Su Il Mattino e su La Repubblica nei giorni scorsi sono intervenuti con due riflessioni molto dettagliate il giudice Raffaele Cantone e Roberto Saviano per affrontare i possibili raccordi tra coronavirus e mafie. In particolare Cantone si interroga sul futuro e sulle ricadute economiche e sociali, ai rischi che si potranno aprire in quei settori di piccole imprese e di artigianato dove prevale il lavoro nero, con particolare riferimento alle zone dei quartieri e dell’area metropolitana di Napoli. Ma a ben vedere tali problemi si pongono con la stessa intensa drammaticità anche in alcuni contesti del nostro territorio.
A sua volta Saviano ha descritto il modo attraverso cui le mafie e la camorra cercano di trarre profitto nelle varie attività che più sono soggette a trasformazioni ed interventi di tipo straordinario in questa fase di emergenza sanitaria, in alcune delle quali i clan già sono ben inseriti a livello locale, nazionale e mondiale. E porta l’esempi storico riferito alla devastante epidemia del colera ed ai suoi effetti, soprattutto a Napoli.
Nel suo intervento fa un riferimento agli aspetti del tutto nuovi, al fatto cioè che stavolta la camorra “si dovrà relazionare con l’isolamento, con il non-movimento delle persone, con l’immobilità (fino alla chiusura delle imprese)”. E si pone la domanda, su cui dobbiamo riflettere tutti: “Non è se di questo sapranno approfittare, ma come(sono parole sue)”, a partire dalle lunghe code che già si vanno formando nei supermercati, dalle difficoltà a fare la spesa on line e di trovare medicinali necessari, fino alla perdita del lavoro che sta interessando il settore della ristorazione, del turismo e del commercio in zone già fortemente segnate dalla disoccupazione (soprattutto giovanile). Come avviene nelle nostre realtà.
A conclusione della sua analisi, che ha evidenti connessione con quella di Cantone, Saviano ci mette in guardia e ci invita a riflettere sulle grandi novità che dovremo affrontare nella fase di fuoriuscita e di ripresa dal contagio, di considerare e di osservare i cambiamenti in atto per poter uscire dall’emergenza con nuove prospettive di speranza e di innovazione, di ripresa produttiva e di sviluppo locale. E conclude il suo intervento con queste efficaci considerazioni: “ Esattamente in contemporanea con l’epidemia, si stanno muovendo anche profitti ed interessi criminali: conoscerli e contrastarli fa parte della nostra sopravvivenza”.
Bisogna cominciare a ragionare e verificare su come queste novità possono inserirsi anche nel nostro tessuto sociale e produttivo, soprattutto in quelle aree dove l’economia criminale già si sta riorganizzando ed ammodernando.

E’ il caso che il FTS Casertano, le associazioni sindacali e datoriali, a partire da quelle in prima fila nella lotta per la legalità democratica come Libera, comincino ad avviare una attenta analisi e riflessione sul tema: le mafie al tempo del virus, come individuarle e come combatterle con efficacia.
Pasquale Iorio

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