Il pappagallo muto. Una storia di Sara
Maurizio de Giovanni
Noir
Rizzoli Milano
2025
Pag. 249 euro 19
Napoli e Roma. A cavallo del 1990 e oggi (primavera, aprile). Teresa Bionda
Pandolfi e Sara Mora Morozzi erano due fanciulle appena assunte (reclutate) da
una riservata Unità dei servizi nazionali, impegnata a Napoli in attività non
autorizzate di intercettazione e dossieraggio, fondata e guidata da Massimiliano
Tamburi, agente del servizio segreto militare (fisico atletico, carisma, aria
trasandata), molto coadiuvato dal braccio destro Andrea Catapano (cieco,
posato, ipersensibile), di cinque anni più giovane e innamorato del capo. I due
avevano appena ricevuto un buon rapporto delle due, ove tuttavia l’elemento
più rilevante segnalava un venditore di sanitari pressoché analfabeta che
chiedeva a un assessore di un Comune della provincia quanto voleva per
vendere un terreno inutilizzabile al limite di una discarica. Tamburi intuiva che
c’era dell’altro e accennò una barzelletta a Catapano, ma presto la questione
cadde nel dimenticatoio. Ora ormai il capo è morto da tempo, avendo avuto
una lunga bella storia d’amore con Mora, il 75enneAndrea è andato in pensione
da un po’, Teresa è divenuta la dirigente, Sara fa la nonna del quasi 4enne
Massi, dopo vicende molto travagliate. Però al museo partenopeo il Principe
(dei servizi) dà appuntamento alla nuova leva Bianco, poco più che trentenne,
arruffati capelli rossi e iridi verdi, due lauree magistrali e due master certificati
a Londra e Langley, inquadrata nei reparti d’efficientamento delle strutture, e
quindi defilata rispetto a un pericolo di infiltrazione esterna. L’incarico è di
seguire un incontro fra potenti in un hotel di lusso su pericolosi affari
energetico-commerciali, protetto da schermature impossibili da superare, e lei
pensa che solo Sara con il labiale e Andrea con altri sensi possano capirci
qualcosa. Un anno dopo aver affrontato in parallelo il drammatico evento del
Bombardiere, quattro mesi dopo aver pericolosamente gestito il sequestro di
Teresa, vecchi colleghi si ritrovano a collaborare. Non fanno in tempo a riferire
il risultato; vengono investiti, in coma Andrea (però è in città il chirurgo
romeno Nico), ferita e nascosta Sara (con l’aiuto di Viola e Davide Pardo).
Si consolida sempre più l’efficacia e il successo dell’interessante serie di
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958), letteratura noir sentimentale (finora un
racconto lungo e sei romanzi 2018-2023, questo è il settimo). Sara risolve
sempre insieme tristi intrighi e controversi dilemmi, sia antichi che
contemporanei, ancora nella stessa città metropolitana del tifosissimo autore
(al quarto scudetto). Mora era una brillante graduata della Polizia di Stato,
sposata con prole, prima di entrare nella sede napoletana dell’unità speciale
che veglia sulla sicurezza nazionale e poi di innamorarsi del bravo leale
democratico Capo, Massimiliano, più vecchio di 23 anni, intensamente
ricambiata. L’amore sbocciò nel 1993, in potenziale attesa di lui Sara aveva già
abbandonato un marito fedele e un pargolo piccolo, conducendo poi con
fermezza e coerenza un’altra esistenza in coppia, nel lavoro e fuori, finché si
era ammalato. Sara aveva così lasciato tutto, ritirata a vita privata per
assisterlo, custode segreta di un fantastico meticoloso archivio, utile anche in
questa avventura. Da qualche anno sono morti Massi, 76enne e il figlio Giorgio.
Lei, “vedova”, si è nascosta da tutto e tutti, donna socialmente “invisibile”, pur
colta e vivace, riservata e sostanziosa (in copertina la si mostra in ospedale
con lo sguardo sull’amico ed ex collega in coma, lo ha coinvolto quando è stata
richiamata, se ne è pentita), tuttora vigile investigatrice e adesso
sorprendentemente stimolata a nuove emozioni (forse per la riapparizione di
Nikolaj Nico Popov). La narrazione è come al solito in terza persona varia al
passato, un poco su tutti i vari personaggi (torna ovviamente pure il Contadino
Giardiniere, potente e crudele; scopriamo meglio i suoi trascorsi), in
prevalenza su Sara, filo conduttore di tante esistenze. La prima parte contiene
vari inserti ambientati circa 35 anni fa intorno alla barzelletta del pappagallo
muto (da cui il titolo), le indagini sul passato si ricollegano a quelle in corso,
criminali e interiori. Risultano opportune, al termine del testo, le schede sui
personaggi principali, destinati comunque a tornare: quattro donne, quattro
uomini e un cane. Il mood musicale è jazz (pianista in smoking nella sala
dell’incontro), mentre i due in “vacanza” bevono Falanghina del beneventano.
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L’enigma Denisova. Dopo Neandertal e Sapiens, la scoperta di una nuova
umanità
Silvana Condemi e François Savatier
Illustrazioni di Benoît Clarys
Traduzione di Susanna Bourlot
Paleoantropologia
Bollati Boringhieri Milano
2025 (orig. 2024)
Pag. 244 euro 24
Pianeta Terra. Ultimi tre milioni di anni, circa. La paleoantropologia ha più o
meno 170 anni, è una scienza giovane, oggi in fase di accentuata
accelerazione. Penetra i segreti dei fossili umani fino a rivelare con squisita
precisione i gruppi sanguigni degli individui a cui appartenevano, la loro età
geologica, i loro microbi, i loro legami di parentela, la loro alimentazione, i loro
incroci e le loro migrazioni. Nei decenni scorsi è emerso che una specie del
genere Homo era europea (molte oltre i confini geopolitici dell’attuale Unione),
sorella dei Sapiens (precedente a noi e vissuta finora più centinaia di migliaia
di anni di noi), ci siamo tante volte da più parti “ibridati” e ne conserviamo
rilevante traccia nel DNA (intorno al due per cento), nonostante noi siamo da
una quarantina di migliaia di anni rimasti l’unica specie del genere da queste
parti. Nel 2010, poi, in un’oscura grotta nel massiccio dell’Altaj è stato scoperto
un genoma umano sconosciuto, né Neandertal né Sapiens. Chi accidenti è e
cosa vuole da noi? È toccato soprattutto ai genetisti impostare la ricerca, a
lungo fra sconcerti diffidenze contrasti. Ormai è un dato abbastanza acquisito:
in parallelo a quanto accaduto nel nostro Estremo Occidente, nell’estremo
Oriente ovvero nell’Eurasia orientale è ben vissuta un’altra specie recente del
genere Homo, stanno ancora cercando il nome, i denisoviani per intenderci.
Risulta dunque confermato e fa piacere: sono le migrazioni antiche che ci
hanno reso ovunque ciò che siamo (meticci), siamo scimmie sociali e
tecnologiche, ci siamo evoluti cooperando e migrando, sorelle e fratelli.
Due esperti scienziati francesi, la paleoantropologa Silvana Condemi (figlia di
emigrati calabresi, nata in Francia con mamma italiana), direttrice di ricerca al
CNRS presso l’Università di Aix-Marseille, e il fisico comunicatore scientifico
François Savatier (1961), continuano a collaborare magnificamente, questa
fertile volta pubblicando il frutto di quattro anni di esplorazioni scientifiche per
offrirci la soluzione più parsimoniosa sull’enigmatico umano di Denisova (da cui
il titolo e la copertina). Gli euroasiatici preistorici, sia Neandertal che
denisovoviani, hanno una linea umana di antenati comuni e sono stati per
lungo tempo animali culturali che si adattavano all’ambiente nel quale si
addentravano. Migravano (perlopiù per dinamiche climatiche), si mescolavano
con altre popolazioni locali che incontravano, si scambiavano idee e geni. La
narrazione è molto meticolosa, con frequenti chiari riassunti delle informazioni
evidenti e dei dubbi aperti via via che l’indagine prosegue, foto disegni figure
mappe, in fondo tavole a colori e bibliografia degli articoli scientifici distinti per
capitolo. I quindici capitoli sono distribuiti in tre parti (cinque, sei, quattro): Il
terzo uomo; Le origini; Nella pelle di Denisova. Sottolineano una tendenza
“insopprimibile” del genere Homo a ibridarsi, evidente in modo particolare nel
caso della specie Sapiens: l’ibridazione, “lungi dall’essere un fenomeno
marginale, è piuttosto il tratto sociale fondamentale di tutti gli umani, quello
che ha permesso loro di adattarsi ovunque”, forse proprio per questo è stato
giusto aggettivarci soprattutto come “la” specie “meticcia”. Gli autori fanno così
anche il punto sulla definizione stessa di specie biologica; su tutte le uscite
originarie (sempre e solo) dall’Africa; sull’antenato prossimo dei Denisova,
Homo heidelbergensis, lo stesso dei Neandertal; sulle ricerche archeologiche
(soprattutto in Cina, seppur poco comunitarie) relative alla nuova specie per
ora definibile dal 2010 sulla base del genoma; e ipotizzando infine lo specifico
identikit anatomico: corpo massiccio, faccia larga abbastanza verticale,
carnagione scura.
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La vita è un profumo. Canto a due voci
Chiara Ingrao con Blessing e Giovanna Calciati
Poesie e biografia (tutte le poesie di Blessing qui: https://www.improntediblessing.it/ )
Baldini e Castoldi Milano
2025 (dal 23 maggio in libreria)
Pag. 364 euro 20

Blessing (1993 – 2022) giunse in Italia dalla Nigeria a dieci anni, piena di speranze,
già ferita dall’esistenza. Con amore, la madre di cuore Giovanna Calciati (1963)
l’accolse diciassettenne a Piacenza, in fuga da un contesto familiare violento,
scoprendo ogni giorno generosità, coraggio e allegria travolgente della figlia.
Giocano, litigano, sfidano ostacoli; nessuno riesce a impedire che i traumi subiti
facciano più volte piombare Blessing in un dolore senza uscita. In “La vita è un
profumo” la scrittrice pacifista Chiara Ingrao (1949) narra la storia come un
profumato canto a due voci (da cui il titolo), alternando i racconti di Giovanna a una
scelta delle belle poesie scritte da Blessing nei dodici anni di vita in comune. Il
dramma del suicidio trabocca così di vitalità, tenerezza e ironia, sofferenza interiore e
forza dell’amicizia, rabbia contro i razzismi e fierezza di un’identità afro-europea e
globale. I proventi andranno al bel progetto: progettoblex@casadelfanciullo.eu .
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Il Punto G. Il centro del potere
L’omonimo
Saggio
Arduino Sacco editore (un editore che significativamente non fornisce siti e-commerce!)
2025
Pag. 58 euro 9,90
Filosofia politica contemporanea. Per troppo tempo, il potere ha imposto schemi
rigidi, limitando progresso e libertà individuale. L’anonima competente sintetica
riflessione contenuta in “Il Punto G” tratta questioni politiche ritenute finora
“marginalizzate per preservare equilibri di potere”. Ogni società ha quel punto Giusto
di svolta in cui le informazioni neglette emergono e innescano trasformazioni
profonde, il momento in cui una grande consapevolezza non può essere ignorata e il
cambiamento diventa una necessità. Verrebbe da dire: magari! Citando, fra gli altri,
Petrarca Manzoni Freud Shakespeare, ragionando pure su patriarcato e rivoluzione
sessuale, l’autore definisce non un organo nascosto bensì un simbolo esploso di
libertà e autorità, la convivenza di piacere e potere, di sensibilità e profondità, di
corpi personali e cambiamenti collettivi. Non lasciamoci tiranneggiare, non
permettiamo che altri decidano per noi cosa e come essere, sentire, desiderare.
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Noi bei pezzi di carne
Colwill Brown
Romanzo
Traduzione di Benedetta Dazzi
Sellerio Palermo
2025 (orig. 2025, We pretty pieces of flesh)
Pag. 433 euro 18
Doncaster (Donny) e South Yorkshire, fine anni Novanta. Rach, Kel e Shaz sono
ragazze ribelli e vulnerabili nel pieno dell’adolescenza. Con voce unica, all’esordio
nel romanzo, Colwill Brown (Doncaster, Yorkshire, 1987) ha inventato tre vite, in
prima persona, commoventi e inquietanti, un ritratto feroce ed esplosivo dell’amicizia
giovanile. “Noi bei pezzi di carne” è un romanzo straordinario ambientato in una
cittadina del nord dell’Inghilterra che nessuno conosce se non per qualche battuta
sulla vita classista di provincia o per prendere la coincidenza di un treno per Londra.
Serate in discoteca, cocktail e sigarette, piccoli furti, viaggi senza biglietto né
documenti, chiacchiere infinite, ragazzi con cui perdere la verginità. Insieme alla
pressione di raggiungere presto ogni esperienza, pure di integrarsi, di assomigliare
agli amici più cool, e a un legame indissolubile pur allontanandosi, trasferendosi,
innamorandosi. Ci sembra di conoscerle, forse le abbiamo incontrate ieri.
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Rapporto sulla popolazione. Verso una demografia positiva
AAVV (a cura di Daniele Vignoli e Anna Paterno)
Scienze sociali
Il Mulino
2025
Pag. 276 euro 24
Popolazione italiana contemporanea. Nel nuovo atteso “Rapporto sulla
popolazione”, curato dall’Associazione Italiana per gli Studi di Popolazione, questa
volta una ventina di docenti ed esperti coordinati da Daniele Vignoli (Firenze) e
Anna Paterno (Bari), gli AAVV adottano la prospettiva della “demografia positiva”,
che non significa ignorare o minimizzare le sfide, piuttosto riconoscere che stiamo
attraversando una transizione verso una nuova fase qualitativamente diversa, né
migliore né peggiore. I capitoli sono otto, con tabelle e grafici: Natalità e fecondità; I
giovani e la transizione alla vita adulta; Nuove famiglie e famiglie “nuove tra le
nuove”; Migrazioni e popolazioni immigrate (la presenza straniera ha “un effetto
positivo”); Salute e sopravvivenza; Le sorprese positive dai territori; I divari di
genere e origine migratoria nell’istruzione, un’analisi lungo l’intero percorso
educativo; Condizioni di vita della popolazione, evoluzione e mutamenti negli ultimi
vent’anni.