dall’intervento di Francesco Escalona:

La manutenzione continua per la riduzione del rischio bradisismico nei Campi flegrei

Ovvero:

ri-organizzare, partecipare, manutenere, conoscere e controllare continuamente

per garantire la sicurezza degli aggregati edilizi pubblici e privati.

Ormai è evidente. Non si può più andare avanti così.
Ancora una volta, per la terza volta in cinquant’anni, i Campi flegrei, dopo le crisi del 1970 e del 1983, sono protagonisti di una recrudescenza del fenomeno bradisismico, con una fase ascendente del suolo accompagnata da sciami sismici che sconvolgono progressivamente le strutture e gli apparati funzionali e decorativi degli edifici, mettendo in crisi la sensazione stessa di sicurezza delle case e  sconvolgendo, giorno dopo giorno,  la vita degli abitanti, il lavoro e l’economia del territorio.

Sciami sismici di bassa intensità, certo, ma continui e accompagnati da boati cupi e profondi che di notte tengono sveglia la popolazione rendendola irascibile. Senza contare le scosse più rilevanti, come quella del maggio 2024 e soprattutto quella di marzo 2025. Quest’ultima in particolare ha registrato una magnitudo rilevante, di 4.6 scala Richter, la più forte mai registrata da quando questi fenomeni vengono monitorati dall’Osservatorio vesuviano. Insomma, una situazione molto pesante.

Errare umanum est, perseverare diabolicum.
Purtroppo, i due Decreti del governo, approvati d’urgenza a valle degli episodi sismici più rilevanti, non soddisfano affatto la popolazione, perché sembrano ancora una volta rappresentare, di fatto, solo una stanca ritualità da parte dello Stato centrale.

Infatti, le soluzioni prospettate per i Campi flegrei appaiono troppo simili, se non addirittura identiche, a quelle previste per i sismi tettonici irpini e umbri che sono invece molto diversi. Una risposta inadeguata al rischio bradisismico che, essendo di origine vulcanica, ha caratteristiche molto diverse dai terremoti dell’Appennino. Il bradisismo presenta scosse continue, in fasi cicliche, con epicentri non molto profondi in un perimetro limitato e non superano i 5° gradi scala Richter. Ad una scossa, ne segue un’altra, ed un’altra ancora, per mesi o anni.

Ci si avvia, insomma, a riparare i danni solo delle scosse più forti come si fa dopo i terremoti puntuali di centro Italia, volendo ignorare il fatto che il bradisismo, nel frattempo, continua a operare. Così non può funzionare.

Si è generato di fatto un iter “svogliato”.  Un programma d’interventi troppo ordinario, lento, senza risorse adeguate, avviato con mesi di verifiche tecniche superficiali, e solo dall’esterno degli edifici, col quale in un anno di lavoro si è analizzata principalmente la vulnerabilità potenziale degli edifici al fine di  calcolare l’entità delle risorse necessarie per riparare i danni solo della prima scossa. Analisi di vulnerabilità che, tra l’altro, date le caratteristiche ripetitive e prevedibili del bradisismo, si poteva anticipare negli anni precedenti….

DA INFINITIMONDI 39/2025

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