Con dolore e tristezza abbiamo appreso della morte di Aniello Borrelli. Scompare con lui l’ultimo “funzionario politico-rivoluzionario di professione” dell’apparato della Federazione Comunista Napoletana della generazione di Valenzi, Napolitano, Chiaromonte, Alinovi, Geremicca ecc.

Borrelli proveniva dalla fabbrica e gran parte della sua esperienza di dirigente politico è stata rivolta al mondo operaio ed industriale. Per questa ragione fu molto legato a Pozzuoli dove il mondo del lavoro e delle fabbriche costituiva l’ossatura fondamentale del Partito.

La sua è stata una formazione molto “ortodossa” segnata anche da un corso di studi politici svolto in URSS. La sua persona, che ai più giovani poteva apparire spigolosa al primo impatto, era in realtà, molto curiosa, attenta e disponibile al confronto ed al dialogo. Nel corso degli anni egli ha maturato profondi cambiamenti nella sua visione politica, sia accompagnando i passaggi e le trasformazioni dal PCI a PDS ecc., sia maturando una revisione critica di fondo sul ruolo e il significato del comunismo e della stessa URSS.

Credo che lo studio e l’interesse per la figura di Eugenio Reale, che ha coltivato per lunghi anni e di cui ha messo a parte molti di noi, siano stati un elemento importante al fine di un ripensamento politico molto ampio. Egli Insisteva con forza sulla grandezza di Eugenio Reale, figura di spicco del panorama politico e culturale Napoletano e Nazionale, fra i costruttori e fondatori di una strategia democratica e nazionale del nuovo PCI. Aniello riteneva che Reale sia stato il vero ispiratore della via democratica al socialismo e del partito nuovo di Togliatti. L’allontanamento di Reale dal PCI dopo i fatti di Ungheria, che segnarono per lui la conferma di una distanza ormai incolmabile fra il Partito e le sue convinzioni politiche, fu una perdita assai rilevante. La ricerca storica di Aniello Borrelli sulla figura di Eugenio Reale è parte di uno studio sulla Storia del PCI e del movimento operaio Italiano su cui il dibattito e il confronto vanno sviluppati. Giuliano Amato il 30 giugno scorso, alla Camera, intervenendo ad un convegno dell’Istituto Gramsci su Giorgio Napolitano, ha sostenuto che fu giusto restare nel PCI dopo l’invasione dell’URSS in Ungheria nel 1956 perché in questo modo non si privò quel Partito di un presidio importante ai fini di una sua evoluzione democratica.

Come si vede, argomenti che possono sembrare appartenere ad un passato da consegnare alla ricerca accademica, tornano di una attualità politica; il motivo sta nel fatto che le Ragioni di una sinistra moderna non possono essere estranee o addirittura contrapposte a quelle della sinistra storica e dunque occorre ricostruire una continuità possibile anche facendo luce sugli angoli bui della sua Storia.

Arturo Marzano

L’ARTICOLO DEL 12 AGOSTO: https://www.infinitimondi.eu/2025/08/12/aniello-borrelli-ci-ha-lasciati-stamani-si-e-spento-a-95-anni-figura-esemplare-di-militante-e-dirigente-politico-popolare-e-di-grande-sensibilita/

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