Non riusciamo ad immaginare più ormai cosa altro debba succedere prima che i nostri eroi si rendano conto del bisogno di imboccare al più presto altre strade. Con le attuali, la destra, in un vuoto sempre più grande di partecipazione, tende a rafforzarsi.

Qui non è tanto un problema di coalizione. Un tempo, quando le forze che andavano a comporla mantenevano un minimo di capacità di rappresentanza di spezzoni di società questo era vero. Ma ora, quando invece questa benché minima funzione è venuta meno – o meglio, è stata scientemente destrutturata – non basta evocare coalizioni larghe e unitarie per ambire alla vittoria.

E infatti, in tutte le combinazioni possibili, la mazzata è pesante. E lo è anche e soprattutto per tutto quello che si colloca a sinistra del PD, del tutto coinvolto nella sua inessenzialità nella società.

Le velleità dei 5Stelle risultano mortificate mentre per lo stesso PD che pure tira un sospiro di sollievo per una rotta mancata e per tutte le OPA fallite, rimane inchiodato a quel 20% .

E ora?

Chi è disposto a cambiare il proprio gioco a sinistra?

Siamo abbastanza sicuri che poco accadrà. E quel che accadrà sarà molto lontano da quel bisogno di rivoluzione culturale e progettuale di cui vi sarebbe bisogno. Lo dice bene su il Manifesto di oggi Domenico De Masi: è il capitale oggi a fare le rivoluzioni, con il proprio segno ovviamente, e le impone ai dominati. I dominati tutt’al più, si baloccano con il riformismo…

Senza liberarsi della tara neoliberista di questo trentennio nessuna nuova sinistra potrà nascere.

E allora il problema non è la somma delle sigle: questo campo puoi allargarlo quanto vuoi ma se non riprendi un pensiero critico tanto forte da animare un orizzonte diverso di società; se non ti riancori alla società in modo così forte da coincidere con la parte che vuoi rappresentare il tuo futuro; se non ripensi le forme del politico e della partecipazione, rimarrai somma di ceti politici che non comunica, non attrae, non mobilita.

Questo è.

Dice, ma come si fa, è difficile, ci vuole un tempo lungo…Sì: nessuno sa in partenza come si fa, è complicatissimo e ci vuole un tempo più lungo di quello della gara per un segretario nuovo , molto più lungo.

Ma ci sono alternative?

E poi, chi può dire che proprio in questo carattere per tanti versi inedito di una sfida e in questo suo dover essere per forza corale – o semplicemente non essere – non si ritrovino anche gli elementi possibili di fascino e di entusiasmo?

Gianfranco Nappi

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2 commenti

  1. condivido in pieno, ma sento la necessità di ricordare una mia lucida
    emozione ad alta voce quando ieri sera ( verso le 21,)ho ascoltato i risultati ” Qui veramente la democrazia è a rischio”, con forme nuove e più subdole. Ora più che mai è fondamentale aggregare, rendere realmente protagonisti ” dirigenziali” n prima persona i giovani sui grandi problemi sempre più allarmanti: clima, ambiente, lavoro, povertà e giustizia sociale che sono stati sempre patrimonio dell’identità della cultura e della politica della Sinistra…. prima che la destra di Meloni se ne impossessi come strumenti di propaganda ( slogan) per la gente mentre rafforza poteri di controllo e ….il

  2. Sogno un partito che lotti :
    per disfarsi del liberismo, per difendere la fascia fragile della società, per costruire un nuovo sindacato, per di fendere la democrazia e la costituzione. Senza accettare compromessi per andare al governo del Paese.

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