Da mesi va avanti una vertenza che ha raggiunto in queste giornate punti estremi di asprezza e che riguarda il futuro allevatoriale della bufala nel Casertano e, quindi, della produzione di mozzarella: risparmiamo violini e rose sull’eccellenza campana nel mondo…

La questione è serissima e riguarda salute animale e umana e futuro di un comparto produttivo fondamentale.

Qual’è l’oggetto del contendere? E’ il manifestarsi rinnovato di una malattia, la brucellosi (1 vedi nota a piede di pagina ), che colpisce gli animali con rischi per la salute dell’uomo in presenza di eventuali derivati alimentari da latte crudo da animali infetti.

A questa malattia si sta rispondendo sostanzialmente con un tipo di intervento: l’abbattimento. Si abbatte , si abbatte ma la malattia non si riesce ad eradicare. Con aziende che chiudono per assenza di animali da allevare o per i costi di misure di contenimento e prevenzione che appaiono più favorire l’economia del cemento armato e del calcestruzzo che assicurare la limitazione del contagio e il benessere animale…

E una disperazione che monta e si traduce in blocchi stradali sempre più ripetuti, proteste sempre più forti.

Non voglio intervenire qui nel merito delle questioni aperte : trovate di seguito il link della Petizione su cui il Comitato degli Allevatori con una lotta tenace e carica di disperazione sta interessando tutti i livelli istituzionali. Mi sembrano elementi di grande serietà e ragionevolezza, l’opposto del non vedere i problemi o del far finta di nulla.

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Una petizione del tutto ragionevole : https://altragricoltura.net/salviamolebufale/la-petizione/

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Un interrogativo di fondo: la Regione può non riconoscere un tavolo di confronto ?

Il mio interrogativo riguarda un altro aspetto: ma come è possibile che tantissimi allevatori, riuniti in un Comitato di Lotta, peraltro con il protagonismo di una figura come quella di Gianni Fabris, animatore di tante lotte in difesa della più autentica agricoltura, non abbiano trovato un Tavolo di confronto con la Regione Campania, con l’Assessorato all’Agricoltura e con quello alla Salute?

Perchè? Solo perchè si tratta di allevatori che non si muovono nel quadro della Coldiretti che si presenta come l’Associazione di categoria che, cambiando i governi, mantiene sempre il bastone del comando della politica agricola?

Ora, Coldiretti è una importante organizzazione del mondo agricolo, e questo è fuor di discussione. Ma nessuna politica generale può essere espressione della posizione di una Organizzazione di categoria, per quanto grande essa possa essere. E ancor di più, come in questo caso , quando i rappresentati – gli allevatori – in numero significativo non si riconoscono in nessuna delle organizzazioni esistenti.

Si apra quindi la Regione ad un confronto serio. Si dia un canale di espressione per una lotta che ha il diritto di vedere una interlocuzione istituzionale. E’ urgente.

Attenzione. E’ in assenza di sedi di confronto che si allarga lo spazio per tutte le speculazioni, per i mestatori e per l’azione anche di una camorra che certo non è assente dalla filiera agricola casertana e a cui si renderebbe grande servigio se si considerasse, cosa che non è, quella filiera come ad essa assoggettata.

Attenzione dunque.

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Un ricordo personale

Parlando con diversi allevatori in queste settimane ho acquisito un dato della situazione storica che mi sfuggiva: nel 2010 si giunse alla conclusione di un’altra fase acuta di presenza della brucellosi e allora l’abbattimento , nei casi in cui era effettivamente necessitato, si coniugava con una campagna di vaccinazione di massa e il tutto coordinato dal Centro di Competenza nazionale per la Brucellosi, che era ed è l’Istituto Zooprofilattico di Teramo con un ruolo non meno importante per l’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno di Portici. Quella strategia si completò con lo stanziamento di 10 milioni di euro per la conversione ecologica degli allevamenti e interventi legati al benessere animale, probabilmente definanziati appena arrivò in Regione la nuova giunta di Caldoro.

Questa strategia che ricordo bene – all’epoca Assessore all’Agricoltura della Regione e Commissario nella lotta alla brucellosi – si tradusse nel portare praticamente, mi dicono ora, alla soglia zero la presenza della brucellosi e senza mancare di ricordare anche una mattinata straordinaria in cui in quel 2010 inaugurammo, con Don Ciotti e Bassolino, il Caseificio della Cooperativa Le Terre di Don Peppe Diana che sorse sul terreno confiscato al capoclan e con la formazione ai giovani assicurata proprio dalla Regione e che ancora oggi continua a sfornare buona mozzarella.

