Dopo il saluto di Emma Buondonno la relazione di Sandro Dal Piaz all’Assemblea giovedì 8 febbraio ad Architettura con tantissimi interventi nazionali e locali.

Pubblichiamo di seguito l’intervento di apertura di Sandro Dal Piaz

All’inizio dell’estate scorsa la giunta regionale della Campania ha approvato un nuovo disegno di legge di modifica della legge regionale 16/2004 per il governo del territorio e lo ha trasmesso al consiglio regionale.

Si poteva temere una nuova approvazione senza clamori, come già avvenuto nel tardo dicembre 2021 (legge 19) e nell’agosto 2022 (legge 13) per modificazioni alla stessa legge tendenti, in sostanza, a confermare disposizioni derogatorie del famigerato “piano casa” a favore di incrementi indiscriminati delle attività di edificazione.

Agli allarmi lanciati in tal senso sulla stampa, la regione ha risposto definendo un percorso né brevissimo né semiclandestino come i precedenti che ho citato. Nel mese di settembre l’apposita commissione permanente del consiglio ha infatti organizzato alcune audizioni e ha consentito la presentazione per iscritto di documenti e osservazioni. In quello stesso periodo numerose associazioni ambientaliste e culturali si sono coordinate per manifestare, unitariamente e in modo argomentato, le proprie gravi preoccupazioni. Fu così diffuso un comunicato unitario con la richiesta alla regione di un tavolo di lavoro condiviso per un provvedimento legislativo radicalmente diverso. Ogni soggetto ha poi presentato le proprie osservazioni critiche, ribadendo la richiesta di un tavolo di lavoro comune dal momento che si giudicava inemendabile il disegno di legge.

Senza entrare nei dettagli analitici, quali erano gli aspetti negativi del testo ? Il disegno di legge della giunta elencava inizialmente un elenco di finalità condivisibili. Ma negli articoli successivi l’unico obiettivo accuratamente definito riguardava solo il sistematico riconoscimento di incrementi dei volumi edilizi da riconoscere ad ogni edificio preesistente nella misura del 20 % in caso di ristrutturazione e del 35 % in caso di demolizione e ricostruzione. E tale incentivo doveva applicarsi perfino nelle zone agricole extraurbane; anzi in queste era incrementabile fino al 50 % se il “programma di rigenerazione urbana”, dichiarato legittimo dovunque sussistesse anche un solo fabbricato non connesso con le attività coltivatrici, prevedesse alloggi parcheggio. E finanche nei centri storici, sui fabbricati comunque modificati anche parzialmente dopo il 1967. In tal modo il disegno di legge contravveniva concretamente alle dichiarate finalità iniziali del contrasto al consumo di suolo e della salvaguardia del patrimonio paesaggistico e culturale. Veniva al contempo consapevolmente ignorata una importante conseguenza socio-economica di tale impostazione: all’accrescimento illimitato delle edificazioni farebbero seguito più che proporzionali rendite immobiliari, cioè incrementi dei costi insediativi, ai danni soprattutto dei ceti disagiati, degli artigiani, dei commercianti al dettaglio, in difesa dei quali il ddl non spendeva una parola.

Il testo della giunta proponeva inoltre di abbandonare l’attuale modello innovativo di piano della legge vigente per tornare in sostanza a quello, antico e poco efficace, del piano regolatore del 1942, per di più cancellando dal contenuto progettuale il dimensionamento delle nuove costruzioni sulla base dei fabbisogni, la zonizzazione con la possibilità di rendere alcune zone inedificabili, i preventivi studi idrogeologici di dettaglio, il rispetto della prossimità dei parcheggi pertinenziali alle residenze di riferimento. Esso prevedeva poi di rendere del tutto routinaria la monetizzazione degli standard urbanistici a scapito dell’incremento concreto degli spazi e delle attrezzature pubbliche.

Il disegno di legge, infine, rinviava ad un futuro regolamento attuativo (delegato alla approvazione della sola giunta regionale) numerosi ed importantissimi aspetti, in particolare tutti quelli relativi ai procedimenti di formazione degli strumenti di governo del territorio.

Con i caratteri e i contenuti che ho richiamato il disegno di legge, da un lato, indeboliva il governo pubblico del territorio e, dall’altro, trascurava totalmente le molteplici e cruciali questioni odierne connesse con i mutamenti climatici, con gli incrementi delle diseguaglianze sociali e con la necessità di più sistematiche ed efficaci forme di partecipazione democratica ai processi decisionali. Una impostazione, insomma, radicalmente retriva sia sotto il profilo ambientale che in rapporto alle dinamiche sociali.

Allarmato dalla mancanza di riscontri alle puntuali osservazioni presentate il 20 settembre 2023 , il gruppo coordinato di associazioni, organizzazioni e sindacati ha tenuto, il 23 novembre 2023, una manifestazione pubblica sotto la sede del consiglio regionale, durante la quale il presidente della IV commissione permanente, l’on. Cascone, con altri consiglieri regionali, ha ricevuto una rappresentanza dei manifestanti, della quale ha ascoltato le ragioni e di fronte alla quale ha assunto l’impegno di un ulteriore confronto prima della conclusione dell’istruttoria preventiva in commissione. Per esaminare congiuntamente una sorta di maxiemendamento di riscrittura del disegno di legge e una bozza del regolamento attuativo. Nelle settimane successive, però, non abbiamo ricevuto notizia alcuna né dall’assessorato regionale all’urbanistica né dalla commissione consiliare.

C’è invece stata una significativa conferma del fatto che il fronte di noi oppositori al disegno di legge non è trincerato dietro il rifiuto di innovazioni, ma spinge al contrario per normative aggiornate ed estesamente adeguate alle criticità in atto. Si è infatti conclusa la prima parte della campagna di “Rigenera” nella quale i numerosi aderenti (molte decine di associazioni, organizzazioni e singoli cittadini) hanno elaborato una proposta di legge regionale di iniziativa popolare per riformare – nell’epoca dei mutamenti climatici – le norme per il governo del territorio, per la riconversione ecologica della produzione energetica e per una svolta equa e sostenibile nel settore agroalimentare. Il testo è stato consegnato alla regione il 28 dicembre ed è ora in corso la raccolta delle 10mila firme necessarie.

Nella stessa data abbiamo ricevuto, ma solo in forma ufficiosa e indiretta, il cosiddetto maxiemendamento. E vi abbiamo potuto riscontrare la permanenza, in pratica, della totalità degli aspetti più negativi denunciati nel testo originario. Abbiamo inoltre dovuto prendere nota del silenzio assoluto sul regolamento. Abbiamo infine registrato notizie e indiscrezioni sulla prosecuzione tutta interna del lavoro della commissione consiliare.

In conclusione, ad oltre due mesi dall’incontro con il presidente Cascone, del tutto infruttuoso, abbiamo infine deciso di autoconvocarci oggi come Tavolo tecnico-politico di lavoro partecipato per la stesura di una moderna e responsabile nuova legge sul governo del territorio, invitando anche i principali interlocutori regionali. Ed intendiamo prendere le mosse da una ricognizione degli orientamenti complessivi del mondo ambientalista attraverso la tavola rotonda di stamattina e utilizzare il pomeriggio per un confronto di merito sulle proposte per la Campania.

Vi ringrazio dell’attenzione. Buon lavoro !

Sandro Dal Piaz

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