Dove va la democrazia italiana? La domanda è pienamente legittima se consideriamo le due importanti riforme, la legge Calderoli in attuazione del Titolo V e la Introduzione del premierato, che sono all’esame del Parlamento. Queste due riforme hanno un tratto comune: sono scelte politiche di “parte” e contraddicono la buona regola della più ampia base parlamentare, oltre i confini della maggioranza di Governo, che è alla base di ogni modifica costituzionale. Anche se, va detto,che il Titolo V fu confermato dal referendum popolare. Entrambe le scelte sono il frutto di un costituzionalismo troppo piegato alla contingenza politica. L’esigenza di stabilità del Governo è certo necessaria ma la proposta di elezione diretta del Capo del Governo contestualmente alla elezione dei parlamentari muta completamente la Forma dello Stato e l’equilibrio dei poteri che non ha eguali nelle democrazie più avanzate del mondo. In nessuna democrazia il Parlamento è appendice del Governo perché questo nega alla radice il principio liberale della distinzione-separazione dei poteri. Una riforma di questo tipo presenta forti tratti illiberali. La stessa previsione di attribuire un premio di maggioranza del 55% di seggi alla coalizione vincente, ipotesi seppur attenuata nelle ultime giornata, comporta delle criticità che vanno valutate in modo molto serio anche da parte della destra. Infatti con il 55% si elegge il Presidente della Repubblica perchè dopo il terzo scrutinio non occorre più la maggioranza dei due terzi degli aventi diritto ma basta la metà più uno. Dunque una maggioranza politica di Governo , precostituita, elegge il Capo dello Stato a sua immagine annullandone così il suo ruolo di “potestà neutra” e di garanzia costituzionale. La stessa elezione della Corte Costituzionale, che è composta da 15 componenti, sarebbe snaturata nel suo ruolo di indipendenza e di garanzia. Infatti sui 5 giudici di nomina Presidenziale graverebbe un più che fondato sospetto di “parzialità”. Non solo, ma anche i 5 componenti di nomina parlamentare per i quali occorrono 2/3 dei voti ai primi tre scrutini e 3/5 al quarto scrutinio, avrebbero molte probabilità di essere eletti dallo schieramento politico di maggioranza, forte di 330 seggi(55%) e, dunque, vicini al quorum dei 360 seggi necessari dopo il terzo scrutinio .Lo squilibrio derivante dall’offuscamento delle istituzioni di garanzia accresce i tratti illiberali insiti in questa Riforma di “investitura democratica” di cui si parla nella relazione di accompagnamento alla legge governativa.

Non ci troviamo quindi di fronte a un “neo parlamentarismo” come ha di recente sostenuto il Prof. Frosini, ma piuttosto ad una forma spinta di plebiscitarismo che mette a dura prova l’istituto parlamentare della democrazia politica. Sabino Cassese ha scritto che il Governo,“ comitato direttivo della maggioranza”, con il suo massiccio ricorso alla decretazione, ha sostituito la maggioranza parlamentare; con questa riforma, potremmo aggiungere, che il Governo sostituisce il Parlamento stesso. Una riforma così radicale che rovescia completamente il disegno costituzionale del 48 non si giustifica in alcun modo. Non c’è un problema di vetustà del nostro ordinamento ma una esigenza di adeguamento e completamento. Che dire allora della Costituzione americana in cui la forma dello Stato è immutata dal 1787? In Europa occidentale, dopo la caduta dei regimi in Spagna e Portogallo, solo in Francia si varò nel 1958 la V repubblica con il semipresidenzialismo e, tuttavia, con parlamento eletto autonomamente. Ma questo avvenne all’indomani della drammatica crisi di portata storica derivante dalla sconfitta in Indocina nel ‘54 e la guerra in Algeria, con l’avvento di De Gaulle. Ora anche in Francia si discute sulla validità di questo sistema la cui criticità è sempre più evidente nella radicalizzazione dello scontro sociale, nello smottamento del sistema dei partiti e nella scarsa rappresentatività della Presidenza dato che Macron è stato eletto, grazie a queste norme, pur avendo preso al primo turno il 22% dei voti. Dovrebbero riflettere coloro che anche a sinistra propongono il semipresidenzialismo e il ballottaggio al secondo turno. E’ questo il modello di democrazia auspicabile per un Paese come il nostro dal forte pluralismo politico, culturale, istituzionale?

