L’intervista di Enrico Morando a l’Unità : https://www.unita.it/2025/08/27/intervista-enrico-morando-europa-scomparire/
ARTURO MARZANO
Caro Direttore, ho letto l’intervista di Morando e la prima considerazione che mi permetto di fare riguarda la enorme distanza che la separa dalla “dottrina” di politica estera della sinistra storica e del PCI nel quale siamo cresciuti e formati. E non mi riferisco alla “dottrina” di compagni legati alla esperienza sovietica (pur da rispettare),ma a quella elaborazione più avanzata, pur partita dalla intervista di Berlinguer a Pansa, che ha avuto in Napolitano un riferimento essenziale e strettamente connesso con la sinistra Eu da Brandt a Schmidt. Ritenere che il nazionalismo ucraino sia assimilabile ad una ispirazione liberale è davvero assai arduo, non frutto di “una analisi puntuale di situazione puntuale”. Così pure quando si afferma che la debolezza dell’Europa sia riconducibile alla mancanza di una difesa – deterrenza (ma sarebbe mai possibile?) comune e di una maggiore integrazione, si fa una affermazione un po’ generica.
La crisi del Progetto EU è un dato reale ed è frutto di tante cose, sul terreno monetario ed economico che ha presentato tante criticità da alcuni sottolineate e che si possono perfino leggere, già delineate, nel discorso che Napolitano fece alla Camera nel dicembre del 78 sullo SME. Ma c’è un dato più di fondo: il progetto Eu aveva una sua valenza specifica in un mondo ancora diviso in blocchi. Con il crollo del Muro il progetto è stato ridefinito in modo assai discutibile dimenticando “che anche sulle spalle dei vincitori” gravava una responsabilità ed una esigenza di prudenza e di equilibrio. Su questo il ruolo della Ue è fallito. Non siamo stati in grado infine di evitare la guerra, non solo, ma abbiamo deciso di parteciparvi sia pure ad un livello basso di belligeranza piuttosto che essere fattore di ricerca di una via diplomatica.
Di questo bisognerebbe discutere nella sinistra riformista e non solo in Italia ma nello stesso PSE lontano anni luce dalla Storia di Brandt, Schmidt ecc. Ricostruire un progetto europeo è necessario, ma è molto difficile, bisogna essere realisti; la federazione non è all’odg, ma non perchè c’è Trump o i sovranisti, ma perchè non la vuole la Germania sul piano politico, economico e Costituzionale e non la vuole la Francia per motivi più confusi ma non meno determinati. Dunque sarebbe il caso di abbandonare ciò che Giorgio Napolitano chiamava europeismo retorico e operare intanto per fare finire questa guerra in modo realistico. Sarebbe il primo passo per fare del nostro continente un fattore di stabilita e di risoluzione delle crisi piuttosto che parte del problema.
Un caro saluto
Arturo Marzano
LA RISPOSTA DI ENRICO MORANDO
Caro Arturo, l’europeismo retorico non c’entra nulla. Bisogna misurarsi coi drammatici dati della realtà: la debolezza dell’Unione Europea – nel mondo dei predatori- nasce da due fattori precisi: mancanza di potere di deterrenza e assenza dalla frontiera della innovazione tecnologica. Per colmare questi due deficit, bisogna cambiare molto, quasi tutto, dell’attuale Unione. Nell’intervista che hai letto cerco di dire come. Il metodo è quello dei volenterosi.
In alternativa, vedo solo un destino di subalternità ai prepotenti ( i dazi ci dicono che ci siamo già) .
Sono convinto che le lezioni più utili dei nostri grandi del passato sono quelle del favore alla installazione dei Pershing e dei Cruise voluta dal cancelliere socialdemocratico tedesco; o il lavoro di Giorgio Napolitano per convincere Berlinguer a dire chiaro che “era meglio stare di qua “.
Grazie in ogni caso per l’attenzione, Enrico
ANCORA ARTURO MARZANO
Caro Enrico, ti ringrazio. Dubito che i dati di realtà siano modificabili in ogni caso. La deterrenza di una Europa che ha perso la 2ww non è un obiettivo realistico, Quando una guerra scoppia, poi, non serve la deterrenza, ma occorrono gli uomini sul campo e bisogna mettere in conto che le nostre citta e il nostro suolo diventino teatro di guerra. Ti sembra una prospettiva plausibile? E quante risorse di bilancio sono necessarie. per essere all’altezza di sostenere una guerra con la Russia? E i nostri popoli accetterebbero una guerra con la Russia? La ipotesi dei volenterosi è più che irresponsabile, risibile. L’europeismo retorico alligna solo da noi e, purtroppo, nelle nostre posizioni che non tengono conto del fatto che la Germania e la Francia non vogliono la Federazione. Dunque occorre che l’ Europa occidentale faccia una riflessione molto realistica perchè anche sul terreno tecnologico non potremo mai essere autonomi ed autosufficienti rispetto agli USA (Perfino le chiavi delle armi nucleari GB sono in mani USA!!) Per non parlare poi del fatto che la EUR. non ha alcuna autonomia energetica e che già ora dipendiamo dal GNL USA. Non vedo alcuna premessa e potenzialità per diventare una potenza globale senza o contro gli USA. Dovremmo sostenere l’iniziativa USA per la fine della guerra senza metterci sempre di traverso e costruire le basi di un nuovo equilibrio in tutto il Continente. Il muro di Berlino è caduto e così la URSS ma il ruolo geopolitico della Russia non per questo è dissolto.
Un caro saluto
Arturo