Sbaglierebbe il PD, e con esso l’intera coalizione in formazione in Campania, se sottovalutasse l’importanza di tante prese di posizione di un’area ampia di militanti e, in modo non meno significativo, di intellettuali che esprimono disagio e critica per le modalità e per i contenuti, che discendono da quel metodo, con cui si opera in Campania verso il voto: da ultimo pochi giorni fa Aurelio Musi.

Non siamo in presenza di singoli dissensi che, per quanto autorevoli, avrebbero ben poco peso. Quello che emerge è un vero e proprio sommovimento che coinvolge settori larghi di elettorato attivo e della sinistra che si sente in qualche modo tradito in attese e aspettative di rinnovamento di pratiche democratiche e di contenuti necessari di giustizia sociale ed ambientale.

Come sottolinea giustamente Musi, è tutto materiale buono per allargare ancor di più l’area della disillusione e del non voto. Noi stessi ci siamo ritrovati ad usare l’espressione: non in mio nome! ( la precedente riflessione : https://www.infinitimondi.eu/2025/08/13/note-a-margine-39-cresce-il-malessere-nel-pd-e-nel-centrosinistra-per-le-scelte-che-si-annunciano-in-campania-due-appelli-alla-ricerca-di-uno-sbocco/  )

Fino ad ora risposte non sono venute: eppure i giornali sono pieni di indiscrezioni da settimane che, non sconfessati da alcuno degli interessati, ne lasciano presupporre la fondatezza: Io appoggio te se tu mi fai fare questo, e ti dico di si se mi dai in cambio quest’altro…un mercato, senza fini e, dunque, senza fine.

Che fare?

Davvero a tutta quest’area del malessere che attraversa tutti i partiti e coinvolge fasce ampie di non voto abbastanza consolidato, di protagonisti di Movimenti che si ritrovano senza alcuna risposta da anni oramai, da ultimo Rigenera Campania, non rimane che  assistere, rifugiarsi nell’area del non voto o piegare il capo turandosi il naso di fronte al pericolo della destra?

Il pericolo della destra  è certo un elemento reale della situazione, salvo a specificare che la forza della destra è direttamente proporzionale alla incapacità dello schieramento democratico e di sinistra di esprimere, nelle vitali differenze al suo interno, elementi basilari di comune cultura politica alternativa proprio alla destra e tali da dare fondamento e forza ad una unità non elettoralistica e non fragile accordo di potere.

Quindi tutti coloro che pongono l’esigenza di un salto di qualità partecipativo e di contenuti pongono esattamente il tema centrale per battere la destra, che non è solo vincere un’elezione ma è poi governare con altro metodo e con altri contenuti e obiettivi: ed è esattamente quello che si esprime in tutte le prese di posizione critiche e negli Appelli di queste settimane.

Io continuo a ritenere che essi siano indirizzati a chi, vertici dei partiti attuali,  strutturalmente non può rispondere. Ma ciò nulla toglie al loro valore.

E allora, se risposte non arriveranno, insisto, che fare? Si può far finta di niente?  

C’è un sentiero per quanto stretto per un’utile e realistica iniziativa politica che, nei tempi stretti, consenta di evitare lo Scilla del turarsi il naso e il Cariddi del non votare?

Certo, sarebbe bastata una linea diversa da parte dei due principali alleati del PD per smontare il giocattolo di potere costruito, ma i 5Stelle con Conte sono stati proprio quelli che hanno rotto l’argine di tenuta pur fragile che era stato eretto: per consolidare, si ritiene, una ipotesi propria di candidatura alla guida della Regione. E AVS, che esprime, positivamente, una pulsione non massimalista e non minoritaria la spinge però fino al punto di introiettare un politicismo assoluto che la conduce a non esprimere il peso critico che invece potrebbe e dovrebbe, anche per il suo stesso nome  e per la sua consistenza elettorale che non è quella di un piccolo gruppo.

Puoi giustificare in mille modi di riconoscere all’esperienza di governo uscente di proporsi, in modo perfino sfacciato, come condizionante della futura, ma non quello che senza si perderebbe. Se non è vero l’esatto contrario, poco ci manca.

