Terre Avvelenate S.p.A.
Beatrice Peruffo
Crimini ambientali
Linea edizioni Padova
2023
Pag. 212 euro 16
Senegal, Italia, Slovenia e non solo. Ultimi decenni. A Mbeubeuss, periferia di
Dakar, si trova la discarica più vasta d’Africa. Momo Mamadou ha otto anni e
vorrebbe diventare un recuperatore, raccoglitore specializzato che guadagna ed è utile
alla famiglia. Il padre medico Diallo è stato costretto a partire e la sorellina si sta
ammalando gravemente, crescono nuove innaturali malattie. Quando Fatima muore,
viene invitato dalla madre Mbaye a salvarsi, va in Italia con un’associazione
umanitaria, verso due coniugi veneti che lo adottano, Luisa e Lucio Gabrielli. Lo
ritroviamo poco più di dieci anni dopo al Ghetto di Borgo Nuovo in Puglia, che vuole
laurearsi in Agraria con una tesi sulle cosiddette “Terre Avvelenate S.p.A.”, titolo
del nuovo bel romanzo green noir della sarda Beatrice Peruffo (Arborea, 1964), da
tempo insegnante di Scienze Naturali in un liceo di Vicenza, capace mirabilmente di
fare il punto su crimini ambientali (plastiche, pesticidi) connessi al traffico di droghe.
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Chi dice e chi tace
Chiara Valerio
Romanzo
Sellerio Palermo
2024
Pag. 279 euro 15
Scauri, Latina, Lazio. Un ottobre di metà anni Novanta. La 40enne Lea Russo
trascorre un fine settimana spensierato a Ponza, arrivando in traghetto da
Formia con il marito 42enne Luigi (insegnante di fisica e matematica, di
formazione Pci) e le due figlie Silvia e Giulia, nella casa dell’amica Alba dalla
quale si vede il porto. Fa l’avvocato nella piccola Scauri e il successivo lunedì la
segretaria le passa la telefonata di Mara Amadasi, che vuole comunicarle la
morte domenica mattina della 64enne Vittoria Basile, un incidente nella vasca
da bagno: “so che le piacevi, e che lei piaceva a te”. Il funerale è previsto per
mercoledì e Lea non riesce più a concentrarsi sul lavoro, nonostante l’artigiano
di ferramenta e sua moglie le presentino il caso di una possibile denuncia dopo
che il loro figlio minorenne ha avuto la peggio in una rissa. Nei primi anni
Settanta la seduttiva (naturale) quarantenne Vittoria e la bella diciottenne
Mara erano arrivate in paese, non si capiva bene quale legame avessero
(un’adozione, un rapimento, una fuga, chissà), né le attività e i legami
precedenti dell’affascinante Vittoria, accogliente ed evasiva. Vittoria aveva
cominciato a lavorare in farmacia, Mara aveva aperto una pensione e una
toletta per cani e gatti, la loro casa era sempre aperta. Ma come fa una
nuotatrice provetta, una che si tuffa a mare d’inverno e d’estate, a morire
affogata a casa sua? Lea vuole capire come e perché può essere accaduto
l’irreparabile, soprattutto comprendere meglio chi era davvero Vittoria e se era
malata. Subito conosce l’ex marito Giorgio Pontecorvo d’Aquino (si erano
sposati nel 1954), un potente anziano avvocato che la contatta per il caso dei
pugni fra i ragazzi. Inizia così a ricostruire la biografia di quella donna affabile
e poco ciarliera, di cui si era forse addirittura invaghita.
La bravissima scrittrice (di formazione matematica e scientifica) Chiara Valerio
(Scauri, 1978) narra il borgo natio negli anni della propria adolescenza, con
cura letteraria, stile impeccabile e incedere originale. Né un noir misterioso, né
esattamente un romanzo di formazione, la storia di varie relazioni affettive, più
o meno familiari, più o meno segrete, più o meno etero e omo, innanzitutto
quelle degli sposati Lea e Luigi e delle amanti Vittoria e Mara (di cui pochissimi
sapevano), la seconda attraverso un’investigazione biografica a ritroso nel
tempo, anche a Roma. La narrazione è in prima persona al passato. Il titolo
sottolinea un carattere peculiare della Vittoria frequentata, che parlava poco,
l’entusiasta timidezza di chi viene precedentemente da case con libri e tanti
viaggi, da ricevimenti e chiacchiere, l’istinto acquisito di non dire (più) molto e
di non parlare (più) di sé stessi. A fronte anche delle continue imprecise
chiacchiere che strabordano nelle piccole comunità di paese, seimila residenti
nei mesi invernali e quasi centomila d’estate. Saggiamente tanti “forse” nel
romanzo, l’indagine prosegue sempre e progressivamente la probabile verità
emerge. Lì nessun personaggio è di contorno, certo non padre Michele o gli
amici del circolo ferrovieri (con Gino e Mimmo). Pare che quello che rovina le
famiglie è l’incapacità di accettare che quelli che ami cambino. La sfuggente
Vittoria era esperta di piante e botanica (qualcosa impariamo anche noi), gran
giocatrice di poker e briscola (capace anche di perdere se serviva) e bevitrice
di Kir royale (adottato poi dai locali bar). Non si disdegnano vini, grappe e gin
tonic. In auto i coniugi canticchiano Battiato.
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Il più crudele dei mesi. Le indagini del commissario Armand Gamache
Louise Penny
Traduzione di Alessandra Montrucchio e Carla Palmieri
Noir
Einaudi Torino
2024 (orig. 2007 The Cruelles Month)
Pag. 524 euro 17
Three Pines, Québec rurale. Primavera. Durante la seduta spiritica con una sensitiva
in una vecchia casa “maledetta” un partecipante muore (di crepacuore?). Arriva sul
posto il sagace commissario Gamache e affronta varie relative torbide vicende. La
giornalista, conduttrice radiofonica e grande pluripremiata scrittrice canadese Louise
Penny (Toronto, 1958) è giunta a diciotto romanzi della mitica serie; la prima
avventura uscì nel 2005, poi un romanzo ogni anno; circa la metà sono già tradotti in
italiano; iniziò Piemme nel 2013, poi sempre Einaudi dal 2017 in avanti. “Il più
crudele dei mesi” è il terzo bel romanzo della serie, utilmente vengono alternati
nuovi e vecchi non ancora tradotti. Le narrazioni sono sempre in terza varia. Il
protagonista indiscusso è il tenace sensibile ispettore capo della Sûreté du Québec,
madrelingua francese, per l’inglese un accento britannico (studente di storia a
Cambridge), d’animo nobile e calmo per pesanti esperienze, gentile per convinzione.
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Con Valerio Calzolaio apriamo un ciclo di INCONTRI CON GLI AUTORI promosso insieme da Infinitimondi e SUDD. Il 18 aprile a Napoli. Un bel primo incontro.