Un’ultim’ora ANSA della serata del 26 agosto da’ la misura del confronto interno al PD:: sembra ora che dopo l’incontro tra gli onorevoli Marco Sarracino e Sandro Ruotolo con la Segretaria Elly Schlein sia tramontata l’ipotesi di una candidatura alternativa per la Segreteria regionale a quella del De Luca giovane ( cuore dell’accordo tra Segretaria nazionale e Presidente Uscente della Regione Campania ), e si sia acquisito che invece un rappresentante dell’area politica della Segretaria sarà eletto al convocando Congresso Provinciale, strappato con impegno solenne all’Uscente.

Tanto rumore per nulla….E tutto finì a tarallucci e vino….Ma, signori miei, perché sorprendersi? Il PD questo è. e diversa cosa non può essere. Prima ce se ne rende conto e prima si pone rimedio; forse siamo monotoni su questo, ma non si sfugge alla realtà.

Si fa invece ricco il confronto nel dibattito aperto da Infinitimondi con la riflessione di Gianfranco Nappi ( https://www.infinitimondi.eu/2025/08/24/note-a-margine-40-tra-lo-scilla-del-non-voto-e-il-cariddi-del-turarsi-il-naso-ce-unaltra-strada-in-campania-riflessioni-non-richieste-per-una-possibile-via-duscita/ ), e una prima interlocuzione del Segretario regionale di SI-AVS Tonino Scala ( https://www.infinitimondi.eu/2025/08/26/oltre-scilla-e-cariddi-proviamoci-limportante-intervento-di-tonino-scala-segretario-regionale-di-sinistra-italiana-alleanza-verdi-sinistra-della-campania/ ), pubblichiamo oggi gli interventi di ALFONSO GIANNI Direttore della rivista Alternative per il Socialismo, molto importante perchè colloca la riflessione sulla Campania in un contesto di carattere nazionale; di ROBERTO ORATINO esponente di RINASCITA Pomigliano d’Arco ; di FORTUNA IANNONE, Architetto e di PASQUALE STRAZZULLO, Docente universitario e tra i fondatori del Movimento RIGENERA CAMPANIA

PER UN PERCORSO COSTITUTIVO DI NUOVA CULTURA , PRATICA E SOGGETTIVITA’ POLITICA A SINISTRA

di Alfonso Gianni

L’articolo di Gianfranco è molto interessante. Rispetto alle due opzioni che egli pone, la prima osservazione che mi viene da fare è che l’una non esclude l’altra. Tuttavia visto che stiamo ragionando di scelte politiche e non accademiche, la questione delle priorità e dei tempi diventa determinante. Per questo io sarei per lavorare da subito sulla seconda opzione. Farei questa scelta partendo dal presupposto – che qui esprimo solo in poche parole – che una sinistra diffusa, fatta di tante cose: associazioni di scopo, di lotte specifiche di tipo economico ed ecologico, aggregazioni contro la guerra, aggregazioni di tipo politico ma non partitico locali ecc, già esiste nei territori (e non mi riferisco solo alla Campania). Solo che si tratta di una sinistra acefala. Il processo che sarebbe urgente innestare – anzi siamo in grande ritardo anche rispetto alle nostre potenzialità – è proprio quello costituente di un nuovo soggetto politico di sinistra. Si può partire da quello che già c’è sul campo. Gianfranco propone sia Avs, ma a condizione che quel soggetto, come altri, accetti di mettere in discussione se stesso, non pensi ad una logica espansiva di sè medesimo, sia consapevole che se il processo è costituente non se ne possono predisporre in anticipo, cioè all’inizio del percorso, i caratteri del soggetto che verrà costituito. Questa è la scelta che ho sostenuto nel passaggio da Prc a Sel, ma che è stata sconfitta. L’attuale gruppo dirigente di Avs – i miei contatti personali si limitano a Fratoianni e a De Cristofaro, sono ottimi ma da questo punto di vista improduttivi – è preso da una logica coalizionista dettata dalle forme della legge elettorale. La loro scelta rimane quella di fare la sinistra di un centrosinistra rinnovato o sperando di rinnovarlo. Non nascondo che ciò porta loro vantaggi: la elezione di diversi aderenti dal parlamento europeo a quello nazionale, dai consigli regionali a quelli comunali. E ciò permette, anche economicamente, ad Avs di restare in piedi. Per cui è difficile averli sul versante di un processo costituente come l’ho sommariamente descritto. Anzi in diversi colloqui finora lo hanno escluso esplicitamente.

Tuttavia la situazione potrebbe cambiare, visto che quanto sta accadendo nel mondo costituisce proprio un cambiamento di fase rispetto a quella della globalizzazione montante. Non si tratta solo di difendersi da una ondata reazionaria che sembra travolgere le stesse strutture su cui il finanzcapitalismo aveva costruito la sua forza globale, ma di rispondere a domande di fondo. Resistere è già molto – sia chiaro – ma che idee mettiamo in campo per fare rinascere l’esigenza di una nuova società su cui costruire strategie politiche di difesa e di attacco? Questo mi sembra il grande interrogativo cui rispondere, Nessuno può farlo da solo, sia esso persona (geniale) sia esso soggettino politico, per questo è necessario un processo costituente, che guardi anche a esperienze in altri paesi, ovvero ai vari tentativi di dare vita a una sinistra del XXI secolo (per usare una formula diffusa). Per questo è importante che varie riviste o luoghi di pensiero che condividono questa esigenza, prioritaria rispetto alle scelte elettorali, stringano tra loro un rapporto dialettico di confronto e di possibile convergenza.

