I miei 25 Aprile.

Ho vissuto il 25 Aprile, sempre come una festa, non solo per la liberazione dell’Italia dal fascismo, anche, come unione indissolubilmente dei miei genitori che, il 25 Aprile del 1970, si sposarono.

Quindi per me è una ricorrenza che ha amplificato il mio entusiasmo, fino a quando mia mamma è vissuta.

Lei, la guerra se la ricordava, non tantissimo, perché era piccina, ma portava in sé quella malinconia di quei tempi bui, così come, la paura dei fratelli partiti in guerra, per fortuna tutti rientrati e anche qualcuno lodato.
Lei spesso diceva: c’è l’onore di aver servito il paese,ma non la gloria, in guerra si perde tutti, anche quando si ritorna dal fronte vittorioso.

Quegli insegnamenti, quelle parole, non mi hanno mai lasciato, mi hanno accompagnato nella mia adolescenza; quando facevo i cortei per la pace, contro la camorra, quando mettemmo su il movimento della pantera; nulla era un caso… era tutto frutto del vissuto dei nostri genitori e la voglia di poter cambiare il mondo.

E ci si riflette attentamente qualcosa l’abbiamo ottenuto, non è tutto da buttare, certo non ci possiamo illudere, non sono più questi i tempi, ma di certo non possiamo arrenderci e devo dire che mai come quest’anno il 25 Aprile, ha assunto un colore rosso vivo, quel colore che diceva tutto, in un momento in cui la sobrietà ci era stato ordinato, da un “medico” non troppo preparato, che in vita sua non ha mai vissuto il giorno della liberazione, per cui molto preoccupato di chiasso inutile, in un momento di lutto nazionale.

Il 25 Aprile .

Tutti composti e affiatati in quel largo Berlinguer, simbolo di un uomo dedito alle istituzioni e libero da qualsiasi preconcetto, abbiamo letto alcuni articoli della costituzione, ascoltato alcune testimonianze recitare, ci siamo scambiati gli auguri, intonando Bella Ciao, quella che mi ha colpito di più in questi frangente è stata Elena Coccia che leggendo il suo articolo della costituzione, ha messo l’accento su quello che nessuno fino adesso aveva fatto; dice così: leggo l’ art. 9 della costituzione, così come novellato nel 2022, dove oltre al patrimonio artistico si tutela anche l’ambiente, il paesaggio, la biodiversità anche in favore delle future generazioni. Nello stesso articolo 9 si dice che lo stato tutela gli animali . Mancava all’ art. 9 come formulato nella Costituzione del 1948, dove si tutela l’arte e la scienza, espressioni libere dell’ umanità, il riferimento al clima, al paesaggio alla biodiversità . Soprattutto mancava il concetto che la tutela è finalizzata all’ eredità delle future generazioni.

Forse mi ha colpito di più, perché orgogliosamente faccio parte del movimento Rigenera Campania, che in questi ultimi due anni si è spesa molto per mettere al centro la questione ambientale, la difesa del patrimonio naturale, la tutela del creato per il presente e il futuro delle nuove generazioni.

Ma tornando ai festeggiamenti il coro di Bella Ciao mestamente si è spostato di circa quattrocento metri è arrivato a Piazza Carità al monumento eretto per i caduti della guerra, lì ad attenderci le forze dell’ordine tutte, attesi per qualche minuto le altre autorità, intoniamo tutti l’inno nazionale, deposte le corone, si è alzato un flebile ma intenso coro che ha scosso le coscienze e ha dato, almeno spero, una lezione, ai tanti che ci deridono per il nostro spudorato folclore, che stupefatti della nostra composta esibizione, se sono andati di soppiatto, come se tutto ciò non appartenesse anche a loro, la resistenza non è pane per i loro denti, solo l’ennesima passerella istituzionale priva di ogni significato, se non ci fossimo stati noi ad arricchirlo e a dargli senso, sarebbe stato un giorno qualunque, come faceva piacere a loro .

Come, un gran senso, l’ hanno dato i migliaia e migliaia di giovani, che hanno percorso la città con varie bandiere, dalla Pace, alla Palestina, passando attraverso il Partito Comunista e non solo , innumerevoli striscioni. Anche l’ Anpi finalmente si è decisa a sfilare, uscire fuori dall’ anonimato di luoghi chiusi e per pochi.

Abbiamo colorato la nostra città, l’abbiamo invasa di speranza, di amore, d’ appartenenza abbiamo unito tutti, ma proprio tutti, in un’ abbraccio fraterno, che si è concluso in Piazza Dante, all’ombra di alcune nuvole, che si erano posizionate proprio sul Sommo Vate, che dall’alto della sua statuaria avvenenza, ci benediceva tutti, come avrebbe fatto, il nostro caro Papa Francesco, che amava la Libertà e la PACE.

E noi di quella Pace e quella Libertà abbiamo parlato anche il giorno prima, in un luogo simbolo per Napoli, il teatro Totò, dove tanti ragazzi di un liceo musicale di Napoli, hanno suonato vari brani, mettendo in evidenza i bonghi, strumenti a percussione, che hanno reso memorabile la loro esibizione e il loro coraggio di festeggiare con noi dell’Anpi la liberazione, in modo straordinariamente immenso.

Come potete ben capire, ognuno ci legge ciò che vuole nel suo 25 Aprile.

Io, quattro anni fa, ho soppiantato il dolore della perdita di mia madre, con l’iscrizione, per conto suo, all’ Anpi, ricordandomi delle sue sofferenze, della sua resistenza e della sua grande voglia di vivere e da quel giorno, il mio 25 Aprile è un giorno del ricordo, per non dimenticare… di essere vivi e poter gioire, amare e liberarsi ogni giorno dagli oppressori e dai soprusi di chi pensa che la vita, la democrazia non sia nulla e non valga la pena di combattere per essa.

Buon 25 Aprile, l’anno prossimo più rosso e più vivo che mai!

Marialuisa Faella



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