Alla mia Portici piccola patria
Questa essenziale dedica nel suo essere pregiata è il primo tassello con cui Pietro Gargano ci conduce nel suo originale libro tutto dedicato a San Ciro, patrono di Portici (NA) festeggiato in forma religiosa il 31 gennaio. La sua “penna” con l’ironia tutta sua, incisiva nella sua leggerezza, nell’introduzione ci comunica

All’antivigilia di Natale del 2020 avvertii come un pugno alla schiena, leggero ma incessante. Pensai a un banale dolore intercostale e me lo tenni addosso per tre giorni. Finalmente mi decisi a chiamare il medico. Venne e l’elettrocardiogramma rivelò un infarto in corso. Mi affidai a San Ciro Medico nostro”. Una ventina di giorni battaglieri, obiettivi di salute raggiunti, ritorno a casa. “D’istinto, mi misi subito a ritoccare gli appunti di lavoro che, da porticese purosangue, da tempo dedicavo a San Ciro. A fine agosto del 2021 nuovo pugno dalle parti del cuore. I sudori freddi mi spinsero a chiamare il 118. Altro ricorso a San Ciro, altra ambulanza…”. Altri giorni battaglieri, nuova terapia e fiducioso ritorno a casa. “Ho rimesso mano al lavoro su San Ciro, dedicandogli l’unica cosa che so fare: scrivere…… Ed ecco il libro . Lo considero un ex-voto speciale, da mettere accanto ai pezzi di anatomia in argento e ai quadretti naif offerti da devoti grati al Santo che ha protetto non solo Portici nell’ultima pandemia

31 gennaio 2023: telefono a Pietro per scambiarci i doverosi auguri per San Ciro, ormai da buona laica so che il Santo ci servirà sempre più. Sussurro: Pietro, sono un’altra volta immersa nel tuo libro. Risposta: “E FAI BENE!”
Ora auspico a me stessa di saper riportare bene qui i tratti salienti dell’originale lavoro del mio amico, “Pietro il grande”, conosciuto anni fa collaborando alla realizzazione del Convegno (interdisciplinare e ben articolato) “PORTICI riscopre -Portici” nel Museo Nazionale ferroviario di Pietrarsa, 28 – 29 maggio 1987.
Il testo è un itinerario di conoscenze quasi sorprendenti affiorate dalla raffinata cultura dell’autore, l’intestazione di ogni capitolo indica una tappa che richiede una sosta attenta per accogliere rilevante documentazione del passato lontano e vicino, diligenti annotazioni antropologiche del presente che sollecitano insoliti sguardi verso il futuro.

• UN MEDICO CONTRO I CIARLATANI
• “VI DONO IL MIO AMBULATORIO”
Pagine con dettagli storici importanti e un efficace affresco di Alessandria d’Egitto riconosciuta capitale della scienza clinica già nella seconda metà del terzo secolo. Qui Ciro aveva raggiunto una bella fama non per i miracoli a lui attribuiti ma soprattutto come scienziato che combatteva i relitti della ciarlataneria. Seguendo le orme di Galeno (130 -200 circa d.C.) aveva scelto la sua missione di medico lontano da ogni desiderio di ricchezza e dedito ad ogni tipo di fatica. Non sono arrivate notizie precise sui genitori, probabilmente cristiani e benestanti, ma si tramanda che la scelta del nome del proprio figlio sia stata motivata dal suo significato “ nobile e guerriero: si può essere pacifici combattenti del proprio credo”. È certo che Ciro nel quartiere di Doryzim fondò un laboratorio per preparare rimedi con un ambulatorio gratis per tutti gli ammalati; egli stesso andava a visitare i più poveri e i più sofferenti senza dimenticare i nobili che lo cercavano. Le tante testimonianze sulla singolarità dei suoi metodi terapeutici finalizzati alla cura del corpo e dello spirito e il riconoscimento di una sua operatività divina accresceva la sua fama che, sempre più, alimentava crescenti irritazioni negli emissari dell’impero romano.

