Il 20 maggio scorso è stato pubblicato su Repubblica un documento a firma Ceccanti, Morando, Tonini sulle prospettive del Pd in quanto forza di governo che affrontava vari argomenti e nodi di politica interna ed internazionali che sono di fronte al nuovo gruppo dirigente e che, purtroppo, non sono stati dibattuti in sede congressuale . La costruzione di una forza seriamente riformista di sinistra è un tema irrisolto della crisi italiana ed in un certo senso ne costituisce un fattore. Dubito molto, però, che gli argomenti addotti, e un ritorno puro e semplice al Lingotto del 2007 ed al programma del 2008,come ritengono i sottoscrittori, ci facciano fare dei passi in avanti e ciò, nonostante che anche io veda, come loro, il rischio di una propensione “movimentista”, fine a se stessa, dell’attuale corso politico. Sono i fatti di questo quindicennio, ma potrei dire di questo trentennio, a dirci che il Pd del Lingotto non è più attuale. L’ipotesi bipolare e tendenzialmente bipartitica è tramontata. Il superamento del Sistema di Governo Parlamentare proposto con la riforma Renzi è stato bocciato dal 60% degli elettori. Il partito leggero e delle primarie ha dimostrato in questo congresso di giungere ad un approdo contorto e contraddittorio sul terreno di una sana concezione democratica. Se poi guardiamo ai temi dell’economia in generale, non possiamo non vedere che il lungo cammino, e, non solo dell’ultimo quindicennio, distingue il nostro Paese per una fase pressochè continua di crescita bassa se non di quasi stagnazione. Cui corrisponde una crescita del debito pubblico sul PIL che va dal 115,7% del 1993 al 132,1% del 2018 a più del 140% di oggi. E ciò, malgrado il vasto piano di privatizzazioni, pari a 150 miliardi, realizzato, secondo solo al Giappone, che ha riguardato anche i settori strategici delle telecomunicazioni e dell’energia(ENI,ENEL) costruiti con grandi sacrifici dell’intero Paese sulla base di piani lungimiranti della classe dirigente. Valga per tutti lo Schema Vanoni(1955-65), di cui ha parlato nei giorni scorsi il Presidente Mattarella che era appunto un Piano Decennale per la Crescita dell’Occupazione e del Reddito.

Con che cosa abbiamo sostituito in questi 3 decenni quella impostazione politico-economica? Ma davvero il Mercato, che pure non va demonizzato, da solo è risolutore? Non abbiamo forse sbagliato a ritenere, come recitava un importante saggio del 2007 di Giavazzi e Alesina che il Liberismo è di sinistra? Su questo una riflessione va fatta, perché molti dei limiti e delle lacune del programma del 2008 e della nostra azione politica stanno proprio qui. Il ruolo dello Stato, come si è visto in questi anni in Italia e in Europa, e perfino negli USA, è stato e resta fondamentale. Basti pensare alle misure protezionistiche che la Ue sta predisponendo nei confronti dell’acciaio cinese, ai piani antipandemia, e, esemplare, il PNRR. Non esiste uno sviluppo a medio lungo termine della nostra economia senza una politica economica dello Stato e senza un suo ruolo attivo,e non solo regolatore, in economia. Tutta la Storia dello sviluppo del nostro Paese ha visto come protagonista lo Stato anche nella impostazione liberale di Cavour.

Uno Stato, certo, seriamente riformato e non sminuito, come nel Titolo V che lo riduce allo stesso rango della città metropolitana, o residuale come nella legge Calderoli, una mina che farebbe saltare non solo il Mezzogiorno ma l’intero Paese, con il rischio che l’Italia regredisca ad espressione geografica. E di come sia urgente “RICOSTRUIRE” lo Stato nel settore dei LLPP, di un GENIO CIVILE NAZIONALE e del Sistema IDROGRAFICO NAZIONALE, ce lo dice la gravissima emergenza di questi giorni. Occorre dunque rilanciare il ruolo dello Stato ed anche una politica di PROGRAMMAZIONE NAZIONALE che non escluda il sistema delle autonomie.

Lo stesso dicasi per “la scelta del governo da parte dei cittadini ”che propose Veltroni al Lingotto. Questo progetto, già più volte bocciato, non può essere una nostra riforma. Il presidenzialismo all’Assemblea Costituente fu sostenuto dai soli Calamandrei, Einaudi, Lussu. La risposta al tema della stabilità (non ingessatura di cui ha parlato in modo esauriente Ainis) sta nei lavori della stessa Costituente, nelle conclusioni delle Commissioni Bozzi, Iotti, riprese di recente da Andrea Manzella. Il superamento del sistema di Governo Parlamentare presenta molte criticità dirompenti, sottolineate in più occasioni da Aldo Moro e non solo alla Costituente. Insomma dobbiamo andare ben oltre il Lingotto assumendo, certo, l’idea forza di quel convegno: costruire una forza di Governo della sinistra italiana che sia erede esplicita ed innovatrice del Popolarismo della DC e della tradizione popolare del PCI e della sinistra storica. Così si resta nella Storia d’Italia e si può aspirare alla guida del Paese.
Arturo Marzano

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