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CORAGGIO, DETERMINAZIONE E INVENTIVA PER UN PERCORSO POLITICO DI ALTO PROFILO. E’ POSSIBILE?

di Roberto Oratino

In questo momento sono sconsolato e pessimista.
La costruzione della coalizione cd. “del campo largo” per le prossime elezioni regionali in Campania mi appare come naturale conseguenza del decadimento e involuzione della funzione della Politica, della crisi del nostro sistema di rappresentanza democratica (d’altronde è questo che, in molti, rimarchiamo da qualche anno).
La colloco nel solco del peggior “politichese” praticato da “politicanti”.
E ciò, se possibile, diventa ancora più grave se si tiene conto che a questo appuntamento elettorale, oltre all’aspirazione del governo dell’ente territoriale, si assegna anche il valore di una verifica sulla potenziale attrazione dell’alleanza in vista del decisivo appuntamento di elezioni generali nel 2027 (tra settembre e novembre prossimi andranno al voto 6 regioni).
Manca tutto: analisi, visione, valori ed ideali, programma, partecipazione, classe dirigente autorevole e capace….
Allo stato, penso anche io che sia alto il rischio di alimentare l’astensione o, nel migliore dei casi, di votare “turandosi il naso” (prospettiva a cui, francamente, mi ribello)
Per tale aspetto, l’analisi di Nappi è condivisa e, preso atto del contesto, fa bene a porre il problema sul che fare?
Su tale aspetto mi sento coinvolto quale umile militante politico, prima che come cittadino.
Credo sia doveroso, un esercizio di alta responsabilità etica e politica, provare a ragionare su possibili alternative a quello che appare un ineluttabile destino.
Va dato atto che Nappi prova ad offrire una proposta politica e strategica che va in questa direzione.
Ma tra il dire e il fare…..
Non voglio illudermi perché so bene, o almeno immagino, cosa significhi quello che lui definisce una “Alleanza esplicita per l’Alternativa”: ci vuole un ragionamento di alto profilo, ampio e organico, l’individuazione di obiettivi programmatici condivisi e coerenti con i valori e gli ideali di cui vogliamo farci interpreti, una classe dirigente nuova e preparata che sia capace di rappresentare istanze, bisogni e aspirazioni dei cittadini, specie quelli più deboli socialmente ed economicamente.
Ci vuole coraggio, determinazione e inedita inventiva nell’aprire alla società civile e politica per favorire partecipazione ed inclusione democratica.
Bisogna sapere che l’ambizioso obiettivo è raggiungibile nel medio termine e solo se si “fatica” e ci si “organizza” con costanza e convinzione.
Tutto questo mi stimola, ma la sola personale esperienza di militanza politica (anche quella più recente) mi rende consapevole delle enormi difficoltà che questo percorso presenta e dei gravi rischi di un suo fallimento.
Ma tant’è.
Gramscianamente, il mio sforzo è quello di superare il “pessimismo della ragione” e farmi conquistare “dall’ottimismo della volontà”.

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PASSARE DAI SOCIAL AL CONFRONTO DIRETTO E PARTECIPATO.

di Fortuna Iannone

Sembrerà banale ma queste riflessioni potrebbero rappresentare un punto di partenza fondamentale per sciogliere anche il nodo su quel “che fare” più volte citato.

Per raggiungere lo scopo potrebbe essere utile andare oltre i social, da utilizzare solo come trasmissione e non più come sede di confronto.

Perché tutto quando esposto dovrebbe essere affrontato nelle sedi di partito, laddove esistono ancora, nelle sedi di associazioni, avendo cura di spingere ad aprire il confronto nei territori di pertinenza, con incontri pubblici aperti ben pubblicizzati, al fine di stimolare l’interesse delle personale comuni a partecipare.

Se in questo breve tempo che resta si riuscirà a stimolare la partecipazione attiva, facendo crescere il confronto nei territori, definendo il fronte comune da condurre in maniera compartecipata, forse si riuscirebbe anche ad accertare di avere avanti una strada aperta.

Insomma provarci è necessario, ma bisogna farlo in fretta.

