Lo scorso anno abbiamo partecipato al Festival del libro di Napoli con quattro eventi di grande qualità.

Quest’anno abbiamo accolto ben volentieri l’invito a rinnovare la partecipazione.

Questa volta, avevamo anche prenotato uno Stand espositivo ( costo 400 euro ). La nostra prenotazione ‘pagante’ avrebbe  consentito anche di ospitare gratuitamente, per il suo alto valore l’ANPI.

Abbiamo definito così con gli organizzatoril’ipotesi di 4 eventi di grande rilievo culturale, a cominciare da quello di apertura, con il volume sulle 4 giornate e il CD di musiche e canti dedicati alla Resistenza con ANPI e Istituto Campano per la Storia della Resistenza e, poi, Livia Turco, Vandana Shiva. Mario Tronti, Esther Basile e Pietro Folena.

Questa ipotesi di dettaglio, come richiesto…è stata inviata,abbiamo ricevuto l’ok, abbiamo definito con gli Autori.

Bene.

Abbiamo discusso tra di noi nelle nostre riunioni del programma.

Nonostante avessimo ricevuto già conferma , al momento della definizione della prenotazione, ci viene rappresentato che ad ogni presentazione, doveva corrispondere anche il pagamento di una quota aggiuntiva per la sala.

E lì ci siamo incazzati dobbiamo dirvi.

Quindi, una manifestazione che l’anno scorso era Napoli Città Libro –  come ci sono rassegne in tante altre città della Regione dedicate al Libro, a cominciare da Salerno che continua a chiamarsi Salerno Libri… –  quest’anno diventa Campania del Libro… e la gestione è affidata a quello  che ieri si chiamava Napoli Teatro Festival e oggi si chiama… Campania Teatro Festival…

Una Manifestazione che riceve un sostanzioso contributo dalla Regione Campania; che riceve un contributo dagli Editori che pagano per il loro Stand, anche quelli che come noi non hanno una dimensione commerciale, e va bene; per la quale i visitatori devono pagare per l’ingresso, e già va meno bene se davvero si intende promuovere la cultura per tutti; poi anche se vuoi presentare un libro devi pagare?

Ci è sembrato davvero troppo: questa è cultura a pagamento, nel senso che chi la produce, gli editori, spesso piccoli, non solo se la devono pagare per ‘farla’, ma anche per ‘rappresentarla’.

Alla faccia del rilancio della cultura e del libro.

Non ci stiamo.

Preferiamo a questo punto – ne abbiamo parlato anche con l’ANPI che ha espresso adesione a questa nostra reazione  – realizzare in un altro luogo simbolico e pubblico della città, in quei quattro giorni che coincidono sostanzialmente con quelli delle 4 giornate di Napoli un piccolo  Festival del libro resistente, pacifista ed ecologista  e della memoria democratica e antifascista.

E vaffa….

E quegli euro che avremmo investito per finanziare…Campania Teatro Festival  a questo punto preferiamo   investirli in una iniziativa autonoma e totalmente libera.

Ci perdiamo qualcosa. Credo molto di più lo guadagniamo.

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