Perdonatemi/perdonateci l’autocelebrazione, ma così ci siamo sentite, un gruppo di compagne del Pci, poi anche del Pds e dei DS, e della più vasta Sinistra, incontrandoci all’Istituto di Studi filosofici mercoledì 3 maggio, dopo tanto tempo (per me, con qualcuna, più di 30 anni!) intorno a “Un insolito inverno”, libro autobiografico di Alberta De Simone edito da Liguori.
Belle perché spontaneo è stato il sorriso, il riabbracciarci, il riprendere con semplicità e intensità il filo di un discorso intorno alla libertà femminile che ci accomuna tutte. Perché confrontando le diverse esperienze, anche generazionali, i diversi percorsi e scelte di vita, ci siamo scoperte ancora solidali e complici, testimoni e protagoniste attive, ognuna per il ruolo sociale che riveste, dei valori di cui abbiamo nutrito la nostra prima formazione.


Il libro di Alberta, la cui pubblicazione e presentazione sono state fortemente, amicalmente, sostenute da Giovanna Borrello, offre tanti spunti per ripercorrere la storia di una donna, di tante donne. Dalla rievocazione, quasi fiabesca, dei paesaggi dell’infanzia, per lei quelli irpini bianchi di neve, all’asprezza degli scontri politici, per esempio in Parlamento sulla legge sulla violenza sessuale. Dall’impegno, inizialmente individuale e solitario, per l’emancipazione femminile alla scoperta della forza della relazione tra donne. Spunti che affondando nel passato ci consentono con determinazione e forse originalità di analizzare e affrontare questo tempo così ostile e minaccioso. Pina Orpello e Giovanna Martano, ancora in prima linea nell’impegno civico e sociale, ricostruiscono momenti intensi e decisivi in cui il “partire da sé”, le storie personali – come è proprio della politica delle donne – hanno determinato scelte ed innovazioni incisive nella vita collettiva. Annamaria Pedullà, compagna di percorso socialista sempre aperta al confronto, oggi docente all’Università Orientale, ritrova nel sentimento d’amore il leit motiv delle scelte di Alberta, un elemento/alimento interiore che forse avremmo avuto ritegno in altre epoche ad esplicitare.

Così come non viene sottaciuto, anzi evidenziato, il percorso di alcune di ricerca/ritrovamento della fede religiosa, non come distanziamento dalla realtà, ma come suo inveramento.
Perciò, insomma, ci sentiamo “belle”, perché senza rinnegare lotte, sconfitte, delusioni, abbiamo rivissuto la consapevolezza di un percorso importante che abbiamo compiuto, con tanti obiettivi realizzati, e abbiamo goduto della “leggerezza” dell’essere ancora una volta insieme.
Finisce qui? … magari no, tra amiche ci si ridà appuntamento… “Tremate, tremate, le streghe son tornate!”, si diceva un tempo … chissà!

Roberta Calbi



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