8 marzo. Dovremmo essere felici, eppure io, ogni otto marzo, sono sempre un pò triste, per me e per le altre donne come me, ma anche per quelle che non mi somigliano per niente, sono triste e agitata , perché per una volta l’anno, mi soffermo, più intensamente, sulla nostra entità, sulla nosrta qualifica, sulla nostra essenza di donna, che deve combattere e vivere e mettere al mondo crescere i figli e donare alla propria famiglia, una parte di se con spirito di sacrificio ed amore, che nessuno mai gli riconoscerà, perché tutti presi dal proprio destino.
E cos’è questo amore, se non un donare agli altri tempo e dedizione, sacrificio e abnegazione per qualcosa che dovrebbe soddisfare la propria sfera affettiva e invece spesso, reclama amore non corrisposto e cos’è questo donarsi privandosi di se stessa, della propria carriera e della propria affermazione lavorativa se non un atto di grande amore che nessuno riconosce grazie ai mille pregiudizi che ancora si hanno sulle donne come noi , forti, intelligenti, volitive, impegnate,ragionevolmente belle , e involontariamente uniche , che riescono a gestire tutto tranne i sentimenti contrastanti a cui spesso vengono sottoposte, senza neanche accorgersene, cosi come scelte che spesso vanno contro qualsiasi logica umana e biologica.
Eppure, siamo sempre noi, con tutte le difficolta che si leggono nei nostri occhi, a portare avanti tutto e lo scindibile possibile, con sacrificio e dimenticandoci spesso di noi stesse.
Poi arriva un momento in cui i sogni si infrangono, la vita diventa pesante e anche le scelte sono più ponderate e meno precipitose ….la primavera arriva ed è quella che disegna la parabola discendente della vita e anche la mimosa assume un colore giallo ma diverso più ocra, che racchiude in quel pallino giallo, la rabbia di non aver cambiato nulla, di essere stata femminista, ma non fino in fondo, di non essere riuscita a cambiare la mentalità degli uomini, e fare fatica sul posto di lavoro per affermare le proprie competenze.
Le donne continuano a morire per mano di maschi impotenti e privi di scrupoli, e le società sono sempre più ottuse servitrici e violente e le donne non hanno posto alcuno in questo caos di sentimenti negativi, dove l’unica cosa è l’affermazione di se stessi.
Dove si colloca la donna con la sua volontà di affermare i propri principi e i propri sogni i propri diritti di donna autodeterminata, di moglie madre lavoratrice, di casalinga, che con la propria coscienza e volonta prova a cambiare la storia, ma la storia stenta a divenire e quindi tutte le lotte per l’aborto, per i consultori, per il divorzio, per gli asili nido, sembrano una mera chimera, contro questo governo conservatore e miseramente cristiano, che vede in una donna Presidente del Consiglio uno slogan come ‘Dio , padre famiglia’ lo slogan preferito, per prendere in giro gli italiani e tutte le donne che da sempre lottano per la propria emancipazione e indipendeza.
CI SARÀ MAI UN OTTO MARZO GIALLO COME IL SOLE e che scaldi il cuore di tutte le donne che amano se stesse e le altre donne e che finalmente libere potranno vivere una vita di diritti tale da non dover decidere se essere donne in carriera o mamme ma essere finalmente donne di una società alla pari, che non troverà più nessuna differenza tra uomo e donna se non per la loro costituzione biologica e niente più?
Un utopia, forse, ma gran bella illusione da coltivare per ogni donna ad ogni età, per non arrendersi mai e sognare una mimosa in fiore tutto l’anno.
Marialuisa Faella