Mi chiedo, peraltro essendo gli stessi di allora in Campania i qualificati responsabili dello Zooprofilattico di Portici, perchè ora invece si è cambiato? Perchè la Regione ha preferito mettersi in ‘autonomia’ rompendo il rapporto con Teramo? Perchè la strategia vaccinale è stata abbandonata? Perchè gli interventi di riqualificazione al benessere animale ed ecologico degli allevamenti non sono sostenuti? Evidentemente deve essere cambiato l’indirizzo politico.

Io me le ricordo ancora le Assemblee di incontro con gli Allevatori, a Castelvolturno e altrove. Infuocate. Ma di dialogo, di confronto. L’obiettivo era rendere gli allevatori pienamente partecipi del tema come condizione per averne l’attivazione cosciente. Soggetti appunto. E, come detto, i risultati si raccolsero.

Si mediti ora in questo frangente ancora più drammatico. E chi ha la responsabilità della cosa pubblica sappia assumersi le sue proprie responsabilità.

Gianfranco Nappi

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* Dal Sito del Ministero della Salute

Brucellosi

immagine di animali curati da veterinari

Malattia

La brucellosi è una zoonosi causata da un batterio Gram negativo del genere Brucella che interessa uomini e animali. Il nome “Brucella” deriva dal nome del medico australiano, Sir David Bruce, che lo isolò la prima volta nel 1887 dalla milza di soldati inglesi deceduti.

Le Brucelle che causano malattia negli animali, sono B. abortus, B. melitensis e B. suis. Clinicamente la brucellosi si presenta negli animali con i seguenti sintomi: aborto, ritenzione placentare, orchite e epididimite.

La brucellosi rappresenta una delle infezioni zoonotiche più diffuse a livello mondiale (Pappas et al., 2005; EFSA, 2007; OIE, 2016). E’ considerata anche una malattia professionale in particolare nelle aree in cui la malattia è endemica perchè colpisce principalmente

  • allevatori
  • veterinari
  • dipendenti di mattatoi
  • macellai

Tuttavia, anche la popolazione comune può infettarsi tramite il consumo di latticini freschi prodotti a partire da latte crudo. In Italia la brucellosi è una malattia a denuncia obbligatoria dal 1934.

Dati epidemiologici nazionali

I Paesi europei maggiormente interessati dalla brucellosi sono quelli del Mediterraneo; infatti, nel 2008 circa l’85% dei casi di brucellosi umana segnalati si sono verificati in Grecia, Italia, Portogallo e Spagna. I casi riportati nei Paesi del Nord Europa sono principalmente “casi importati”, poiché associati a persone di ritorno da viaggi in Paesi dove la brucellosi è endemica (EFSA, 2010).
A livello nazionale la brucellosi è ancora oggi presente, anche se la maggior parte delle province del nord e centro Italia ha acquisito la qualifica di “territorio ufficialmente indenne”, e la malattia persiste principalmente nelle regioni del sud Italia e in Sicilia.

Piani di eradicazione e Azioni di controllo

A livello nazionale è in atto un Piano di Eradicazione per la brucellosi, che prevede l’esecuzione di controlli sierologici periodici presso gli allevamenti bovini, bufalini ed ovi-caprini, che variano per cadenza e percentuale di animali da controllare in base allo stato sanitario della provincia o della regione in cui insiste l’azienda. In particolare per le province non ufficialmente indenni è stata emanata dal Ministero della Salute una Ordinanza Ministeriale che prevede specifiche misure straordinarie per l’eradicazione della brucellosi.

Raccomandazioni

La brucellosi è una zoonosi che viene trasmessa per via alimentare mediante il consumo di alimenti prodotti con latte crudo contaminato e suoi derivati, oppure è una malattia professionale delle categorie a rischio. Pertanto si consiglia di:

  • evitare di consumare alimenti derivati da latte crudo provenienti dalle regioni in cui la malattia è endemica
  • rispettare le norme di biosicurezza negli allevamenti
  • movimentare gli animali nel rispetto della normativa vigente
  • utilizzare i dispositivi di sicurezza quando si manipolano animali, organi o matrici potenzialmente infetti

Data di ultimo aggiornamento: 27 marzo 2023

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La foto in evidenza è tratta dal sito Altragricoltura

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