L’interlocuzione proposta dalla redazione di Infiniti Mondi con A. Bassolino per la sua candidatura a Sindaco di Napoli è certamente un fattore positivo e di grande interesse per chi ha a cuore le sorti dell’area metropolitana di Napoli. Un’area caratterizzata da un’elevata densità abitativa ma limitata nella sua estensione territoriale , con tutti i problemi che questa contraddizione comporta. Il documento redazionale elenca i problemi che il nuovo sindaco dovrà affrontare dopo la sua elezione, dando enfasi a quello della partecipazione sociale basata su aggregazioni larghe e civiche.
Che la partecipazione popolare sia un fattore fondamentale per uno sviluppo partecipato e inclusivo è cosa oramai acclarata nella teoria e pratica dello sviluppo economico-sociale. Il problema non è più quello di affermarlo in linea di principio, bensì di dove, come e con chi costruirlo. Le trasformazioni strutturali intervenute nel modello produttivo hanno disperso le aggregazioni di lavoratori dipendenti togliendo alla sinistra il referente sociale delle sue politiche, mentre l’aumento delle diseguaglianze nella distribuzione dei redditi e della rendita urbana, hanno prodotto una progressiva emarginazione degli strati più deboli della popolazione urbana verso aree periferiche. Stessa cosa è avvenuta per le piccole e medie imprese manifatturiere, di cui una parte non trascurabile ricorre a strategie illegali di contenimento dei costi di produzione e gestione, ricorrendo ad evasione fiscale e contributiva alimentando l’utilizzo di lavoro irregolare, fino a smaltire i rifiuti industriali bruciandoli all’aria aperta. Il risultato è quello di un’area metropolitana congestionata ed inquinata, luogo di emarginazione e carente di servizi alla popolazione.


Il progressivo allontanamento dei partiti politici dalle problematiche e dalla tutela degli strati più deboli della popolazione, ha portato ad una perdita di consenso popolare proprio in queste aree, rafforzandosi invece nelle aree urbane centrali. Nelle ultime elezioni il Pd fa il pieno di voti nei quartieri di Chiaia-Posillipo e Vomero, ma perde consensi nelle aree periferiche, anche in quelle, come S. Giovanni-Barra, storicamente roccaforti di consenso per il vecchio PCI.
Le associazioni civiche sorte nella cinta urbana di Napoli, non considerando quelle classificabili come operazioni di puro trasformismo politico, sono prevalentemente composte da professionisti, docenti universitari, magistrati, figure che sicuramente danno e daranno preziosi contributi di analisi sui progetti di sviluppo e rigenerazione urbana, ma rappresentano un’élite che non risolve il problema della partecipazione degli strati che maggiormente stanno subendo gli effetti della crisi.
Vito Nocera, nel suo ultimo libro “Senza Classe” ha evidenziato come la perdita del referente sociale della classe operaia e il diffondersi di forme di precariato e sfruttamento lavorativo abbiano portato ad un indebolimento ad un’involuzione della sinistra istituzionale, incapace di leggere questa nuova composizione sociale, cui aggiungerei anche il ruolo di lobby e correnti di potere che ne hanno deformato la natura. Nocera propone una ripresa del vecchio metodo dell’inchiesta per capire e afferrare le nuove coordinate della metamorfosi del lavoro. Un compito complesso perché composto di lavoro materiale e immateriale, cognitivo e migrante, che ha messo capo ad una figura sfuggente e mobile di ”operaio sociale”.
Credo che questo invito vada raccolto dalle forze sane della sinistra, solo che vada colto nella sua presenza territoriale, perché oggi è il territorio stesso che è divenuto un fattore produttivo. G. Becattini, il teorico dei Distretti industriali in un dialogo con A. Magnaghi, fondatore della Società dei Territorialisti, hanno proposto il passaggio dalla ricerca di una “coscienza di classe”, ormai esauritasi con la fine del modello fordista, ad una “coscienza di luogo”, in cui il luogo per Becattini è un addensamento di coralità produttiva calda e civile, mentre per Magnaghi è un territorio identitario che si modifica nel tempo ed in cui vanno ricostruite relazioni e proporzioni tra ambiente fisico costruito ed antropico.
Per realizzare un tale progetto di ricomposizione territoriale, c’è bisogno di partecipazione delle popolazioni locali, per la diffusione di cultura civica, di rispetto e cura per l’ambiente, di tutela del lavoro precario e degli invisibili. Anche questa è un’opera non semplice perché fondata su una presenza territoriale che stimoli la partecipazione degli emarginati e invisibili. Credo che questa sia la forma di partecipazione sociale che può avviare tutela ambientale e delle nuove forme di lavoro, nonché fornire all’istituzione della Città Metropolitana informazioni e indirizzi per una progettazione partecipata dello sviluppo locale.

Achille Flora

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LA DISCUSSIONE E GLI INTERVENTI SIN QUI PUBBLICATI

IL DOCUMENTO BASE https://www.infinitimondi.eu/2021/04/09/napoli-fino-in-fondo-un-contributo-verso-la-prova-delle-prossime-comunali-a-napoli-e-per-un-confronto-con-antonio-bassolino/

OSVALDO CAMMAROTA https://www.infinitimondi.eu/2021/04/10/napoli-fino-in-fondo-1-croci-e-delizie-della-partecipazione-da-osvaldo-cammarota/

PASQUALE TRAMMACCO https://www.infinitimondi.eu/2021/04/12/napoli-fino-in-fondo-2-il-punto-di-vista-di-pasquale-trammacco-nella-dimensione-civica-una-risposta-alla-crisi-verticale-dei-partiti/

ROBERTA CALBI https://www.infinitimondi.eu/2021/04/14/napoli-fino-in-fondo-3-partecipazione-in-spirito-di-fraternita-fino-in-fondo-e-poi-ricordo-quel-sogno-che-feci-su-bassolino/

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Foto in evidenza. Napoli 1963. Diffusione dell’edizione straordinaria dell’Unità per le Elezioni Politiche.

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