Non voglio fare qui un memoriale su Mario Persico; Mario,uno dei più grandi artisti visivi del novecento, non ha bisogno di memoriali: c’è il suo lungo lavoro a parlare  per lui; le sue opere, innumerevoli e non ancora catalogate per la nostra memoria, mi riportano ai momenti in cui le ha concepite e ai discorsi che facevamo, ai loro allegati silenziosi.

Da tempo,per una caduta, Mario aveva perso l’uso della mano destra e lavorava con la sinistra. Da qui, come per Ravel (concerto per la mano sinistra), l’idea di una mostra “sinistra”.

Quando una persona che amiamo va via, ci resta la sua usta sui vestiti, ci si chiede il “senso” dell’esperienza avuta frequentandolo, ed è , questo senso, come un ” resto”  solitario lasciato su un bancone.

Voglio qui soffermarmi sul valore della sua arte,  condividerne  il perché suo e  di qualsiasi altra forma espressiva umana, fra le quali annoveriamo anche le discipline scientifiche.

Nell’acquario di Napoli, fu studiato il modello del cervello e fu scelto il polpo. Dagli studi emerse la  struttura cerebrale di un organismo relativamente “elementare” si organizza per opposizioni. Celebre l’episodio in cui venivano calati due polpi in una vasca, uno “anziano” e uno piccolo. I ricercatori facevano cadere nella vasca un filo con un nastrino  rosso, cui era legato un granchio. Il polpo grande si apriva ad ombrello e mangiava il granchio. Veniva poi calato un altro filo con un nastrino azzurro. Il polpo piccolo, sull’esempio di quello grande,  si apriva e si catapultava sul’esca mentre quello grande rimaneva indifferente. Dopo alcune altre prove, osservando il polpo grande, quello piccolo capì che rosso=cibo, azzurro= niente. Cos’era successo? Che il polpo grande aveva trasmesso cultura a quello piccolo.,cioè comportamenti. Se ne deduce, dunque, che fare cultura significa tramandare sapere-saper-fare e, in ambito umano, saper essere.

Un’altra storia.  Gregory Bateson, biologo ed antropologo, è stato, con Varela e Maturana, uno scienziato che ha rivoluzionato il rapporto mente-natura. Un giorno camminava sulla spiaggia della California pensando a come impostare la lezione che avrebbe tenuto a breve, con studiosi d’arte e medicina. Vide un granchio morto sulla spiaggia. Lo mise in tasca e, giunto in aula, pose  il granchio sulla scrivania e chiese all’uditorio:”Siete extraterrestri. Come deducete che questo oggetto è un vivente?”. Dopo vari tentativi, si concordò che quella cosa, chiamata “granchio”, era un vivente in quanto la sua forma era simmetrica. Esatto: se mi guardo allo specchio, sono simmetrico (basta immaginare una bisettrice che mi tagli a metà). Tutte le forme viventi in natura, comprese quelle vegetali, sono simmetriche. Osservate una foglia, le sue ramificazioni interne. Se vi ponessi davanti il disegno delle venature di una foglia e quello del vostro sistema arterioso, senza specificare di che si tratta, direste che sono analoghi. Se ne deduce che la natura comunica attraverso forme, opposte e simmetriche, duali.

Se, dunque, la Natura (“natura” è termine perifrastico: “le cose che stanno per nascere”) ricorre al dualismo simmetrico, immaginare che esso riguardi anche la mente umana è una conseguenza sia logica che analogica (chi, adesso, pensa ad Hegel, fa la cosa giusta). Ma la Natura si comporta anche come cannibale di sé stessa, un Orco-Ubù:  non c’è vivente che non si nutra di altri viventi, che non sia prigioniero nella spirale o,patafisiocamente, nella giduiglia del Caos (voragine). Per mettere ordine, per creare una regula, abbiamo immaginato un Dio eztratenebre.  Un giorno ho incontrato Lucifero (si era travestito da San Tommaso). Era meditabondo davanti a un muretto, osservando con indolenza il via-vai delle formiche.  Gli chiesi cosa stesse mugugnando. Questa la sua risposta: “ Chiederò a Dio di creare un suo gemello. Se lo farà non sarà unico. Se non la farà, non è onnipotente”.  Risposi: “Lucio, tu che hai lo stesso nome di Dio (luce), ti ha già fregato. Si è incarnato in un suo figlio-gemello, è diventato, fin dall’inizio, pensiero (padre), corpo (figlio), azione (spirito santo)”.

