Ci eravamo rivisti dopo tanto tempo qualche mese fa a Forio d’Ischia, alla presentazione di un bel lavoro di Nicola Lamonica su decenni di battaglia ambientalista nell’isola. Poi, non più tardi di cinque giorni fa al dibattito al Circolo Ilva di Bagnoli dove, insieme all’Associazione Bambini senza confini, lui è stato uno dei protagonisti dell’accoglienza a Napoli di un gruppo di bambini Saharawi, di quel popolo che vede ancora negato il diritto all’autodeterminazione nel Sahara Occidentale per la protervia del governo del Marocco e l’ignavia interessata di un Occidente e di una Europa pur così interessati ai diritti dei popoli….quando, appunto, ci sono suoi interessi loro, dell’Occidente, da tutelare.

Era felice Nicola quel pomeriggio, sempre trafelato ma felice per questa nuova esperienza concreta di solidarietà che aveva concorso a far nascere, con quel suo sorriso travolgente, con quella sua generosità rimasta intatta dai tempi in cui avevamo militato insieme in Rifondazione Comunista, non avendo accettato la deriva dello scioglimento del PCI, e, prima ancora, in quella FGCI che per le nostre generazioni – Nicola ha fatto giusto in tempo a viverne l’esperienza in modo intenso prima degli effetti dell’89 – ha rappresentato un percorso formativo che ha definito in larga misura molto di quel che poi siamo stati nella nostra vita; di come ci rapportiamo alle cose del mondo; di una inquietudine e di uno spirito critico che, in misura e modi diversi e pur avendo compiuto scelte diverse nei tornanti decisivi che questi decenni ci hanno posto di fronte, però continua a segnare molti di Quelli della FGCI da Fumagalli a Folena e Cuperlo, come con orgoglio recita il gruppo di militanti, attempati, che in recenti anni sta riannodando fili di memoria e di sguardi sul mondo.

E allora, caro Nicola, te ne sei davvero andato troppo presto con i tuoi 58 anni. Quelli che hai incrociato nella tua militanza genuina; con cui hai litigato – impossibile non litigare almeno una volta con Nicola – ma che hanno avuto appunto la fortuna di incrociare la bellezza del tuo impegno; il tuo incedere un po’ trasandato perchè concentrato sempre con la testa sulle cose necessarie; la tua presunzione di capire qualcosa di vero dello sport…ecco, tutto questo, questo regalo che ci hai fatto, lo porteremo con noi e proveremo così anche a non dimenticarti mentre, presto, tutti insieme, dovremo trovare il modo per ricordarti come meriti.

Ciao Nicola.

Gianfranco Nappi

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IL RICORDO DI ILARIA PERRELLI

  · 

Un impegno e un testamento ci hai lasciato. 10 anni fa, a dicembre del 2013, avevo pubblicato un post con un articolo del Mattino sul congresso della Fgci napoletana del 1988 e avevo scritto: dedicato alla nostra generazione che senza rottamare, voleva davvero cambiare Napoli e il Sud.

Non volendo si aprì un dibattito tra molti di noi che all’epoca parteciparono a quell’esperienza e tu poi mi scrivesti: “Ilaria, buon Natale! Riprendi le fila di questa discussione, organizziamo la raccolta della memoria politica di una generazioni di giovani comunisti!”

10 anni fa volevi già fare quello che in parte stiamo provando a fare oggi, dopo Cinisi.

E lo faremo caro Nicola , anche per onorare così la tua passione e la tua inarrestabile voglia di cambiare il mondo.

Quando scoppiò la guerra in Ucraina scrivesti a Gianfranco Nappi :”Ti ricordi quando io entrai in FGCI e tu mi insegnasti il prosieguo delle marce per la pace e contro la camorra che avevate fatto anni prima e che proseguivano con Don Riboldi buonanima ad Acerra? Ti prego, riprendi dal tuo bagaglio quella memoria ed assieme facciamo un grande movimento per la pace per non mandare armi in Ucraina, per non aumentare la spesa militare, per riprendere il grande sogno di Gorbaciov di un’unica Europa dall’Atlantico agli Urali…Facciamolo senza indugio da subito, questo ti auguro per il tuo compleanno”.

È un appello accorato che ancora di più oggi diviene un testamento, per noi e per i ragazzi e le ragazze.

Ti eri iscritto alla Fgci e al PCI nel 1985, dopo la battaglia sulla scala mobile. E nella sezione di San Carlo all’Arena con Italo Nobile e Mario De Vito avevi costruito un bel gruppo e in federazione eri un punto di riferimento per tanti e tante come Nadia De Luzio e per i più giovani come Fabio Gigli o Franco Delizia che aiutasti, tra le tante cose, a fare il nostro primo mercatino dei libri usati in Galleria.

