Mi aveva colpito, su Repubblica odierna, la lettera agli studenti di Edimburgo di un per me sconosciuto Denis MacEoin tesa a controbattere l’affermazione che in Israele vigesse l’apartheid …

Ero rimasto sconcertato dell’incongruenza dello scritto rispetto al dibattito sul genocidio-non può essere definito che così- perpetrato dagli israeliani. Per capire qualcosa in più, c’è Internet e scopro che il Fatto Quotidiano aveva “pizzicato” Repubblica per essere l’autore morto nel 2011 e apprendo delle scuse di Repubblica solo “per non aver pubblicato la data” in quanto “i contenuti sono di una evidente attualità”. Per chi si sia persa la “chicca”, MacEoin afferma la superiorità incontestabile di Israele nel confronto con il regime teocratico iraniano e polemizza con gli studenti di Edimburgo che non lo “boicottino” …

A prescindere che la tesi è francamente risibile, come testimonia la esclusione degli arabi cittadini d’Israele dal servizio militare in quanto “inaffidabili” e quindi da tenere sotto tutela ed ai margini, verrebbe da dire ma “che ci azzecca?” …

I giovani “occidentali” sono in strada contro Israele non perché convinti che i terroristi di Hamas o gli ayatollah di Teheran siano migliori di Netanyahu e dei suoi alleati ultraortodossi ma perché ritengono inaccettabile uno Stato, che pianifichi una guerra di sterminio di una popolazione civile, e la vivono come rappresaglia.

E sono le cifre a legittimarne il giudizio e la conseguente parificazione di Israele ai nazisti. Hamas con l’esecrabile azione terroristica del 7 ottobre 2023 ha provocato la morte di 1223 civili israeliani, tra cui 364 militari oltre a circa 250 ostaggi, di cui circa 30 bambini. Affidata a Kappler, con 10 a 1, la “rappresaglia”, questa nuova Marzabotto si sarebbe dovuta fermare alla cifra di 14.730 vittime … mentre nei soli primi cinque mesi e mezzo di occupazione, secondo un rapporto ONU, le vittime sono più di 24.620 dall’inizio della guerra, di cui circa il 70% donne o bambini. Kappler sovrabbondò alle Fosse Ardeatine con 15 fucilati in più; il boia Netanyahu era, già, alla fine di gennaio, andato ben oltre.

E comunque questo è un giudizio sbagliato: più che rappresaglia per placare la sete di vendetta siamo, a mio avviso, di fronte ad una puntuale scelta terroristica tesa a “svotare” la Striscia. E’ una “soluzione finale” e l’immagine che evoca sono le truppe naziste che reprimono la rivolta ebraica del ghetto di Varsavia. Ma, malgrado le verosimiglianze, credo sia un errore pericoloso definire “nazista” il popolo israeliano. Facile è trasferirlo a tutti gli ebrei e legittimare un rigurgito inaccettabile di antisemitismo.

Quanto avviene a Gaza è sufficiente per ritenere il governo e i comandanti militari israeliani “criminali di guerra”, allo stesso modo dei terroristi palestinesi, allorquando scelgono aberranti forme di lotte indiscriminate e colpiscono “non combattenti”, civili inermi, in gran parte donne e bambini; ne basta e avanza perché la comunità internazionale ne tragga le conseguenze classificando Israele come “Stato canaglia”, che cioè usa sistematicamente il terrorismo come strumento politico.

Non basta evocare la shoà a impedirlo. Sarebbe solo un iniquo ricatto morale. Non può essere rivolto a noi. A noi, quelli che dissentono dalla vulgata corrente dei capi dell’Occidente e della stampa che li sostiene, non possono essere caricati i sensi di colpa per la “soluzione finale” hitleriana; soprattutto a noi che non siamo stati mai sfiorati da antisemitismo, a noi eredi di una tradizione che ha come dato genetico la contrapposizione al nazismo ed al fascismo. Perciò ci spetta di disvelare atteggiamenti dettati dai sensi di colpa di chi è erede politico e culturale di coloro che, anche in Italia e Francia come in Ungheria, Croazia, Ucraina furono complici dei nazisti.

Da qui la necessità di una battaglia contro le “verità occultate” anche da intellettuali e stampa democratica:

