di Gianfranco Nappi

Fa davvero impressione questo silenzio sul pericolo di guerra, di questo si tratta, che si va delineando nei fatti nel cuore dell’Europa con Russia e Ucraina: oltre 100.000 soldati russi al confine con uno schieramento di mezzi di guerra enorme, mentre si allertano quelli occidentali e si inviano armi e sistemi militari all’Ucraina.

E quando non è silenzio scattano i riflessi condizionati di un neoatlantismo fuori dal tempo.

Addirittura ci siamo permessi il lusso di disertare con il nostro Ministro degli Esteri la riunione dei Ministri Nato.

Ma l’Italia che dice? Che dicono le sue forze politiche’ E l’Europa?

Certo Putin è quel che è. Si muove con una logica di potenza fuori dai suoi confini e con la sostanza di un regime autoritario al loro interno, non troppo mascherata dai ricorsi a libere elezioni: peraltro ,se non ricordiamo male, da noi era il leghista mangiatore di migranti che ne era particolarmente amico oltre al suo sodale di Arcore…

Quindi la Russia non ha alcuna giustificazione nel fare quel che sta facendo e nel minacciare ciò che si teme voglia fare: invadere l’Ucraina e, come minimo, normalizzarne in termini filorussi la sua guida. Una follia di questo tempo in cui ritorna con forza la corsa agli armamenti, in cui cresce il clima di competizione armata tra Usa, Russia e Cina, e in cui accesa una miccia nessuno sa dove essa possa condurre.

Ma al tempo stesso come si fa a non vedere la miopia di una politica estera USA e di buona parte dei paesi europei oltrechè della stessa Nato? Se si coltiva l’idea di allargare a dismisura i confini dell’Alleanza Atlantica, se si pensa di incuneare nel cuore della Russia una presenza militare e sistemi d’arma convenzionali e nucleari che posso essere ben percepiti come una minaccia, ma certo che una reazione bisognerà pur aspettarsela.

Non sono i confini dell’Alleanza Atlantica che occorrerebbe ampliare.

Bisognerebbe invece allargare la capacità politica dell’Europa di pensarsi come nuovo spazio geopolitico globale, capace di costruire dialogo e relazione sempre più positiva in tutta l’area che va dall’Atlantico agli Urali, come gridava il movimento pacifista che negli anni ’80 si batteva contro gli euromissili e per il superamento dei blocchi.

E bisognerebbe ripensare la stessa funzione dell’Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza Europea, silente in questo caso: 57 paesi, proprio tutta l’Europa dal Portogallo alla Russia, dall’Atlantico, compresi gli USA, al Pacifico. A chi se non a OCSE, e ONU, affidare il confronto per la soluzione delle controversie che nascono sul suolo europeo? E non era questo lo spirito che portò nel 1975 alla sua istituzione come portato positivo degli accordi di pace e distensione di Helsinki tra USA e URSS, uno dei frutti più importanti di quella Ospolitik che un uomo di Stato e di sinistra come Willy Brandt con particolare tenacia perseguiva in quegli anni?

Se invece tutto si riduce a economia e mercato, tutto si trasforma in competizione sregolata e si snatura: e l’Europa e l’OCSE oggi sanno troppo di economia e mercato.

E allora da qui occorre ripartire e da quel ruolo dell’Europa che solo essa può rivendicare.

Il tempo stringe però. Occorre saperlo e vederlo.

E certo non aiuta nel nostro Paese che, giunti al momento che da sette anni si sapeva sarebbe arrivato grosso modo proprio in questi giorni, i partiti tutti , e quelli del centrosinistra massimamente, e tutto il governo, fatto questo anomalo, siano impegnati nell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica sembrerebbe senza molte idee, molto impreparati e sempre più prigionieri delle loro molteplici e spesso contraddittorie tattiche, mosse e aspirazioni individualistiche.

*L’immagine in evidenza è tratta da Wikipedia

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1 commento

  1. Questa volta non ci può essere un equilibrio nel prendere posizione perchè -giusto o sbagliuato che sia- c’è un paese che attua una sua iniziativa militare DENTRO i propri confini a fronte di un’alleanza militare che si espande senza ragion d’essere ed in barba ai più elementari principi della salvaguardia della pace. Putin non è un idolo da imitare ma questa volta il comportamento guerrafondaio è tutto sulle spalle di Usa, Nato e cancellerie europee , succubi di una politica decisa da oltreoceano. E nessuno si preoccupa di chiedersi come mai l’Onu è stato messo in condizione di “non nuocere”?

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