Normalità …responsabilità … sono le parole che ricorrono in questi giorni in cui tutto quello che pensiamo o diciamo sembra impari rispetto alle straordinarietà che viviamo. Un’altra parola da un po’ mi frulla nella testa: Fraternità. Appare immediatamente come un richiamo evangelico (ah, Roberta bizzochella…!). Ma in realtà fa parte anche della laicissima triade della Rivoluzione francese, “Liberté – Egalité – Fraternité”, di cui sembra però essere rimasta la sorellina minore, trascurata, il “parente povero”, secondo la definizione di Mona Ozouf. Perché?, mi chiedo. Libertà è una rivendicazione dei diritti individuali di ciascuno di noi. Eguaglianza richiama l’originale stato di natura di tutti noi. Fraternità si apre al concetto di relazione. Nasciamo liberi, nasciamo uguali (Rousseau docet), ma essere fratelli implica una volontà, un’apertura all’altro, che è rimasta in ombra nella grande Rivoluzione borghese.
Ora la pandemia mette in discussione tanti dei miti, delle sicurezze costruite in questi anni. Sembra richiamare in campo alcuni degli interrogativi dei più accorti studiosi della contemporaneità. Dalla lucidità di Bauman, “In questo mondo nuovo si chiede agli uomini di cercare soluzioni private a problemi di origine sociale, anziché soluzioni di origine sociale a problemi privati”, alle riflessioni di monsignor Paglia sul “crollo del noi” come una delle gravi emergenze del nostro tempo.
“Ne usciremo migliori?”, si interroga Paolo Giordano in un suo recentissimo instant book. “Ho paura di no”, è la sua risposta. E’ anche il mio timore. Ma, ancora una volta, dobbiamo provarci.
“Nessuno si salva da solo”, ha detto papa Francesco, evidenziando come oggi più che mai abbiamo bisogno di tutti, “delle persone comuni”. Con altri riferimenti, geo-politici, potremmo dire, “non ci si salva da soli” è stato il leit-motiv del discorso quasi contemporaneo (una coincidenza?) del presidente Mattarella. Ecco, per me questo richiamo religioso e laico alla fraternità sembra un ponte molto molto complesso da costruire, ma l’unico possibilmente solido per intravvedere “il sol dell’avvenire”.

Roberta Calbi . Docente e animatrice dell’esperienza di Infinitimondi.

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7 commenti

  1. È vero Roberta! Ho seguito con attenzione il Presidente Mattarella ( mi colpisce sempre il suo sguardo sorridente) e sono stata avvolta dalla dolcezza indecifrabile e il rigore meditativo nell’inedita San Pietro.
    Ho pensato: che coincidenza!????! E poi ho immaginato, rivisto con il #io sto a casa Ponte Santangelo. Bella la tua idea: costruire, nonostante la complessità , un ponte reso solido dalla fratellanza, sintesi di religione e laicità.

    1. Bello l’artIcolo Roberta. E profondo. La Fraternità nasce tra le persone semplici. Quelle che hanno vissuto esperienze di forte disagio sociale. Per costruire il ponte che unisce il Ricco Opulone a Lazzaro ci sarebbe bisogno di molta, moltissima umiltà.

  2. Molto bella e profonda questa riflessione. Anch’io credo che il senso di fraternità sia stato dimenticato nei lunghi anni dal dopoguerra ad oggi ma che stia ritornando ora fortemente. Non c’è nulla da fare… L’uomo ha bisogno della paura della malattia, della solitudine, della morte per uscire fuori dal suo egoismo….. Molte persone credono di poter risolvere problemi e “salvarsi,” anche da soli facendo a meno degli altri…Io invece, ho sempre sostenuto che ‘non ci si può salvare da soli’… Si può fare un percorso individuale di vita, di discernimento ma solo l’amore delle persone ‘può salvarti dal baratro’… Io l’ho vissuto sulla mia pelle….
    M.Giovanna Boso

