Il posto che frequentiamo per circa 1/4 della nostra vita è la scuola, il luogo del sapere ma soprattutto l’origine della comunicazione infatti è proprio tra quelle aule che si instaurano i rapporti tra docenti e alunni o tra gli studenti stessi. Purtroppo, quest’anno non c’è stato molto tempo per avere un contatto diretto con la mia classe, l’unico mezzo che ha permesso di ” vederci ” e parlarci è stata la didattica a distanza, la quale come ogni cosa ha i suoi PRO e CONTRO ma, ad essere sincera, come vantaggio vedo solo la comodità di lavorare restando a casa mentre a suo discapito avrei da dire che ha solo rovinato maggiormente la figura e l’importanza che gli scolari danno alla scuola. Infatti io non la chiamerei lezione se l’intera classe si oscura facendo i propri comodi, così come non la chiamerei neanche interrogazione se uno studente legge tutto dal libro che ha davanti ottenendo un ottimo voto senza sostanza e quanto meno sudore. Un altro svantaggio di questa didattica  è il tempo, intendo che prima, quando la situazione era normale, io studiavo per circa 5-6 ore al giorno adesso mi sembra si restare davanti ad un pc h24. In realtà io questo sistema non lo chiamerei per niente scuola perché essa è tutta un’altra cosa, frequentare un Istituto non significa solo studiare ma anche vivere emozioni e fare esperienze. Infatti solo la scuola ti fa provare quella pazza gioia di quando suona la campanella tanto attesa che ti ha salvato da un brutto voto! È la stessa campanella che purtroppo quest’anno non è potuta suonare per far urlare milioni di professori e alunni facendo cominciare le vacanze estive… Diciamo che quest’anno non è stato uno dei migliori, ma si sa che la speranza è l’ultima a morire e mi auguro con tutta me stessa che a settembre, con le giuste ed adeguate precauzioni, si potrà ritornare tra quei adorati banchi che ci riporteranno ai vecchi ricordi, quei banchi che ci sono mancati tanto perché con questo nuovo metodo non se ne può realmente più!!
Alessia Sorrentino, 3 B.


Verso la metà di Marzo la vita di noi tutti è drasticamente cambiata, così senza preavviso, senza poter capire quanto tempo potesse durare tutto questo stravolgimento, ci sono stati imposti dei cambiamenti anche nella nostra quotidianità da studenti ;

abbiamo dovuto lasciare la nostra aula, i nostri banchi e tutto quello che apparteneva alla normalità, una normalità troppo scontata, che ben presto mi è tanto mancata.

Il suono della sveglia alle 6.30,la voce dolce e frenetica di mia madre che mi sollecitava a far presto, la colazione in cucina già pronta da consumare velocemente prima di scendere.

Da un giorno all’ altro tutto è cambiato, ed è strano adesso dover gestire tutto questo tempo che a volte

sembra non finire mai .

La sveglia mezz’ora prima del collegamento, la colazione consumata davanti al PC a telecamera spenta, la felpa della divisa che copriva il pigiama, insomma tutto era diventato diverso.

Fare lezione a distanza è stata un’esperienza che non dimenticherò mai . Come in tutte le cose ci sono sempre risvolti positivi e, ahimé, quelli negativi. Inizialmente è stato divertente, ancora mi vien da ridere pensando alle gaffe che capitavano durante le lezioni, quando qualcuno di noi faceva battute dimenticando di disattivare il microfono e inevitabilmente il rimprovero ovvio del professore diventava una risata che si mischiava alle nostre. O quando nel silenzio di qualche verifica scritta si udiva il rumore di una scopa elettrica.