Anche alla luce di queste valutazioni più ampie appare molto ragionevole garantire la stabilità del Governo con misure meno radicali e soprattutto senza annullare il ruolo del parlamento, ovvero con lo Strumento della SFIDUCIA COSTRUTTIVA, con il potere di REVOCA dei MINISTRI da parte del Primo Ministro e modificando i REGOLAMENTI PARLAMENTARI per la votazione Congiunta della Fiducia. Queste indicazioni già fecero parte del dibattito alla Costituente e, successivamente, furono avanzate dalle Commissione Bicamerali Bozzi e Iotti.
La crisi italiana e la lunga transizione formalmente iniziata all’inizio degli anni 90 hanno origine da fattori eminentemente politici e richiedono risposte politiche insieme con misure di assestamento istituzionale. La forte verticalizzazione derivante dall’elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti di Regione ha offuscato il ruolo dei consigli nei comuni e nelle regioni ,la spinta alla democrazia maggioritaria esclude e radicalizza il confronto politico, le liste bloccate, la pretesa di bipolarismo o bipartitismo, la conseguente crisi dei partiti privati del finanziamento pubblico, sono alla base dell’astensionismo, del personalismo esasperato, del vasto fenomeno di trasformismo che si esprime nelle liste personali. Queste non sono espressione di un sano civismo, ma la spia di una profonda crisi dei partiti ridotti ad appendici dei vertici istituzionali locali. Riflettiamo su quanto avvenuto in Sardegna e in Abbruzzo perché si tratta di casi di scuola non solo politici ma anche istituzionali.


Il tema della rappresentanza è molto delicato, la superiorità della democrazia proporzionale e del sistema di governo parlamentare, rispetto alla democrazia maggioritaria ed elezione diretta del governo, sta nella sua capacità di inclusione, di mediazione piuttosto che di polarizzazione e rottura. Tutto ciò non è consociativismo ma è l’essenza della democrazia come processo e come costruzione del consenso che è ”consenso in favore non solo delle politiche di governo ma anche del sistema politico del Paese”(R.Dahl, Yale Univ. Quanto è democratica la Costituzione americana, Laterza 2003) Lo sforzo da compiere, quindi, è quello di conciliare stabilità del Governo e Rappresentatività del Parlamento, e questo è possibile senza delineare una Nuova Costituzione, come invece prevede la Riforma Meloni. Il lungo trentennio che sta alle nostre spalle è stato dominato dalla filosofia della stabilità. Questa è stata usata come una clava contro la cosiddetta prima repubblica: elezione diretta del Governo, bipartitismo, partito leggero, legge maggioritaria, sono stati temi dominanti anche nel centro sinistra ed in qualche modo costituenti del PD. Ebbene, dopo l’esperienza di questi anni segnati,peraltro, dalla bocciatura dei referendum di Segni del 1999(abolizione della quota proporzionale alla Camera) e del 2009(abolizione delle coalizioni per Camera e Senato) e la bocciatura dei referendum sulla Riforma Berlusconi nel 2006 e Renzi nel 2016 per l’elezione diretta del Governo, possiamo dire che in più circostanze l’elettorato del nostro Paese ha mostrato una contrarietà ad una modifica così radicale della Costituzione e ad un accentramento rischioso del potere esecutivo che offusca il ruolo del Parlamento. C’è stato anche nel nostro mondo un “deragliamento” rispetto alla cultura istituzionale della sinistra storica e della stessa DC. La fase avviata agli inizi degli anni novanta ha portato il nostro Paese su un terreno POSTCOSTITUZIONALE visibile in tanti aspetti, compreso il profilo della nostra politica estera su cui ha richiamato l’attenzione Mattarella a Cassino ricordando l’art.11. Una riflessione autocritica, dunque, si impone sulla esperienza di questi anni perché gli esiti di questa lunga transizione, sul piano politico e istituzionale sono ben lontani dai progetti e dalle analisi elaborati nel centro sinistra.
Arturo Marzano



Print Friendly, PDF & Email

Vuoi ricevere un avviso sulle novità del nostro sito web?
Iscriviti alla nostra newsletter!

Termini e Condizioni *

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *