Ha avuto un coraggio forte la CGIL di Landini. E occorre dare atto dell’avere posto al centro dell’attenzione il tema della affermazione di nuova dignità e nuovo potere al lavoro. E’ stato fatto attraverso uno strumento, il Referendum, che interviene direttamente sull’agenda politico-legislativa, per quanto solo in termini abrogativi.

Se nel merito, l’obiettivo concretissimo del cambiamento delle norme oggetto dell’iniziativa referendaria, non è stato raggiunto, certo avere visto una mobilitazione così ampia che ha coinvolto milioni di elettori e che ha trovato anche nella stessa manifestazione del 7 giugno il senso di una disponibilità diffusa, apre una possibilità inedita e pone un problema non meno grande alle forze politiche del centrosinistra.

L’iniziativa della CGIL, se è stata pienamente immaginata nel solco del ruolo del sindacato è stata anche espressione di un evidente ruolo di supplenza nei confronti delle incertezze, delle contraddizioni e dei limiti delle forze politiche. Al tempo stesso essa è stata anche la cartina di tornasole della forza sociale imprescindibile ma anche della crisi dello stesso sindacato, e della CGIL, della sua capacità di rappresentare e mobilitare la maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici.

Il voto ci consegna così due certezze: la conferma di una crisi, non risolvibile con uno scarto, ma anche la conferma di un patrimonio di energie sociali enormi su cui investire e impedire che esse ora rifluiscano. Ora, a queste forze, e questa è la seconda certezza mi sembra, va offerta una prospettiva e una pratica politica capace di misurarsi con la spinta che in ogni caso oggi si è manifestata.

Compito difficile, che chiama in causa direttamente la capacità di queste stesse forze politiche di centrosinistra, tutte, di vivere una profonda messa in discussione, di superare i residui consistenti di neoliberismo che ancora le segna e di aprire una fase nuova di progettualità politica e di apertura partecipativa larga e permanente.

Si può nutrire più di un dubbio. E anche noi lo nutriamo.

Certo, questi elettori e quelle centinaia di migliaia di persone nella Piazza per Gaza sono una base di riferimento non piccola e non doma. Un patrimonio grande che dovrebbe dare fiducia pur nella difficoltà dello sforzo.

E comunque, da qui bisogna passare. Per l’alternativa vera, non ci sono alternative.

Gianfranco Nappi

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1 commento

  1. Come sempre chiaro è capace di indicare una strada. Hai proprio ragione. “Per l’alternativa vera non ci sono alternative”. Condivido. Almeno ad oggi all’orizzonte non si vedono altre strade.

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