Abbiamo ‘carpito’ dalla pagina social di Vito Nocera questo Augurio al Maestro Roberto De Simone che ci piace rilanciare qui.


Altri oggi faranno di lui la storia artistica completa.
Ci racconteranno della Gatta Cenerentola (salvo poi disinteressarsi dei costumi dell’opera custoditi con cura da Mariano Bauduin che fa da anni a cazzotti col Comune di Napoli per uno spazio adeguato dove tenerli).

O del Socrate Immaginario e della fondazione della Nuova Compagnia di Canto Popolare.
O delle tante opere liriche – Mozart, Verdi, Pergolesi – curate nei maggiori teatri del mondo.
A me solo il dovere e il piacere di ricordarne aspetti che ho avuto modo di vedere e capire da vicino.
Anche per il privilegio che per anni mi ha concesso di conoscerlo bene e frequentarlo.
Lo immagino ora, il Maestro, nella sua grande e antica casa a Foria.
Lì ti sembra di stare nella storia.
il vecchio pianoforte, le pareti con quei dipinti di figure esoteriche ed oscure, gli spartiti sparsi e lui nella sua vestaglia, piu’ per praticita’ che per aristocrazia.
Ha ricercato per una vita, ripulendo paziente la lingua napoletana dalle tossine borghesi e pseudopopolari – direbbe lui eduardiane – restituendo cultura limpida in cui si mescola il popolare piu’ autentico e profondo con il colto.
De Simone – come si sa – ha scritto, inventato e diretto molto.
Il suo vero genio pero’ sta nella ricerca orale compiuta sul campo.
Intercettando la magia popolare, insieme pagana e cristiana.
Per le strade, nei vicoli, tra i lamenti di gente che accompagnava defunti o celebrava madonne e santi.
A Madonna dell’Arco o a piazza Vergini.
Come quando, unitamente a Mariano Bauduin, raccoglie la lunga testimonianza di Ciro, l’unico superstite dell’esplosione alla Flobert di S. Anastasia.
Tragedia su cui immediata nacque, dolente e militante, la splendida nenia dei Zezi.
L’eccezionale nastro registrato di questa testimonianza lo abbiamo diffuso di recente in rete in occasione della presentazione del mio “Senza Classe” a Pomigliano D’arco.
Da un po’ Roberto rifiuta ogni accomodamento con la politica ufficiale e con le istituzioni.
Per anni sono stato il suo unico tentativo di mediazione con un mondo rispetto a cui e’ diventato sempre piu’ avverso.


Un mondo politico – istituzionale che via via smarriva sempre di piu’ la sensibilita’ – anche culturale – per confrontarsi e davvero in modo non formale comprendere il suo genio.
Di contro, invece, il Maestro e’ stato disponibile e capace sempre, nella societa,’ a dialogare con chiunque.
Giovani cronisti, artisti e ricercatori.
A consegnare ricordi generosi e appassionati di figure di importanti innovatori come Gennaro Vitiello.
O a parlare e insegnare, con semplicita’ e tenerezza, a giovani leve nei teatri di provincia.
Come in questa fotografia di qualche anno fa insieme a mio figlio Giulio.
Come ha scritto il bravissimo Marco Ciriello, Roberto De Simone dovremmo conservarlo con delicatezza in una teca.
In mezzo ad una intellettualita’ perduta nella fiction.
Proteggerlo come un diamante prezioso.
Come un bellissimo fiore profumato e raro.
Auguri Roberto, auguri Maestro nostro.

Vito Nocera

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