Il 3 luglio pomeriggio, nel Salone della CGIL in Via Toledo a Napoli c’è l’Assise di Rigenera Campania che mette a punto le sue proposte in vista delle prossime elezioni regionali intorno al decisivo nodo di giustizia sociale e di giustizia ambientale viste inscindibilmente insieme.

Non si ferma così l’iniziativa per giungere ad una svolta nella politica campana nella lotta alla crisi climatica pur dopo la vergognosa ostruzione che l’intero Consiglio Regionale ha fatto al proprio stesso Statuto impedendo la discussione e l’esame della Proposta di Legge di Iniziativa Popolare Rigenera Campania lanciata da oltre 100 tra Associazioni, tra cui Slow food, Arci, Libera, CGIL con FILLEA e SPI, Nurige… e tante singole personalità – e ci si lasci ricordare tra di esse sempre con affetto e gratitudine Sandro Dal Piaz – pur forte del deliberato di 20 Consigli Comunali e di 13.000 firme raccolte in centinaia iniziative di incontro in tutta la Regione.

Non solo non si ferma ma si amplia: così il 1 luglio a San Martino Valle Caudina proseguirà il percorso di lavoro sulle Comunità Energetiche e un percorso disviluppo progettato dal basso, mentre altri temi entrano nella piattaforma e nell’iniziativa del Movimento: dal tema del risanamento dell’area Orientale di Napoli al Reddito di Contadinanza, ai nuovi temi educativi e di legalità di cui ARCI e Libera sifanno promotori.

E’ proprio sul merito delle visioni di Napoli e della Campania e delle politiche per esse che si immaginerebbe concentrato il confronto tra le forze politiche in vista delle oramai prossime elezioni regionali.

E invece contenuti zero! Ancor di più dopo il chiarimento sul terzo mandato.

Ti saresti aspettato infatti che risolto il problema, che sembrava bloccasse la politica campana ( oltre a quella nazionale ), sarebbe venuto il momento del lavoro per una nuova costruzione, un cantiere di idee, elaborazioni, organizzazione di una nuova fase della vita politica e civile in Campania.

Nulla di tutto questo.

Lo denunciava proprio ieri dalle colonne di Repubblica Napoli con una interessante riflessione Massimo Villone, che peraltro conferma una sua presa di posizione non nuova e che su temi e aspetti diversi intorno al nodo di quale politica per la città in questi mesi ha visto esprimersi da Alberto Lucarelli e Alex Zanotelli a Guido d’Agostino, da Ugo Leone ad Emma Buondonno, da Carlo Iannello a Nino Daniele, a Giovanni Squame, solo per citarne alcuni.

E’ come se invece un intero ceto politico, privato del tema forte ( si fa per dire ) di discussione, si fosse trovato privo di argomenti, imbrigliato nei propri giochi tattici, paralizzato da questa o quell’altra mossa attesa, mentre in perfetta continuità, va avanti una politica, che a Santa Lucia come a Palazzo San Giacomo, segue il corso delle cose degli interessi più forti che ha aperto, da alcuni anni oramai, ma con un vero e proprio salto di qualità solo ora, una nuova rincorsa alle mani sulla città.

Napoli si offre.

Il suo centro storico, il suo mare, le sue spiagge, la sua Bagnoli, le sue strade, il suo territorio; i suoi beni comuni, l’acqua in Regione, diventano di nuovo oggetto di una rincorsa all’accaparramento.

E così, anche con l’aiuto delle nuove normative urbanistiche regionali sostenute a spada tratta da Comune e Accademia, si svuotano una Legge Urbanistica degna di questo nome approvata in Regione nel 2004 e, soprattutto, si va in aperto contrasto con lo spirito e la lettera del coevo Piano Regolatore generale della Città, il cui lavoro inizia con la prima giunta Bassolino e Vezio De Lucia e termina con la giunta Iervolino tra 2004 e 2005.

E così, Napoli si offre all’over turism, al ciclo del mattone speculativo, all’azione dei grandi capitali immobiliari internazionali al traino di grandi eventi, veri cavalli di troia di una resa di ogni aspirazione della città ad un ruolo forte sullo scenario economico e tecnologico e ridotta a grande area di consumo, merce essa stessa con il suo immaginario e la sua storia unica catturati, e satura invece di disoccupazione, di invivibilità e di lavoro sempre più povero e precario. E con la negazione di poter vivere in un’area metropolitana migliore per servizi, qualità dell’aria, socialità, mobilità pubblica e privata dei due boschi previsti ad ovest e ad est della città e di quello possibile dei Regi Lagni.

A fronte, i palazzinari del Vomero e Lauro sembrano dei dilettanti in carriera.

Questa è la vera discussione da fare.

E area dove, mentre in altre zone del Paese, l’aspettativa di vita cresce e, dopo il Covid, risale e si avvicina agli 81-83 anni, in Campania precipita invece agli attuali 79 anni: c’è bisogno di altri indicatori per avere la esatta dimensione della qualità della nostra vita?

Potremmo perfino dire, invertendo e parafrasando Vico che sembravano opportunità ma erano traversie .

Un centrosinistra che non muovesse da qui non sarebbe nuovo, sarebbe la mera continuazione della vecchia strada percorsa ma con altri alla guida.

Davvero, molto poco interessante.

Gianfranco Nappi

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