Eri sensibile, curioso, approfondivi ogni cosa, studiavi e del percorso della Fgci rifondata avevi colto bene quello spirito di contaminazione con gli altri soggetti politici e culturali.

Quando fui eletta segretaria della Fgci napoletana mi dicesti subito che bisognava innovare le forme della politica, che dovevamo cambiare anche noi, che c’era un problema grande di cultura politica, che rischiavamo di essere grigi funzionari di partito, che dovevamo invece metterci in ascolto e in rete con le altre esperienze giovanili. Eri stato fino ad allora con Danilo Criscuolo responsabile della Lega Studenti Universitari, dopo Vincenzo Improta e Leandro Limoccia . E avevi girato tanto, anche in provincia, come ricorda Michele Pizza. Diventasti segretario cittadino della Fgci con l’obiettivo di intrecciare i percorsi di lotta e i movimenti che c’erano in città con la nostra organizzazione. E fu così che incontrammo Giovanni Devastato della comunità di accoglienza il Pioppo, che organizzammo i comitati per la pace, quelli per il lavoro, per l’ambiente e facesti, ad esempio, con Fabio Matteo la battaglia al Vomero contro la Giunta Polese per avere i giardinetti di via Ruoppolo. E fiero poi scrivesti che con gioia, molti anni dopo, accompagnando le tue nipotine ai giardini, avevi raccontato a loro che per quel parco lo zio aveva lottato tanto, rischiando anche di essere arrestato.

Le periferie erano un tuo cruccio e riuscisti dopo anni a riaprire un circolo a Stadera con una giovane compagna che divenne segretaria. In quel periodo, con i mondiali, sarebbe nato il Centro direzionale, cambiando, senza però scalfirne il degrado, il volto di quell’area.

Ricordo quando mi portasti da Don Giuseppe Rassello. Parlammo a lungo, fu un incontro autentico, significativo, non credevamo alle accuse che gli furono rivolte, voleva riscattare il Rione Sanità.

Anche grazie a te nel 1989, ritornò nei locali della Federazione del Pci, Gerardo Marotta che partecipò ad un nostro dibattito durante l’ultimo congresso della Fgci di Napoli.

Dall’87 al 91 furono anni pieni. Con una vecchia 126 verde, che ogni tanto ci abbandonava, partivamo da Via Pessina, dove c’era la sede della Fgci, e andavamo a fare le riunioni nei circoli e con le associazioni. Instancabile poi la sera mi riportavi a Castellammare e nel tragitto ricominciavi a parlare e a tirare le somme della giornata. Qualche volta io avrei volentieri dormito, ma tu eri un fiume in piena. E quanta allegria, quante risate e quante discussioni in quell’auto.

Poi venne il movimento della Pantera, i famosi punti serali con Danilo Criscuolo, Alfonso Fraia, Nilla Romano , Luca Elena, Roberto Fellico , Peppe De Cristoforo e tanti altri. Tu ogni volta eri capace di discutere fino a notte fonda animatamente, fatto salvo poi il giorno dopo fare tutto come stabilito insieme, perché sapevi ascoltare.

Eri testardo. A volte cocciuto. Con te si litigava, si discuteva, anche in maniera aspra, ma la lealtà e la passione per la politica erano la cifra delle tue relazioni perché credevi in quello che facevi e proprio non riuscivi a voltarti dall’altra parte dinanzi alle ingiustizie. La coerenza era la tua bussola e insieme al tuo sorriso e alla tua ironia contagiosa erano la tua carta di identità.

Potrei raccontare tante cose, come quando nel 1990, con Gianni Cerchia , allora segretario della Fgci Caserta, organizzammo il campo per i lavoratori immigrati di Villa Literno dopo l’assassinio di Jerry Masslo e nel torneo di calcio ti eri improvvisato

speaker del campo e ti eri pure ribattezzato Colonnello Stevens, il nome di battaglia dell’ufficiale britannico che, dalle trasmissioni clandestine in Italia di Radio Londra, teneva i contatti coi partigiani.

O quando, mentre eravamo ad un presidio con il movimento di lotta per il lavoro, trovasti il modo di avvisarmi (non c’erano ancora i cellulari) che in federazione i dirigenti del Pci non condividevano quello che stavamo facendo.