  3. Sono d’accordo senza avverbi che mi sembrano inappropriati, ma con tanti punti esclamativi. Sono riflessioni che ci invitano a riflettere, a ridiscuterci, ad imparare che saper pensare è altrettanto importante quanto saper utilizzare gli strumenti moderni. Ma il concetto stesso di pensare dovrà cambiare . Pensare dovrà essere un tutt’ uno con l’agire di conseguenza anche con intuito ed emozioni. Quella “intelligenza emotiva” di cui scrisse Goleman nel secolo scorso, mal utilizzato, mal compreso, applicato peggio. Grazie Roberta
    r

  4. Sono d’accordo senza avverbi che mi sembrano impropri, ma con tanti punti esclamativi. Sono riflessioni che invitano, anzi dovrebbero costringerci a riflettere. Riflettere soprattutto per imparare a pensare di nuovo. Ma anche per cambiare il concetto stesso di pensare. Il nuovo pensiero dovrebbe essere un tutt’ uno con l’agire. Altrimenti non è pensiero fertile, diventa tutto ciò da cui siamo afflitti. Penso quanto possa essere lontana la fraternità dalla fratellanza. Mi riferisco a quella Intelligenza emotiva che Goleman scrisse il secolo scorso, Poco compreso, Poco accettato, molto utilizzato, molto strumentalizzato. Grazie Roberta.

  5. Un invito alla Fraternità come unica possibilità di salvezza. Un male mondiale, un invisibile virus, cartina al tornasole rivelatrice di quanto siano vani ed evanescenti i rapporti tra i Paesi e all’interno dello stesso Paese, quando sono solo economici. Pur essendo orientata al sentirmi sulla stessa barca con gli altri, mi colpisce sempre molto la capacità/necessità di alcuni, tanti, di essere un organismo collettivo, di esserlo così intimamente e pubblicamente. Insieme, come in una coreografia di un balletto, come nel saluto al Sole, come nella Messa, come nelle Olimpiadi, come nel conto alla rovescia di Capodanno.
    Dove si riconosce una Bandiera di Valori superiori a quelle che sono le capacità del singolo, per intuito, le persone si avvicinano, cooperano. Lo stesso intuito ci rende capaci di succhiare prima ancora che di respirare. È l’istinto di sopravvivenza. È la primitiva necessità di sopravvivere che ci spinge ad accrescere le nostre conoscenze, i nostri averi, tutto quello che è nostro, ma in realtà “mio”. Anche il concetto di Popolo, secondo me, si basa più su una divisione che su una Unione: un insieme di persone, giuridicamente organizzate, sopra un territorio. Sono tutti paletti, muri, linee di confine? Non lo so. Forse per costruire i Ponti, invece dei Paesi, bisognerebbe avere nuovi ingegneri e nuove mentalità e progetti, più che nuovi mattoni e nuovi collanti.
    Che Lezione: un infinitamente piccolo mette in scacco il Mondo intero.

  6. Gentile prof.ssa Roberta, le sue giuste riflessioni sono molto stimolanti… che sia un tempo di crisi che ci faccia riscoprire l’umanità e la sua inestimabile dignità, i suoi ineludibili bisogni. Mai come ora si sono evidenziate, in questa crisi della pandemia, le distorsioni di una politica e di una economia che da decenni hanno perso di vista la loro natura ontologica: mettersi al servizio delle persone. I vergognosi tagli alla sanità pubblica e il finanziamento dell’industria delle armi sono qualcosa di inaccettabile e di mostruoso!! Certamente il delicato e complesso “ponte” da costruire che lei indica ha il suo cemento nella forza della compassione, lodevole passione come ricorda Aristotele, sinergia che nasce quando siamo capaci di rientrare in noi stessi ed ascoltare il pianto dell’umanità. E’ un ritorno agli abissi della nostra profondità, a scoprire quella verità che abita in noi come ci ricorda S. Agostino, un ritorno a vivere da creature in armonia col creato e col suo Creatore.
    Grazie di cuore e un caro saluto

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