• UN EREMITA NEL DESERTO
• ARRIVA GIOVANNI IL SOLDATO
• LA PERSECUZIONE DI DIOCLEZIANO
• DA ALESSANDRIA A MENOUTHIS


Un susseguirsi di fatti storici fu causato dalla durissima persecuzione imposta da Diocleziano: innumerevoli gli assassini di cristiani e dal 296 anche ad Alessandria si diffuse un notevole terrore. Naturalmente Ciro occupava il primo posto tra i cristiani da annientare, ma fu aiutato. Fuggì, divenne profugo, attraversò nuovi territori, forse raggiunse Petra e anche zone settentrionali del Marocco. Per Sofronio* “Non fuggì per timore, ma per uniformarsi alla parola di Cristo che dice” allorché siete perseguitati in una città, rifugiatevi in un’altra”. La fama di lui come operatore di miracoli si diffondeva anche per viandanti e carovanieri ma per gli stessi si divulgava l’editto di Diocleziano del 298: molti giovani soldati cristiani seguirono l’esempio di Ciro che, intorno al 303, superando specifiche difficili prove, indossò un rozzo saio con un cordone. Divenne monaco, eremita. Il soldato Giovanni nella sua fuga lo cercò, lo raggiunse e divenne suo discepolo devoto. Per Sofronio “Una coppia di Santi tre volte beata” mentre la persecuzione di Diocleziano diventava sempre più capillare ed efferata.


• ATTANASIA E LE TRE VERGINI
• PIU’ FORTI DELLA TORTURA
• IL MARTIRIO A CANOPO
• DA ALESSANDRIA A MENOUTHIS

Il viaggio verso Canopo fu il lungo cammino di due atleti della fede, sorretti da una certezza che gli permise di vincere la debolezza causata dai digiuni …Per Ciro fu un cammino verso le proprie radici… raggiunse una prigione dove conobbe la disperazione di Attanasia per le tre figlie bellissime e purissime. Dominava in lei il terrore che Teotiste di 15 anni, Teodosia di 13 ed Eudossia di 11 anni diventassero preda succulenta dei potenti ma, attraverso le parole di Ciro e Giovanni, tutte e quattro ritrovarono una grande forza di fede tanto da reggere – con inattesa dignità –all’imposizione di assistere alle torture a cui furono sottoposti i due emissari della fede per poi subirle tutte e quattro insieme. Nelle pagine con un susseguirsi di minuzie storiche sono riportate narrazioni delle orrende torture e il martirio fu tramandato come leggenda raccolta dalla tradizione pia. Cristiani raccolsero in un mantello le spoglie dei due martiri, fu data loro sepoltura nella chiesa di San Marco ad Alessandria; nell’estate del 414 furono portate a Menouthis da Cirillo che, pur avendo sognato un angelo che gli raccomandava solo Ciro, non volle separare Giovanni da Ciro e durante le tappe del viaggio espresse grandi lodi per entrambi. Nel luogo del martirio ora sorge Abukir (più conosciuta per la vittoria della flotta di Orazio Nelson su quella napoleonica) dove sono ancora conservate le due chiese dedicate a Ciro e a Giovanni. Dopo l’editto di Costantino (313) i pellegrinaggi divennero innumerevoli per la ricerca di guarigioni perché più forte era il culto di Ciro come medico. Pietro Gargano afferma che Ciro forse visse 35 – 40 anni, ci rende partecipi ad un susseguirsi di fatti della cronaca storica spesso intrecciati, ci dona anche una bella argomentazione sulle immagini di San Ciro che hanno attraversato i secoli e, conducendoci in qualche chiesa, sull’iconografia attuale dello stesso santo. Ci sollecita a riflettere sul fatto che il rapporto fra i napoletani e i santi è complicato: Il napoletano, più che implorare aiuto, tenta di stabilire un patto con il celeste referente. Crede e prega: ha dunque il diritto di pretendere la grazia. Efficaci i riferimenti a San Gennaro e a San Giuseppe Moscati e a quanto San Ciro abbia vegliato bene sui suoi devoti napoletani.


