Dal Nord al Sud, dal Piemonte alla Puglia, vengono al pettine nodi di fondo rimossi per troppo tempo, elusi, polvere messa sotto il tappeto nella speranza di poter passare oltre.

La TV, rapidamente piegata ad un conformismo che sa regime, offre esempi massimi di come su questi eventi si sviluppi una offensiva tendente ad assestare un colpo forte al PD e a tutta l’opposizione: che il TG1 abbia avuto modo ripetutamente in questi giorni di aprire le sue edizioni più seguite, nel mentre il mondo letteralmente brucia, sulle vicende localissime di Torino e Bari, la dice lunga sul livore con cui la destra si scatena sull’avversario ferito e sanguinante. 

Ma questa considerazione, che pure non va dimenticata e anzi denunciata, non può nascondere il dato di fatto che emerge: la Segretaria del PD, che pure paga in questo momento responsabilità del farsi della politica e dell’amministrazione che non nascono con lei e nei confronti delle quali anzi ella si pone con forti elementi di rottura, non può sperare di passare oltre. Senza una idea esplicita di riforma del soggetto partito e della pratica politica e senza un progetto di radicale critica della modernità che ricollochi la sinistra e le sue idee nel cuore di quella società dalla quale è stata espulsa/si è ritirata, il peso del vecchio si mangia il nuovo. C’è un legame profondo tra la rinuncia alla critica, l’adagiamento sul presente possibile e l’introiezione di metodi, pratiche, valori che in questo presente possibile sono dominanti. Non ci sono margini per i due tempi, prima mi consolido e poi affronto i nodi. No, oltre non si passa: le questioni vanno prese di petto, guardate in faccia, affrontate con determinazione. Questo si chiede alla politica oggi.

Questo è proprio il tempo nel quale le parole del Machiavelli, si parva licet componere magnis , possono tornare illuminanti e su cui ci permettiamo di invitare la Segretaria del PD ad una riflessione  :  dove la necessità strigne, è l’audacia giudicata prudenza.

E oggi infatti, la necessità, strigne da ogni lato e allora è proprio in questa situazione che la misura di maggior prudenza è proprio l’audacia dell’iniziativa, del pensiero, del gettare in campo forze nuove per mutare il corso delle cose.

Ed e’ proprio questo che ancora non si intravede.

Sia nei confronti di un partito malato – e sia detto per inciso, Torino e Bari dicono quanto Napoli e la Campania non rappresentino casi estremi, bubboni isolati, ma buona e amara dose di normalità di una certa politica –   di governismo, amministrativismo, correntismo, personalismo e leaderismo, di cedimento agli interessi più forti e consolidati,  con cui, sulla base di un progetto nuovo di riforma radicale della politica e del partito,  andrebbe aperto un corpo a corpo, facendo leva sulle energie preziose che pure ancora vi si riconoscono e vi si organizzano e su questo chiamando a raccolta  tante forze esterne.

Sia nei confronti di una idea diversa di società: al tempo della crisi rovinosa del capitalismo e di una Europa mai così senza peso, l’audacia di un pensiero critico nuovo si impone, pena l’irrilevanza. E quando se non ora che ti accingi ad un voto europeo che non lascerà le cose come stanno, in ogni caso?

Una traccia, una direzione di marcia, l’abbozzo di un grande percorso collettivo che si snodi con e dopo le Europee si impongono.

In assenza, è tutta la prospettiva dell’opposizione democratica ad essere in questione.

Vive nel PD questa consapevolezza? Se si, il tempo che rimane per manifestarla è risorsa sempre più scarsa.

Gianfranco Nappi

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