  1. l’equivalenza anti-sionismo ed antisemitismo è falsa e distorcente. Il sionismo, il ritorno in Palestina predicato da Herzog è, oggettivamente una ideologia razzista in quanto presuppone, non essendo stata mai la Palestina uno “spazio vuoto” considerare i palestinesi che quello spazio occupavano da almeno duemila anni una sub razza, un popolo senza diritti, cui, con concezione tipicamente coloniale, poter immagine di sottrarre la sovranità sulla terra che appartiene loro. E il maggior complice del sionismo nel perpetrare il delitto di privare della loro terra i palestinesi sono state le potenze coloniali, soprattutto l’Inghilterra e la dichiarazione del suo primo ministro Balfour, nel 1917, di “guardare con favore alla creazione di una “dimora nazionale per il popolo ebraico in Palestina” che è all’origine del dramma palestinese. Verrebbe da osservare, sul piano meramente morale ovviamente, non su quello politico, come sarebbe stato del tutto giustificato, alla fine della seconda guerra mondiale, lo “svuotamento” di una piccola parte dell’ex Terzo Reich dei suoi abitanti di lingua tedesca ed insediarvi al loro posto gli ebrei sopravvissuti allo sterminio, gli ebrei di tutto il mondo che aspiravano ad una propria patria, gli ebrei già insediati in Palestina. Sarebbe stato riparatore di quanto per secoli fatto patire dall’Europa agli ebrei mentre altrove, soprattutto nei paesi dell’ex impero ottomano erano stati accolti con generosità i gli ebrei espulsi dai paesi cattolici nei secoli passati. Giustizia perché a pagare sarebbe stato il popolo tedesco che del nazismo è stato sostenitore sino alla fine.
  2. è falso che si sia di fronte ad una reazione al terrorismo arabo. Il terrorismo arabo e quello ebraico sono nati assieme, come strumento per seminare il terrore e costringere “l’altro” ad abbandonare terre e case. C’è l’occultamento sistematico che una volontà terroristica fosse presente tra i coloni palestinesi sin prima della nascita dello Stato d’Israele. Era minoritaria, ma non irrilevante tra i “padri fondatori di Israele”, con tracce anche nei capi di ideologia socialista. La saggistica dei filo-israeliani acritici finge che non sia mai esistita. La occulta. Essa è uno dei due filoni ideologici, culturali, politici da cui trae fondamento lo Stato Ebraico. La nascita di uno stato ebraico-palestinese ha avuto più nemici. Certo il Gran Muftì di Gerusalemme, con i suoi consiglieri nazisti e gli imbelli regnanti dei paesi arabi fantocci del colonialismo inglese. Speculari e contemporanei a costoro c’era dal lato ebraico l’Irgun con la banda Stern (che si era resa disponibile, pur di contrastare la nascita di uno stato ebraico -palestinese ad allearsi con Hitler contro la Gran Bretagna) … L’Irgun è parte essenziale, con le sue stragi, gli incendi, le bombe, gli assassini indiscriminati di uomini, donne e bambini inermi nel seminare il terrore tra i palestinesi e favorirne l’esodo. E nella parte democratica della dirigenza israeliana fu vincente la paura: l’idea di vivere in uno Stato a maggioranza araba sollecitò il favorire, con le buone o con le cattive, l’espulsione dei palestinesi. Fu speculare alla follia da parte degli estremisti arabi, con l’insensato appello ad abbandonare la Palestina, a rifiutare lo Stato ebraico-palestinese.

Ma l’Irgun non muore con la nascita dello Stato di Israele. Diventa movimento politico, avente il medesimo capo dei tempi del terrorismo militante, Yitzhak Shamir, che nel 1988 sarà primo ministro portando il suo Likud, il partito “terrorista”, al governo ove tuttora persiste con Netanyahu.

  • si tace dell’aspirazione -che è alla base non solo dell’ideologia del Likud e dei partiti religiosi israeliani- all’Eretz Israel (terra d’Israele), ideologia che considera assegnate da Dio agli ebrei le terre che i regni dell’antico Israele avevano occupato nel periodo della loro massima estensione e che renderebbe legittimo il rifiuto di restituire alla sovranità di uno Stato palestinese le terre occupate nel 1967 e su cui illegittimamente -risoluzioni ONU-, sono istallate colonie ebraiche. Non fischia nelle orecchie di tanti democratici l’assonanza con le ideologie poste dai fascismi italiano e tedesco alla base delle loro politiche aggressive a danno dei Paesi confinanti?
  • si tace, infine, pur nel giusto furore della crociata contro l’integralismo mussulmano quanto esso somigli a quello dei partiti religiosi ebraici.

Solo la verità può essere base per voltare pagina in terra di Palestina, può essere lo strumento per costringere i governi dell’Occidente a isolare la destra israeliana, a metterla al bando, che è la condizione, di converso, per separare Hamas e gli integralisti islamici dai popoli arabi.

Per riprendere la strada degli accordi di Oslo, dei “due popoli due stati” non bastano proclamazioni di intenti, sono necessari atti concreti: riconoscere la Palestina come Stato sovrano; con Israele sostenere l’incriminazione dei suoi governanti come criminali di guerra ed assieme abbassando il livello delle relazioni diplomatiche mettendolo sullo stesso piano di giudizio con Hamas e l’Iran considerandolo, persistendo la guerra a Gaza, ciò che oggi è, uno Stato-canaglia, cui di conseguenza applicare la moratoria all’invio di armi e aiuti finanziari e con sanzioni economiche analoghe a quelle imposte all’Iran.

E’ l’unico modo per dare forza alla “altra” Israele.

Anche su queste scelte si fonda una nuova sinistra in Europa, in Occidente.

Lucio Fierro

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