Mentre godevamo delle agevolazioni della D.A D, col passare del tempo, mi sono resa conto che mi mancava la cosa più importante, il contatto umano: il calore di uno sguardo, la tensione per un’ interrogazione alla cattedra, l’abbraccio con l’amica, le risate con la classe e tutto quello che davamo per scontato…

Noi alunni del terzo anno poi , avremo il ricordo di un esame diverso, che, per quanto emozionante, è stato inevitabilmente triste, dal sapore amaro. Niente prove scritte, solo 10 minuti dove ognuno di noi ha presentato il proprio elaborato,10 minuti in cui bisognava spiegare il lavoro svolto e mentre il mio tempo d’esame era giunto ormai verso la fine, proprio allora mi sono resa conto che tre anni della mia vita erano trascorsi lasciandomi esperienze bellissime; e mi passavano davanti ai miei occhi tutti i ricordi di questi meravigliosi anni che ,nonostante questo triste epilogo di fine triennio, porterò per sempre nel cuore.

Giuliana Orlando 3C

La mia scuola è stata tra le prime in città ad usufruire della didattica a distanza, che è iniziata ufficialmente il 18 Marzo 2020, soli 15 giorni dopo l’ultimo giorno tra i banchi di scuola , che per me è stato anche l’ultimo giorno tra i banchi delle scuole medie.

I miei compagni, me compresa, come credo tutti gli studenti italiani, eravamo esaltati all’idea di iniziare a seguire le lezioni da casa: niente più ritardi, niente più sveglie che suonavano troppo presto, niente colazioni saltate, niente traffico…tutto quello che dovevamo fare era svegliarci cinque minuti prima dell’inizio della lezione, necessari per accendere il computer, indossare una felpa continuando a portare i comodi pantaloni del pigiama, tanto nessuno lo avrebbe notato, e anche a concederci una vera colazione, qualche volta consumandola anche durante la lezione a telecamera spenta, così come di tanto in tanto gli stessi professori si concedevano un legittimo caffè.

I primi giorni, mi incuriosiva vedere i modi diversi in cui i miei compagni si comportavano durante le lezioni online: c’era chi ci teneva ad essere impeccabile anche da casa e chi invece amava stare più comodo, in tuta e con i capelli arruffati.

Ma i professori..loro sono stati i migliori!! Hanno dovuto imparare ad utilizzare il computer come non avevano mai fatto prima, oltre che inventare mille modi alternativi per le spiegazioni, le interrogazioni e i compiti in classe. Purtroppo non tutte le materie sono facili da spiegare senza neanche una lavagna, ma devo ammettere che i nostri professori sono stati eccellenti nell’occuparsi di questo.

Le videolezioni sono state una novità per tutti, era anche divertente vedere i professori fuori dalle mura scolastiche, collegarsi dalle proprie case e ammirare le insolite postazioni da cui i nostri compagni seguivano le lezioni. Dopo un po’ però gli svantaggi della didattica a distanza hanno avuto la meglio sui suoi lati positivi: l’insopportabile e costante mancanza di socializzazione, le interferenze, l’instabilità della connessione che spesso interrompeva interrogazioni e spiegazioni importanti. Insomma, tutti gli studenti italiani hanno dovuto improvvisamente cambiare la loro routine che andava avanti da anni e che, per quanto essa potesse essere a volte monotona e odiata, ha iniziato a fare sentire la sua mancanza.

Sembrerà strano, la D.A D.ci ha fatto capire il valore della scuola, delle piccole cose, delle persone che ci circondano e quanto bene vogliamo loro, della presenza fisica degli insegnati durante le spiegazioni, di quei banchi, delle quattro mura dell’aula che ci ha visto crescere. Ci ha fatto comprendere il valore del tempo che trascorriamo con le persone e quanto ne abbiamo sprecato per inutili litigi che potevano essere facilmente evitati per passare più tempo a stare bene insieme, e adesso che questo tempo ci è stato portato via è troppo tardi.

La D.A D. non ci ha insegnato solo ad usare il computer, ma anche ad usare meglio il tempo che trascorriamo con le persone.