• I PRIMI SETTANTA MIRACOLI
La conversione al cattolicesimo rappresentava il passaporto della grazia. Il santuario di Menouthis era, di fatto, una piccola Lourdes dell’antichità … Alcuni infermi rimasero lì per anni, attendendo la guarigione. Si tramanda che sui muri venivano graffiate iscrizioni di ex voto e apparvero varie immagini dipinte di San Ciro. Nelle pagine ogni miracolo è ben descritto seguendo una rigorosa successione numerica: la lettura crea una singolare simbiosi tra la testa e il cuore e poi affiora un sorriso quando emerge qualche miracolo alla rovescia: non guarigione, ma malattia inflitta ai sacrileghi e ai miscredenti.


• DA MENOUTHIS A ROMA
• DA ROMA A NAPOLI
• MISSIONARIO NEL NOME DI CIRO

Pagine di storia, dense di annotazioni con un inserimento di personaggi importanti investiti da visioni e messaggi attraverso i sogni ed un continuo diffondersi di racconti sui miracoli fatti da San Ciro, il cui culto diventava sempre più potente – sia in Oriente che in Occidente – tanto che acquistò importanza la diaspora delle reliquie dei due monaci e non fu lineare il loro trasporto. Dopo Menhouthis la prima tappa fu a Costantinopoli, poi a Bari ed infine a Roma dove ebbe un ruolo centrale la visione della religiosa nobile Teodora famosa perché aveva fatto già erigere un tempio a Santa Prassede. In quell’epoca i documenti originali subivano facilmente manomissioni e tanti erano i refusi nelle trascrizioni ma è considerata giusta la conclusione che la data più probabile della traslazione a Roma va collocata sotto il pontificato di Innocenzo II, fra il 1130 e il 1143. Altri fatti del periodo sono da scoprire in queste pagine e Non è improbabile che qualche frammento del corpo di Ciro fosse giunto a Napoli già nel 1594: le annotazioni storiche appaiono più intriganti e noi napoletani possiamo gustarle con particolare complicità scoprendo particolari significativi anche di alcune chiese, di alcuni luoghi e di specifici riti religiosi creati per potenziare il culto di San Ciro e la fede nei suoi miracoli. Qui voglio solo ricordare che il “Missionario nel nome di Ciro” – Francesco de Gironimo nato nel 1642 e morto nel 1716 – fondò anche il Monte di San Ciro, istituzione benefica destinata alla redenzione delle “pubbliche peccatrici” chiamate “maddalene”.


ALTRI OTTANTA MIRACOLI
In molte parti d’Italia il culto di San Ciro assunse sempre più centralità nella devozione popolare: è testimonianza l’opera del gesuita Francesco Paterno che, nel comporre nel 1707 la raccolta di ottanta miracoli del monaco medico – non sempre ratificati dalla chiesa – ci ha lasciato una considerevole e accattivante documentazione per decifrare meglio i costumi dell’epoca.
Nelle pagine la raccolta con gli ottanta miracoli riportati in rigorosa successione numerica.

• A PORTICI STATUA PRODIGIOSA
• ALCUNE PREGHIERE SPECIALI
• LA TESTIMONIANZA DEL PARROCO GALDIERO
• LE EDICOLE VOTIVE
• LA FESTA PORTICESE VISTA DA UN PITTORE

“Luntamente /luceva – aperta – ‘a cchiesa / ‘e San Ciro putente /addò faccette ‘o vuto ‘e te spusà”: questi versi di Salvatore DI Giacomo per Pietro Gargano hanno riconfermato l’identificazione fortissima e intramontabile tra il Medico Santo e Portici, ai piedi del Vesuvio. Una terribile carestia colpì Portici nel 1763 determinando terrificante fame tra i suoi abitanti, razzie di sciacalli e il diffondersi di una pestilenza assassina. Nella devastante disperazione, per i porticesi l’ancora di salvezza fu chiedere il soccorso a San Ciro con tanti inediti modi e il buon parroco Giuseppe Moscatelli si prodigò. Si ritrovò contagiato dalla peste nel 1764 ma incrollabile fu la fede nei prodigi miracolosi di San Ciro. Fame e pestilenza furono annientate. Giuseppe Moscatelli nel 1770 volle ringraziare in modo eclatante: diede vita ad una colletta di tutti i devoti e fece erigere la Statua di San Ciro per opera dell’importante scultore napoletano Ferdinando Sperindeo. Da secoli la Statua è considerata prodigiosa: Il 31 gennaio, giorno di San Ciro, la città è tutta in festa religiosa e in tantissimi nel santuario di Piazza San Ciro fanno pazientemente fatica ad accostarsi – pregando e, chissà, chiedendo qualche grazia – alla Statua di San Ciro circondata da accurate composizioni floreali. La prima domenica di maggio tutta Portici è in festa con i colori della primavera che rendono ancora più bella la solenne processione con l’inconfondibile statua che domina su tutti, superando i confini della grande folla partecipante per intramontabile devozione. Sono stati introdotti altri riti, altre piacevoli tradizioni, altre tipiche espressioni linguistiche, alcune preghiere speciali, un inventario del 1969 con i corrispondenti indirizzi delle tante edicole votive a Portici, fatto per l’impagabile Beniamino Ascione. La lettura di queste pagine è imperdibile soprattutto per i porticesi ed altri vesuviani “vicini di casa”.


