Esprimere il proprio pensiero di oggi attraverso altro pensiero di ieri, è la necessità imposta da un tempo senza pensiero ….


Eppure mi sento di dire: c’è tanto di comunismo nei Detti dei Padri del deserto quanto c’è di cristianesimo nelle lotte dei lavoratori sfruttati contro il padrone sfruttatore. L’antico monachesimo prefigura il moderno comunismo. La figura del monaco, l’essere umano ‘unificato’ ( Panikkar), si è riproposta nella figura del proletario, l’essere umano liberato ( Marx )….

Questo il marxismo non lo ha compreso e non lo ha fatto comprendere. Una grave colpa che pesa su di noi come un peccato originale. Ma quando da socialdemocratici ci si è detti comunisti, forse, senza ancora saperlo, si è imboccata questa nuova buona strada. Oggi è nostro compito portarla a coscienza. Dall’individuo alla persona, dall’essere umano emancipato all’essere umano liberato, c’è un passaggio, un salto, dall’Adamo al Cristo, dal borghese trafficante al proletario combattente, dall’uomo esteriore all’uomo interiore. Tra la libertà del cristiano e la libertà comunista c’è una affinità elettiva che la storia ha occultato sotto detriti di indifferenza, di incomprensione, a volte, di violenza. Va resuscitata, quell’affinità, dal sepolcro di morte in cui è stata rinchiusa. C’è un miracolo teorico che solo una secolarità sacra può tentare di praticare. E’ tutt’altro che astratta, è ben concreta, una politica rivoluzionaria che metta in campo una “tensione creativa” tra la Città e il Tempio, tra il Secolo e il Sacro. Non è difficile tradurre queste metafore in parole d’ordine di organizzazione delle lotte. In fondo è già stato fatto. Nella memoria del movimento operaio sta scritto, scolpito, per sempre, il passato, sia pur sconfitto, delle insorgenze che puntavano a scalare il cielo. Da questa memoria del passato si deve ripartire, per tentare di conquistare ancora un nuovo avvenire…

citazioni da p.140 e 142


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