Mariarosaria Giordano 3C

Prima di questa Quarantena non capivo l’importanza delle piccole cose della scuola compresa, durante la quarantena ci è stata imposta la Didattica a distanza, “ UNA FIGATA” pensavamo io e miei compagni, ma solo dopo un mese la scuola ci mancava da morire.

La DAD nonostante la sua funzionalità, non riesce a darci il vero significato della scuola; la Scuola non è solo il posto dove si impara, ma è anche il posto dove incontriamo i nostri amici, le nostre amiche, i nostri primi fidanzatini, è per noi un luogo d’incontro e di esperienze. Anche se i nostri professori hanno cercato di farci vivere questa situazione al meglio, la scuola non è mai stata così brutta.

Molte volte nella didattica a distanza si può barare e far finta di studiare, ma la maggior parte delle volte bisogna essere molto più presenti di quanto si è scuola, partendo dai compiti perennemente controllati e con scadenze, fino ad arrivare alle interrogazioni dove non eravamo mai giustificati poiché non potevamo fare altro che stare a casa.

Devo ammettere che ci sono stati anche molti lati divertenti: i prof che dimenticavano il microfono acceso e urlavano ai figli, gli strani ambienti delle loro case, a volte ci sembrava di spiare attraverso il buco di una serratura un luogo segreto.

Anche se la didattica a distanza è stata noiosa e impegnativa, è stata di massima importanza in questo momento così difficile.

Silvia Felaco 3C

Noi studenti italiani (e non solo) in questi mesi abbiamo avuto la possibilità di sperimentare la didattica a distanza e di metterla a confronto con la scuola vera e propria e personalmente credo che fare scuola online abbia i suoi pregi e suoi difetti. C’è da dire che è stata sicuramente la maniera migliore per affrontare questo momento di emergenza e che allo stesso tempo sia riuscita a tenere in totale sicurezza docenti e alunni e assicurare una continuità didattica. Infatti tramite diverse app riuscivamo a ricevere i compiti e ad effettuare videolezioni, così da essere in grado di continuare e concludere il programma scolastico di tutte le materie. Tuttavia la cosa a cui non è riuscita a sopperire questa forma di istruzione è di sicuro la rete di rapporti che avevamo quotidianamente con collaboratori, studenti e compagni; perché se ai problemi di internet, che quasi tutti abbiamo incontrato, si può rimediare, a questo non c’è la possibilità di trovare una soluzione se non quella di ritornare in classe. In conclusione non trovo minimamente paragonabili le lezioni online, anche se molto utili, a quelle che svolgevamo in classe. Ad oggi il mio augurio è quello di ritornare al più presto alla normalità e di fare tesoro di tutto ciò che questa esperienza ci ha lasciato così da comprendere la vera importanza dei momenti trascorsi con i nostri compagni e riuscire ad apprezzare ancora di più quelli che ancora aspettano di essere vissuti.

Assunta Cozzolino 3B

Alla mia Professoressa

Il silenzio assordante delle notti in centro a Bologna stavolta non ha nulla di diverso dal fragoroso ronzio del mattino. Tutto si è fermato, oggi, stamane, stanotte. Siamo come chiusi in una bolla che trattiene ogni rumore, odore sapore……ne resta solo il ricordo!!!

È difficile dormire. Mi alzo, giro per casa indecisa tra l’ennesimo caffè o un pezzo di pizza avanzato da un esperimento casalingo che mi ha vista riscoprire i sapori di casa di mia nonna…… ho imparato persino a fare il pane!!!

Decido quindi di fare un salto tra i miei libri, il mio piccolo angolo d’aria, sì perché i libri per me sono sempre stati come una finestra da spalancare quando ti senti stringere in gola…………ma li ho letti tutti e più di una volta. Rileggere i libri è un po’ come affacciarsi sempre alla stessa finestra con la sicurezza di vedere dall’altro lato della strada, la dolce signora dai capelli grigi e radi che stende il bucato…sai che ti farà un cenno, un saluto. Comincio a scorrere con le dita tutte le copertine per sentire al tatto la differenza, ne apro qualcuno e lo annuso quasi che dal respiro riuscissi e tirarne fuori un bignami.

