGNO CON L’INTRODUZIONE DI GIANFRANCO NAPPI https://www.infinitimondi.eu/2024/04/19/regi-lagni-evitare-linabissamento-di-un-progetto-ambizioso-e-necessario-per-lo-sviluppo-e-per-la-lotta-ai-cambiamenti-climatici-urgentissima-una-correzione-di-rotta-aperto-losservatorio-parteci/



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