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IMORTANTE LA PRIMA RISPOSTA DI AVS. MA SI MISURA SU UNA INVERSIONE DI TENDENZA RADICALE E PREGIUDIZIALE RISPETTO ALLE POLITICHE SIN QUI ESPRESSE DALLA REGIONE SU AMBIENTE E GOVERNO DEL TERRITORIO?

di Pasquale Strazzullo

L’intervento del Segretario di Sinistra Italiana-AVS è ovviamente molto positivo e viene incontro alle aspettative del Movimento RIGENERA, con particolare riferimento alla proposta di Gianfranco Nappi. I temi su cui confrontarsi con un approccio che proceda dal basso verso l’alto e non viceversa, raccogliendo le istanze dei cittadini, sono peraltro quelli stessi su cui il Movimento discute da circa due anni. Non c’è dubbio che il confronto con le forze politiche disponibili, a partire da SI-AVS debba essere coltivato il più possibile. Nel suo intervento però il Segretario regionale, anche comprensibilmente da un certo punto di vista, non fa alcun cenno (nè diretto nè, mi pare, neppure indiretto) al gigantesco problema concreto ed URGENTE che abbiamo di fronte in questo preciso momento: gli accordi interni al PD circa l’affidamento della segreteria regionale di quel partito a Piero De Luca e le pretese del presidente uscente sulla formazione e composizione delle liste elettorali e su una serie di decisioni chiave per la Campania che coinvolgono le nuove opere edilizie di molto dubbia utilità da lui vigorosamente promosse, la conseguente nuova occupazione di suolo, la gestione di beni pubblici (in primis l’approvvigionamento idrico), ecc..

Credo che siamo tutti convinti che, se queste decisioni non vengono invece tolte dalla disponibilità dei De Luca e dei loro consociati, nessun passo costruttivo potrà essere fatto verso un reale miglioramento e progresso della situazione campana. E dunque mi sembra che, al di là dei buoni propositi e della rinnovata disponibilità al confronto, sia vitale in questo momento comprendere, insieme appunto alle forze politiche disponibili, cosa può essere fatto nel merito di quanto sopra. E’ ovvio che nè SI-AVS nè lo stesso M5S possano decidere il segretario regionale del PD o direttamente interferire con la composizione delle liste elettorali di quel partito. Tuttavia, essi potrebbero, credo, porre delle precise condizioni per la loro partecipazione all’alleanza elettorale di sinistra: in altri termini, “voi, PD, siete liberi di fare le vostre scelte al vostro interno, ma, qualora le vostre scelte fossero di un certo tipo, ci dispiace ma noi non ci saremo”. Fermo restando che un discorso di questo tipo potrebbe e dovrebbe farlo per primo il candidato Presidente (come ha fatto, mutatis mutandis, il candidato presidente della regione Puglia).

In conclusione: benissimo organizzare piazze di discussione e di confronto, ma, se si pensa nel frattempo di eludere prese di posizione necessarie ed urgenti, le discussioni e i confronti rischiano come sempre di rimanere infruttuosi.

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1 commento

  1. Oltre le sigle: quale sinistra per la Campania?
    La discussione aperta da Infinitimondi è ricca di spunti e ci consegna un dato importante: la necessità di ripensare la presenza della sinistra nei territori, superando le vecchie logiche del posizionamento elettorale.
    Dentro questa cornice, una eventuale candidatura sostenuta da AVS in Campania merita una riflessione sincera. AVS non può essere scambiata per ciò che non è: non è un partito strutturato, capace di garantire quotidianità, dibattito diffuso e radicamento. È una sigla che funziona come contenitore elettorale, capace di mobilitare periodicamente un elettorato di sinistra che poi, puntualmente, viene lasciato senza riferimenti.
    La storia recente lo dimostra: la crescita elettorale di AVS è avvenuta soprattutto attraverso candidature verdi. Ma in Consiglio regionale proprio quei rappresentanti non solo erano già presenti, ma hanno persino votato leggi urbanistiche con forti impatti ambientali, senza promuovere reali battaglie di contrasto né dare voce alle comunità locali.
    Questa contraddizione va detta con chiarezza: non basta tingersi di ambientalismo o richiamarsi alla sinistra europea se, nei fatti, si evita il conflitto con modelli di sviluppo sbagliati e devastanti.
    Eppure in Campania c’è chi su questi temi si è battuto davvero, con coerenza, sostenendo le proposte del gruppo Rigenera, dalla difesa dell’acqua pubblica alla lotta contro le speculazioni edilizie e di certo non era Avs. Una pratica politica che non nasce dal compromesso, ma da un principio costituzionale di partecipazione e di tutela dei beni comuni.
    La domanda, allora, non è se AVS debba o meno presentare un proprio candidato, ma se sia possibile costruire una sinistra nuova e credibile restando prigionieri delle vecchie liturgie dei “compagni storici”: figure che hanno smarrito ogni legame reale con il lavoro e con i conflitti sociali, conservando solo una narrativa novecentesca di sinistra.

    La strada da percorrere è un’altra: affiancarsi, sostenere e – perché no – partecipare a quelle esperienze che già oggi praticano confronto ed elaborazione collettiva, mettendo al centro territori, beni comuni e giustizia sociale.
    In questo senso, la chiave progressista più autentica si ritrova proprio dove si è avuto il coraggio di rinnovarsi davvero. Lo dimostra anche il M5S, che – dopo la fine della stagione legato a Di Maio e delle sue ambiguità – ha riscoperto la sua vocazione originaria .
    Se davvero vogliamo aprire un processo costituente della sinistra, bisogna ripartire dalle pratiche vive delle lotte e dai soggetti che già oggi garantiscono trasparenza e partecipazione.

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