 Non so perché, avverto un po’ odore di zolfo nei miei polmoni

Ma lasciamo la teologia e torniamo alla natura. Se, dicevamo, essa è governata da forze simmetriche ed opposte, se possiamo trasferire questo dato al cervello e all’intera esistenza  e storia umana, come potremmo chiamare questo dualismo?

Ci aiutano Kerényi ed Agamben. L’uno (Dioniso) e l’altro (Homo Sacer) iniziano le loro meditazioni parlando di elementi costitutivi dell’umano chiamati “zoè” (vita) e “bìos” (vita). L’una è quella  corporale, biologica; l’altra è, orientativamente, quella specificamente appartenente alla specie umana, diciamo la vita intellettiva, da sviluppare secondo il principio delfico (“diventa ciò che (già) sei”).

Cosa produce in noi il contrasto tra queste due forze, per cui l’una non può esistere senza l’altra? La dissonanza cognitiva. È un fenomeno che ci riguarda tutti i giorni. Essa ha luogo soprattutto nei momenti delle scelte, da quelle quasi insignificanti fino a quelle decisive.

Facciamo qualche  esempio: dovete acquistare un paio di scarpe. Registrate, sicuramente, un’indecisione (dissonanza lieve) e deciderete solo e se il commesso vi avrà “oscurato” l’indecisione. Camminate per strada. Un signore vi mostra un kit di orologi rolex, di cui siete esperto, e vi propone di acquistarne uno al prezo di 200 euro. Voi sapete che ne vale almeno 1.000. Entrate in dissonanza: da un lato vorreste fare l’affare (i rolex sono autentici), dall’altro vi sentite un po’ ladro perché sapete che acquistare merce rubata è un reato.  Non ne uscite. Poi, improvvisamente, pensate che quell’uomo è un padre di famiglia e che deve sbarcare il lunario.  Vi sentite autorizzati ad acquistare due rolex e siete anche felici di aver fatto un’opera buona. State con una setta in un deserto aspettando, come dicono antiche profezie, gli extraterrestri. Non si vede nessuno. Tutto il gruppo è demotivato. Il capo-tribù esclama:”Non si fanno vedere perché è inutile. Abbiamo avuto fede. A loro basta”. Alleluja alleluia.

Cosa è successo? Che i dati dell’esperienza sono stati modulati in modo diverso nelle loro relazioni interne (nuovo senso) e questo ha consentito di superare la dissonanza cognitiva, dissonanza che diventa schizofrenia quando il messaggio non è coerente col comportamento di chi lo lancia. In politica si è strapieni di schizofrenici, che non sono proprio degli Alcibiade ma sono abili nel “cambiare le carte in tavola” (rimodulazione del dichiarato e del presunto, negare l’evidenza, ripetere ripetere ripetere il falso).

Torniamo, adesso, all’arte. Il suo compito è proprio quello di consentire di superare gli stalli dell’esistenza dando nuovo senso all’esperienza e, di conseguenza, tramandare questo sapere-saper-fare (e,soprattutto,il saper-essere) utilizzando linguaggi non standardizzati, tali da creare, proprio lei, momenti di dissonanza. Del resto, “il simile col simile si cura”.  Per farlo, si allea con “zoè” e con “bìos”, scende allegramente col deltaplano nella voragine-caos. Qualcuno, ahimè, non ce la fa quando  l’investimento emotivo è intenso. È il caso di  Majakovskij,  o di Marina Cvetaeva, lasciata fra gli stenti, senza un sorso di latte per la piccola figlia.

E che succede dopo?

Che, una volta superato il dubbio tra l’è e il potrebbe- dovrebbe- essere, si giunge nella lichtung heideggeriana, una radura mentale e fisica, uno spazio in cui si sta senza, finalmente,  esserci. Come giungervi ce lo dicono, appunto,gli artisti o i poeti,coloro che hanno il dire e “dire “ è “dicare-indicare”,mostrare una strada, trasmettere cultura e conoscenze.

È questa la tua poetica, Mario, vero?

Mimmo Grasso

INFINITIMONDI HA DEDICATO IL SUO NUMERO 13/2020 A MARIO PERSICO

https://www.infinitimondi.eu/mario-persico/

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2 commenti

  1. Più volte ho avuto la possibilità di dialogare con Mario Persico, bei ricordi da conservare con cura.
    Grazie Mimmo Grasso

  2. Ho la fortuna di avere alcune sue opere. Una gioia per gli occhi.
    Mimmo Grasso, sempre bravissimo, lo ricorda in modo esemplare

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