Ed è proprio questo errore di valutazione che probabilmente ha bloccato lo stesso gruppo dirigente del PD che ha tanto dimostrato una risolutezza verbale quanto una totale incapacità di direzione concreta lasciando tutto il proscenio all’Uscente che ha dettato temi e ritmi del confronto. Né ora, dopo aver legittimato il tutto con incontri e impegni reciproci, fino al punto di anticipare la data del congresso regionale per consentire l’elezione a Segretario del Figlio dell’Uscente ( e secondo la più consolidata prassi mercatale….qua le pezze e qua il sapone….), il tutto si risolve contrapponendogli un candidato alla segreteria di stretta osservanza  romana: un dato di onestà intellettuale per chi si dovesse candidare ma anche un gioco furbo per contenere dissensi nel proprio campo.

Che fare allora?

Inserire qualche candidato di rigorosa espressione critica nelle liste? Ammesso che gli sia data ospitalità, ma davvero una manciata di candidati e magari un eletto può rappresentare una diga?

Senza il ricatto incombente della destra, e con un tempo diverso a disposizione, vi sarebbero state perfino tutte le condizioni per una Alleanza  alternativa: del resto, nella vicenda politica napoletana è un’esperienza già percorsa, e di sicuro, al di là dei limiti evidenti e che certo non fa conto discutere in questo ambito, ha lasciato, proprio a Napoli,  una idea di pratica partecipativa; ha sedimentato una cultura e una pratica amministrativa sui beni comuni; ha dato vita ad una vivacità di politica culturale diffusa; ha difeso nei fatti l’impianto dell’assetto urbanistico e di governo del territorio ereditato da Bassolino-Iervolino, pur criticati, e  che invece viene oggi smantellato dalla Città Metropolitana e proprio dal Governo regionale uscente.  

In questo caso, se si fosse praticata a livello regionale, avrebbero potuto esserne protagonisti, insieme, non solo i settori della sinistra più critica e ‘movimentista’, ma anche forse, esperienze, militanti, area di non voto afferenti anche al PD e alle altre forze del centrosinistra.

Questa condizione non si è data. Anche perché le condizioni non cadono dal cielo: serve sempre chi ci lavori, chi veda la possibilità di un’altra prospettiva e aiuti il maturare del suo determinarsi. Se manca questo lavoro di ricerca, anche al buio in qualche modo, si può perfino determinare la situazione che politicamente si aprano spazi che poi non riescono ad essere coperti da alcuno. 

Bene, allora, insisto, se non si vuole rimanere prigionieri dello Sclilla e del Cariddi, che fare?

Due le opzioni possibili mi sembra. Teoricamente praticabili.

La prima. Organizzare una aggregazione di movimenti, spezzoni di soggettività politiche, di singole personalità, di espressioni significative del mondo del lavoro e delle vertenze ambientaliste e dei beni comuni che si proponga, all’interno della coalizione di centrosinistra, come nucleo per l’Alternativa. Dentro la coalizione, per battere la destra, e dentro la coalizione dando per non risolta la contraddizione, per dare visibilità e forza ad una prospettiva Alternativa che guardi molto oltre la scadenza elettorale, possibile sbocco di tenuta della crisi e della insufficienza sempre più evidente delle forze politiche esistenti.

La seconda. Compiere la stessa operazione attraverso una delle soggettività politiche già presenti nella coalizione. Non un’adesione a quel partito o movimento politico ma un Patto, una Alleanza esplicita per l’Alternativa: non una semplice operazione elettoralistica, ma un individuare da parte degli uni, quella come forza di possibile riferimento anche per il futuro, e da parte degli altri, la consapevolezza del suo bisogno di aprirsi, di mutare pelle di fronte ad accresciute responsabilità derivanti da accresciuti consensi. La disponibilità ad essere comunemente coinvolti da un processo costituente nuovo. E Costituente per l’Alternativa potrebbe essere proprio l’elemento anche visivo e grafico di arricchimento del simbolo del partito ospitante. E per non lasciare nel vuoto di indicazione ancora più concreta, penso che per posizioni assunte e per collocazione politica proprio AVS potrebbe essere la forza che, con generosità e lungimiranza, accetta e rilancia la sfida.

Sia la prima che la seconda dovrebbero poter essere accompagnate dallo sviluppo in tutto il mese di settembre di Assemblee e Incontri di Scrittura Partecipata del Programma: con Associazioni, Movimenti, Organizzazioni del lavoro e sindacali, nei quartieri e nei comuni di tutta la Regione.