• ALTRI PRODIGI
• IL CULTO A VICO EQUENSE
• FEDE E FOLKLORE IN CAMPANIA
• SAN MARCO IN LAMIS, TERRA DI PRODIGI
• ALTRE DEVOZIONI IN PUGLIA
• LE TRE PROCESSIONI DI GROTTAGLIE
• IL CULTO MARINEO (E IN AMERICA)
• GLI 86 PRODIGI SICILIANI
• LA GRANDE FESTA DI MARINEO
• NEL RESTO DEL SUD

Queste ulteriori pagine di Pietro Gargano non possono diventare oggetto di una sintetica presentazione e devono trasformarsi in un invito accorato per un viaggio con il cuore e con il corpo anche in luoghi per qualcuno non conosciuti: sono una guida accattivante che trasmettono una passione autentica nella scoperta/riscoperta di tante unicità che compongono anche la bellezza antropologica di nostre terre vicinissime e lontane. Queste pagine danno spazio a sorrisi di solidarietà umana nella sincera peculiarità di fedi e di tradizioni che ancora riescono ad illuminare nostre giornate con espansioni notturne.


• SPECIALISTA DI OGNI BENE
• MASSIMO TROISI E SAN CIRO
• SAN CIRO E IL CORONAVIRUS
• IL NOME CIRO
• CURIOSITA’
• Bibliografia
• Biografia dell’autore

L’intero volume (pag.175, 2021 Magma sas, € 15) nelle sue contenute dimensioni cartacee è come uno scrigno: lo apri e trovi anche gioielli trascurati, dimenticati. Risplendono di luce propria anche quelli piccoli…. poi ne assapori un rinnovato valore, con qualche pregio in più……e perché no? Affidiamoci a San Ciro. Ognuno con le proprie modalità.
Rosanna Bonsignore

Tutte le parti in corsivo si riferiscono all’esatto testo scritto di Pietro Gargano. Per l’impostazione metodologica data a questo articolo diventa superfluo riportare il numero della pagina da cui è estrapolato ogni singola citazione.


*Sofronio Eusebio Girolamo, nato a Stridone intorno al 347 morì nel 420 a Betlemme. Venerato come San Girolamo, Gerolamo o Geronimo, fu un monaco cristiano romano che viaggiò in Oriente e si fermò come eremita nel deserto di Calcide, a sud di Aleppo. Teologo e traduttore, Dottore della Chiesa, tornò a Roma e visse lì per un periodo dando vita a un circolo biblico. Ripartì per l’Oriente nel 385, seguito da alcuni fedeli. Infine si fermò a Betlemme, lì fondò una scuola gratuita e morì nel 420. A lui si deve la traduzione in latino di una parte dell’Antico Testamento greco e dell’intera Scrittura ebraica.

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1 commento

  1. Grazie InfinitiMondi. È giusto segnalare che dopo ” Il 31 gennaio 2023″ non risultano riportate le parti in corsivo corrispondenti a parti dell’esatto testo scritto da Pietro Gargano, scelte perché
    per me richiamano il suo stile comunicativo.
    La prima nota motiva la mancanza di note bibliografiche.

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