UN PERCORSO PER CONVINCERE CHI NELLA POLITICA NON CREDE PIÙ

di Andrea Laerte
L’intervento di Gianfranco Nappi, pubblicato su Infiniti Mondi, fornisce una precisa istantanea del dibattito politico campano degli ultimi mesi. Ho letto e riflettuto sull’opportunità di una risposta con la serietà che il momento delicato impone. Non si può che essere d’accordo nel denunciare la totale assenza di confronto sui temi, mentre sui canali di informazione impazzano ipotesi, nomi e accordi che poco hanno a che vedere con il futuro della regione. Un dibattito interno al Partito Democratico, alle prese con il presidente uscente, che ha tenuto in ostaggio per mesi l’intero “campo largo”. Le altre forze hanno atteso, consapevoli delle difficoltà della situazione, senza però perdere occasione di ricordare ai potenziali alleati l’urgenza che la scadenza elettorale impone. Siamo decisamente andati troppo oltre, ed è il momento di sedersi a parlare di programmi: non tanto per rispetto delle altre forze politiche, quanto soprattutto di chi, in questi mesi, ha chiesto a gran voce che si affrontassero i problemi della nostra Campania. Problemi che, tra l’altro, vedono quotidianamente impegnate un’infinità di realtà che costituiscono il cuore pulsante della mobilitazione nei nostri territori.
Se, come sembra, il candidato presidente sarà Fico avrà dinanzi a sé un compito arduo. La stima nei suoi confronti non può far tacere la perplessità sulle modalità con cui si è arrivati a tale scelta. Un rinnovamento della politica regionale non può che partire da un cambiamento delle pratiche e questo sarà uno dei primi punti su cui dovrà concentrarsi il candidato presidente, per sgombrare dal campo i malumori per il percorso che lo ha portato ad assumersi questo onere.
A proposito di partecipazione, va riconosciuto a Rigenera non solo un contributo concreto, con la sua proposta di legge regionale, ma anche la capacità di creare unione tra realtà diverse. Nell’ultimo anno abbiamo visto nascere altre sinergie che raramente si erano sviluppate in passato. Penso, a titolo di esempio, alla mobilitazione contro i decreti sicurezza, che hanno visto intorno allo stesso tavolo e nelle stesse piazze mondi che fino a poco tempo prima si guardavano con diffidenza. O, allo stesso modo, a quanto avvenuto per la campagna referendaria dello scorso giugno: una coalizione ampia di partiti, sindacati, associazioni, centri sociali e movimenti. Fievoli bagliori di luce (nonostante gli esiti) nel buio politico che ci circonda, che tuttavia aprono una strada possibile per la sinistra italiana, alla quale però va dato seguito con costanza, senza egoismi e protagonismi che affliggono anche il nostro campo. Una nuova stagione di convergenza che restituisca fiducia non solo all’elettorato, ma soprattutto a quanti scelgono di battersi al di fuori dei partiti.
Nappi cita, a ragione, le esperienze passate nella città di Napoli. Esperienze che, tuttavia, non hanno lasciato un’eredità già confezionata, rendendo necessaria la costruzione di un laboratorio nuovo a partire dalle sue fondamenta. Per questo sono convinto che occorra iniziare a guardare anche oltre la prossima scadenza elettorale regionale e, immediatamente dopo le votazioni, immaginare una proposta politica anche per i comuni campani che andranno al voto nei prossimi due anni, a cominciare dalla città di Napoli.