Se guardo anche solo all’esperienza di Rigenera Campania, c’è già tutto un pezzo di programma: la Proposta di Iniziativa popolare sulla crisi climatica, quella delle 40 Associazioni sul governo del territorio, il Reddito di Contadinanza, la gestione pubblica di tutta la filiera dell’acqua, la sperimentazione di originalissime soluzioni per la difesa della sovranità popolare sui dati sottratta ai colossi del web: cioè l’idea di un governo davvero popolare ed espressione del mondo del lavoro e non invece, come ora, degli interessi dei più forti e della rendita.

E poi, perché no, piano di azzeramento in tre anni di tutte le liste di attesa in sanità; utilizzo di tutte le risorse previste per le inutili grandi opere edilizie e di supporto alla gentrificazione delle città per una nuova stagione di edilizia popolare attraverso in primo luogo la riqualificazione dei centri storici e antichi di Napoli e di tutte le città, per renderli accessibili nuovamente ai settori popolari e svolgere di fatto anche una funzione calmieratrice del mercato degli affitti; l’assunzione della centralità dei beni comuni, a cominciare dalla gestione della risorsa acqua; un Programma che in tre anni conduca al tempo pieno e alle scuole aperte in tutta la Regione;  un grande programma di rilancio delle aree interne; il corridoio ecologico dei Regi Lagni come risposta fondamentale alla Terra dei Fuochi; un programma di accompagnamento alle crisi industriali e una nuova strumentazione di incentivi e sostegni che punti a favorire nuovi processi di insediamento di attività produttive ad alto contenuto innovativo e a basso impatto ambientale; una vera legge a sostegno delle produzioni culturali  e dell’associazionismo…

E comunque, oltre le coalizioni elettorali, rimane il terreno dello sviluppo di tutte le forme di partecipazione dal basso, consultive e deliberanti, a cui aprire uno spazio istituzionale nuovo, sulla scia di ipotesi su cui con forza insiste Massimo Villone: rendendo operative tutte quelle già previste dall’attuale Statuto della Regione Campania ma rimaste senza regolamenti attuativi, e disegnandone di nuove e su nuovi terreni.

Ovviamente il senso di questo discorso vale, se vale, non per chi lo scrive ma perché cerca di porsi il problema di intercettare e dare uno sbocco positivo, non strumentale, ad un’area larga di malessere, di disillusione, di non voto, di passivizzazione che rappresenta invece una grande riserva di energie e risorse umane. E’ la mancata risposta a queste domande che colpisce la sinistra, indebolisce la democrazia e, al fondo, è la più grande alleata di una destra pericolosa in Italia e nel mondo.

C’è un Appello di autorevoli forze intellettuali. C’è un Appello di tantissimi militanti della sinistra, del PD e di ‘senza casa’. C’è in preparazione, con un lungo percorso di lavoro alle spalle, una Assemblea promossa da Rigenera e CGIL con il mondo intellettuale sul nodo strategico dell’unità di giustizia sociale e giustizia ambientale; ci sono disponibilità manifestate di importanti Associazioni di massa: se ci si vedesse tutti insieme? Il solo fatto di farlo introdurrebbe una novità importantissima nella situazione.

Poi, il tempo per lamentarci non ci mancherà. Ma forse ora è il tempo di provare.

Gianfranco Nappi  

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1 commento

  1. il ragionamento di Gianfranco è quello che dovrebbe fare qualunque militante che non solo si dichiarasse di Sinistra, ma agisse da militante di Sinistra. ma questo discorso oggi è inutile farlo al PD, perché il PD non è un partito di sinistra, lo stesso Ruotolo col suo voto in Europa ha dimostrato di venire meno al suo presunto pensiero di sinistra. il discorso potrebbe essere più fattibile con Fratoianni e Bonelli,ma anche loro nei fatti stanno dimostrando scarsa autonomia dal PD, nonostante il crescente sostegno elettorale. certo da loro ci si aspetta molto di più di quello che fanno, più coraggio, più Sinistra, più autonomia. Loro potrebbero essere il vero contenitore di una Sinistra Alternativa, ma Fratoianni non ha questo carisma, questo coraggio. Tocca allora ai militanti fare sentire la loro voce di protesta
    Ben venga dunque l’appello di Gianfranco, sperando che raccolga l’adesione di quanti credono che una vera Alternativa sia possibile. Prima che sia troppo tardi.

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