Ma mi dicesti pure, assolutamente convinto, andiamo avanti. Nel seggio elettorale 126, a settembre del 2020, scrivesti che da presidente ti era accaduta una bella cosa, mentre aprivate le buste. Scrivesti molto contento: “il custode della scuola mi ha detto avvocato, salutatemi Michele Franco, Luigi Sito e Rafele Piccolo e poi Yul Brinner, alias Roberto Fellico, della vostra Fgci. Insieme abbiamo rammentato quella lotta comune tra giovani comunisti e disoccupati organizzati dalla quale nacque la legge 56 e lui ha detto: grazie a quella legge io ho avuto questo posto di lavoro. Il ricordo mi ha commosso, ma soprattutto mi ha fatto riflettere su una esperienza collettiva che, quando vera, lascia tracce nel tempo e nella storia, ben oltre la fine dei soggetti politici e sociali che l’hanno determinata”.

Ricordo ancora quando ai mondiali del ’90 andammo con Peppe e Roberto a mettere uno striscione della Fgci allo stadio. Amavi lo sport e seguivi e sapevi tutto di ogni disciplina, volantinammo fino all’inizio della partita con i tifosi che ci guardavano come marziani, ma il volantino se lo prendevano, e poi alla fine entrammo a vedere la partita.

Ricordo il camper e lo sciopero della fame dinanzi alla base Nato a Bagnoli contro la guerra nel Golfo e la nuova sede di comando Usa a Capodichino. E come eri contento che uno di noi era partito volontario per la pace in Iraq. E infine la battaglia strenua, puntuale, dolorosa al congresso di Pesaro con il documento “Oltre la Fgci” insieme a gran parte della Fgci meridionale.

Quando nacque Rifondazione Sergio Garavini e Nichi Vendola ci chiesero di organizzare l’assemblea nazionale e un documento dei Giovani per la Rifondazione. Ci ritrovammo con Jacopo Venier , Fausto Amato, Andrea Costa , Paolo Barbieri , il compianto Maurizio Musolino, Luca Cangemi e tanti altri. Quella fu l’ultima battaglia che conducemmo insieme nel tentativo di far vivere ancora i contenuti della Fgci rifondata.

Qualche mese dopo io sarei passata al nascente settimanale Liberazione e mi sarei trasferita definitivamente a Roma. In una giornata afosa di giugno, ci incontrammo a Napoli. Alla fine, seduti nel chiostro di Santa Chiara, mi dicesti mi raccomando non cambiare mai, promettimelo, non perdere mai la passione e la forza di questi anni. Non so se ci sono riuscita, probabilmente no.

So invece che tu sei rimasto sempre fedele ai tuoi ideali. Sei rimasto sempre quel ragazzo un po’ ribelle, libero, che non si spaventa delle sfide, caparbio, con quella curiosità e generosità, una grande umanità, quel sorriso e ironia con cui, fino alla fine, ti sei impegnato contro le ingiustizie, le discriminazioni, le disuguaglianze, per i diritti, dalla parte degli ultimi, per un mondo più giusto e umano. Come diceva Berlinguer la lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita. E tu sicuramente ci sei riuscito.

Buon viaggio Nicola, riprendi la tua 126 verde e vola, accanto a noi, dalla parte giusta.

Ilaria Perrelli

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4 commenti

  1. Un dolore grandissimo. Avevo letto della sua partecipazione all’iniziativa a Bagnoli. Quasi volevo venire proprio per salutarlo. Non lo vedevo da tanto, da quando avevamo condiviso a Napoli i primi ribelli passi contro lo scioglimento del PCI. È vero, impossibile non litigare con Nicola, ma poi ci si rideva su. Un angioletto ‘rosso’ in Paradiso, così lo immagino

  2. in aggiunta a quanto di bello e di vero leggo per rappresentare il caro Nicola, a cui mi legano anche altri bei incontri ischitani familiari e spensierati , richiamo anch’io a Suo onore l’apprezzata umanità e l’impegno costante e la coerenza per affermare diritti e certezze per i più deboli della nostra società. Mi/ci mancherà certamente, ma il Suo entusiasmo sarà sempre presente in tutti Noi e nel Suo ricordo sicuramente continueremo a fare la nostra parte di cittadini impegnati per continuare a realizzare il progetto in comune che ci ha unito, sia pure con accentuazione e scelte diverse in alcuni punti. Grazie Nicola, con l’affetto di sempre Ti saluto

  3. Ciao Nicola, compagno di tante battaglie universitarie, politiche e forensi.

  4. Avevo 25 anni e lo conobbi in Grecia . Napoletani che si incontravano in una terra straniera e si riconobbero. Io lavoratrice precaria aora e lui che mi informava dei miei diritti negati. Ci siamo voluti subito bene. Mi ha guidata nel mio percorso da militante politica. C’ho litigato , certo che c’ho litigato. Ma mi ha lasciato un passato fatto di esperienza politica, nuovi amici, tante idee , tanta conoscenza. Ciao Nicola , amico dei tempi che furono, delle serate di musica , delle vacanze in campeggio , delle lotte politiche . Ciao Nicola

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