Il dibattito sui problemi della forma-partito ci porterebbe troppo lontano in questa sede, ma è con esso che dobbiamo necessariamente fare i conti. La diffidenza verso i partiti, e di conseguenza la diminuzione di militanti, impedisce loro di avere quella strutturazione e quella presenza capillare sui territori che in passato costituivano il loro motore propulsivo. E senza motore, o con poca cilindrata, i partiti sono costretti a triplicare gli sforzi per provare ad imporre cambiamenti allo status quo, rischiando quasi inevitabilmente di diventare ostaggi di chi detiene rendite di potere e pacchetti di voti. Per questo l’unica soluzione alla crisi in atto è l’apertura ai mondi dei movimenti, delle associazioni e dei collettivi per un dialogo costante da pari. Il rischio è che, oggi come in passato, tali aperture siano solo finalizzate alla contesa elettorale e non ad un dialogo costruttivo che sia propulsione costante della proposta politica.
Pur comprendendo la posizione di chi, osservando la pochezza del dibattito, preferisce restarne lontano, credo che il contesto attuale dovrebbe infonderci la consapevolezza che è giunto il momento di rendersi protagonisti per incidere realmente sul futuro della nostra Campania. Ritirarsi, metaforicamente, sull’Aventino non fa altro che consolidare le posizioni già acquisite, rimandando il rinnovamento della regione a un futuro indefinito.
Gli interrogativi posti nell’intervento su Infiniti Mondi sul percorso futuro di Rigenera e di chi lo ha animato sono più che legittimi, con pro e contro per ognuna delle scelte. La risposta a chi ha portato avanti quel percorso non può che essere trovata con il confronto necessario che dovrà animare i territori nelle prossime settimane.
Siamo consapevoli che le limitazioni in vigore nella legge elettorale regionale impongono delle scelte di campo. È necessario un lavoro comune in sinergia con le altre forze politiche disponibili nel (poco) tempo a nostra disposizione. Accogliendo, come punto di partenza, l’invito a organizzare confronti assembleari aperti in tutto il territorio, provando a costruire risposte insieme a chi chiede come fermare l’esodo dei giovani campani prospettando loro un futuro dignitoso; come arginare lo spopolamento delle aree interne; come affrontare la transizione ecologica e mitigare il cambiamento climatico; come ricostruire la sanità pubblica e potenziare il trasporto pubblico locale; come difendere i beni comuni e fermare il biocidio; come creare nuove opportunità di lavoro attraverso le nuove tecnologie e la green economy; come far sì che la Campania diventi traino per il Meridione e fulcro del Mediterraneo.
Noi di POSSIBILE vogliamo offrire il nostro contributo di idee e di militanti convinti che un rinnovamento profondo sia realizzabile con una proposta politica realmente progressista ed ecologista. Lo abbiamo sempre fatto ovunque abbiamo partecipato alla contesa elettorale, con le forze a disposizione di chi non ha rappresentanti nelle istituzioni nazionali ed europee. Ma, com’è chiaro che sia, tale disponibilità presuppone le condizioni necessarie alla realizzazione delle idee che portiamo avanti.
Il tema (di fondo) non è vincere le elezioni, ma convincere. Convincere, aggiungo, chi nella politica non crede più. E, per farlo, bisogna lavorare sulle istanze che quotidianamente abbiamo davanti ai nostri occhi. Sembra impossibile farlo, nell’attuale contesto politico, finché non viene fatto.

Andrea Laerte Davide
Portavoce Possibile Napoli
Componente della segreteria nazionale di Possibile


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TUTTO TRANNE CHE FINIRE IN UNA LISTA PD

di Salvatore Parisi

Tutto fuorché finire ospiti in una lista del pd.
La seconda risposta potrebbe essere verificata .qui il tema però è :sapranno cogliere l’occasione i detentori del marchio Avs (brand che appare forte) rinunciare a rendite di posizione per aprire una strada nuova?
Tardive mi sembrano le prese di posizione di questa forza politica in queste ore.
Il tempo sarà sufficiente per fare una operazione -proposta delineata ( va dato merito) con ritardo .infine sapranno compagni che dicono di essere Democratici per l’alternativa essere tali?
anche qui sono curioso di sapere come andrà,perché a meno di un forte impulso ribelle di Cuperlo il settembre potrebbe sancire una nuova frattura in questo gruppo.
ps le mie sono semplici riflessioni senza pretese di possedere verbi.

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MA C’E’ ANCORA TEMPO?

di Dina Serino

Mi chiedo se c’è tempo per realizzare questi programmi. A oggi, mi sento di dire che attraverso la costruzione delle liste elettorali, bisogna mettere in moto una macchina da guerra contro la destra che, non dimentichiamolo, contiene anche la Lega sud con Cantalamessa, delfino di Salvini in Campania e personaggio noto da tempo alle cronache politiche. Considero il campo largo una formula che potrebbe portare alla vittoria ( almeno si auspica). I discorsi su chi possa essere il migliore candidato alla Presidenza non mi appassionano, anche perché (pare) che non esista un uomo che possa confrontarsi con la bravura dell’uscente. È sufficiente un candidato perbene che si avvalga di un ottimo staff che lo sappia guidare e consigliare. Ragiono da semplice cittadina ed esprimo ciò che penso stando fuori da certi giochi di potere. Cerchiamo di trovare la quadra anche perché consegnare ai seguaci di Meloni la nostra Regione, significherebbe trovarceli al governo ancora per molto.

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