Abbiamo chiuso la gastronomia sociale Sfizzicariello il 12 di marzo 2020. La sera prima un capitano della Guardia di Finanza passando per un controllo ci disse che vendendo cibo da asporto da lì a breve avremmo, secondo le ordinanze regionali, dovuto chiudere l’attività. A dire il vero già da lunedì 9 marzo i soci con disabilità psichica, con cui facciamo inclusione lavorativa e sociale, sia per loro scelta (parlandone in famiglia) sia per mia decisione; già non stavano venendo più al negozio. Eravamo soltanto io, l’educatrice Lisa Minichino e la cuoca Lina Chiariello.

Per le persone con disagio psichico avere una routine è calmante e dà serenità, e chiudere la nostra attività ha comportato uno shock che chi ha parenti o amici con questo tipo di patologia sa di cosa sto parlando.

È stato molto duro impedire ai nostri soci di frequentare il locale, infatti ancora adesso mi chiedono quando finirà tutto e se si potrà tornare allo Sfizzicariello. È difficile spiegare che non dipende da me, ma dal come si evolverà la situazione. A maggior ragione quando in seguito l’hashtag #iorestoacasa, il gestire da parte delle famiglie la reclusione dei propri congiunti più vulnerabili è diventato terribile. Ad esempio mio fratello Luigi (disabile psichico) nei momenti di stress (come ho detto il semplice cambiamento di routine) quando ha una forte crisi di panico che risolve uscendo di casa facendo lunghe passeggiate. Per la mia famiglia se capitasse ora, unito al terrore di non sapere dove si dirige, si aggiunge il timore che possa essere fermato dalla polizia e che si possa generare un qualche diverbio dovuto soprattutto al suo momento di forte paura. Credo che molte famiglie e persone in situazioni peggiori della mia (anziani con alzheimer, persone con sindrome autistica, donne maltrattate…) stiano vivendo in questi giorni già provati dalla paura di essere contagiati, momenti di ulteriore ansia.

Questo periodo critico di quarantena che temo durerà ancora per tanto tempo, oltre allo scontato danno finanziario/economico e sanitario, ovviamente prioritario, si è venuto a trascurare il contraccolpo psicologico, relazionale e spirituale che a mio avviso deve essere non secondario negli interventi, anzi aggiungo forse prima di qualunque altra cosa. Sono anni che mi batto per la reciprocità, la fraternità e per l’universalità del welfare, faccio mio il paradigma dell’economia civile e della sussidiarietà circolare; e mi sono reso conto, confermando le mie critiche e lotte, che nel momento di emergenza più grave e mediatica: le istituzioni, i corpi intermedi, la politica e finanche il mondo culturale hanno scelto la vecchia via capitalistica tipica della modernità del XX secolo. Tutto questo senza rendersi conto che siamo nel pieno dell’epoca dell’ONLIFE, dell’infosfera e della quarta rivoluzione digitale iniziata con l’algoritmo di Alan Turing  come teorizzato dal filosofo Luciano Floridi, e quindi di nuove forme di governance, di nuovi paradigmi economici come di cui prima l’economia civile teorizzata dall’economista Stefano Zamagni che vanno oltre lo statalismo e liberismo Fordiano-Taylorista.

Adesso le imprese devono essere civili e onlife facendo proprie nuove infrastrutture etiche e di capitale semantico. Quindi ad alto Impatto Sociale, sempre più necessario in questa nuova epoca di “distanziamento sociale” inaugurata dal Covid-19 che comporterà un enorme cambiamento del nostro stile di vita. Infatti non potremmo più andare in luoghi in cui siamo fisicamente vicini: biblioteche, librerie, locali di intrattenimento, e le stesse riunioni che svolgo con gli sfizzicarielli (così ci chiamiamo tra noi) tanto importanti per l’inclusione sociale.

Ho 45 anni e sono molto critico con la mia generazione che non si è saputa fare classe dirigente, se adesso viviamo questa miopia politico-istituzionale è soprattutto colpa nostra. È vero che le generazioni precedenti non hanno pensato molto a noi e che gli ultimi trent’anni sono stati sconcertanti, infatti per i millennials fa molto più “cool” non studiare, ma adesso non possiamo più non essere coinvolti nella gestione di questa nuova fase che durerà molto tempo e di cui soprattutto dobbiamo essere protagonisti per la ricostruzione utilizzando tutti i saperi, le tecnologie, la forza spirituale di cui siamo capaci altrimenti si correrà il rischio che l’umanità non si riprenderà più.

Questo coronavirus oltre a farci morire di polmonite ci ha imposto una riflessione su chi siamo e soprattutto ci obbliga a trovare soluzioni innovative e originali per VIVERE insieme e per aiutare chi verrà dopo di noi, sperando di non sprofondare in una deriva antidemocratica che in questi giorni vedo tanto aggirarsi tra noi.

Saluti

Ing. Carlo Falcone Presidente Arte Musica e Caffè Cooperativa Sociale (Sfizzicariello) . Presidente Associazione Sudd

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2 commenti

  1. Beh, Carlo, una riflessione sul Welfare si rende necessaria perché sarà tutto più difficile. E se passi avanti faticosamente si erano fatti, ora temo che gli ultimi saranno ancora più ultimi, inutili … ma ecco …mentre scrivo …mio figlio, rigorosamente in casa da giorni, lui sempre così dinamico, posta sul suo gruppo una bella immagine con l’arcobaleno e la scritta “Dopo ogni tempesta torna il sole sempre!” … I nostri ragazzi hanno risorse che sempre ci meravigliano!

    1. Cara Roberta, sulle risorse sono pienamente d’accordo altrimenti lo Sfizzicariello sarebbe durato molto poco

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