Nell’ ultimo scaffale in basso, quello dove in genere si ripongono i libri grossi o le scartoffie d’ufficio, trovo il primo numero di una rivista dal titolo enfatico “Adesso tocca a noi”. Ho sempre amato quella rivista, fin da prima che avesse un nome e prima ancora che la mia prof di italiano della “mitica” (anche se sita in stanze di appartamenti ) Scuola Media Giacomo Leopardi di Torre del Greco mi dicesse: “Daniela ti va di lavorare con me alla copertina”?

Ricordo che si presentò la mattina dopo carica di libri e riviste che traboccavano di figure, immagini e dipinti di autori per lo più a me sconosciuti e rivolgendomi una frase che porto ancora oggi nel cuore: sarà la bellezza a venire da te. Scelsi V. Kandinsky, scelsi “Piccoli mondi, I”.

Solo più tardi, molto più tardi, avrei scoperto o forse, avrei meglio capito il perché di quella mia scelta. Cosa mi aveva attirata?

Kandinsky associava uno strumento musicale ad ogni colore, la sua tavolozza trabocca di musica e colori in un girotondo di forme irriconoscibili, sintesi di un solo forte messaggio: l’arte va ben oltre qualsivoglia rappresentazione logica.

Ricordo bene, quasi fosse ieri l’ultima volta che l’ho salutata la mia prof! Un’esile donna, sempre avvolta nei suoi coloratissimi foulard e con la borsa da Mary Poppins. Chissà se proprio da quella borsa è venuta fuori l’idea di creare una rivista e, chissà se quella idea, divenuta poi progetto ed infine realizzata è qualcosa che, a distanza di quasi trent’anni ricorda con orgoglio. Ma soprattutto si ricorderà ancora di me, di tutti i suoi ragazzi e degli alunni della “D”?

Con l’avvento dei social, di tanto in tanto, mi era balena l’idea di ricontattarla. Avrei voluto raccontarle di me, di quello che ero diventata e di come erano stati questi anni da quell’ultimo saluto dopo gli esami, quando, oramai stanchi e proiettati già su di una spiaggia, le ho detto: “ci rivediamo a settembre, passo a farle un saluto”.

Quella è l’ultima volta che l’ho vista.

Decido così di mettere da parte il timore di un eventuale “non so chi tu sia” e digito il suo nome sul motore di ricerca ed eccola lì, con una foto profilo che non delude affatto le mie aspettative… un’eterna ragazzina che con aria sognatrice si sporge dal muretto di un chiostro. Le scrivo un semplice messaggio anche se in quella missiva avrei voluto ripercorrere assieme a lei che leggeva, tutti i ricordi più belli di quegli anni trascorsi alla sua scuola di vita, alle passeggiate in giro per Napoli, a quelle in Costiera, alle visite in ogni dove. Avrei voluto chiederle se ricordava le ore pomeridiane spese a scrivere e riscrivere gli articoli per la rivista. Avrei voluto raccontarle di come la sua passione per l’antichità era la mia passione, o meglio avrei voluto farle capire che la mia di passione non era altro che un pezzetto della sua che avevo sempre portato con me. Ma le scrivo un semplice, un semplicissimo messaggio in cui le chiedo se si ricorda di me e se le avesse fatto piacere tenerci in contatto.

È l’alba. Decido di rimettermi comunque a letto con la quasi certezza di non ricevere mai alcuna risposta che invece prontamente arriva qualche ora dopo.

La mia prof si ricordava di me, di tutti i suoi ragazzi e degli alunni della D. Trascorriamo un ora al telefono a raccontarci, anche se a me il tempo sembra essere volato.

Distanziamento Dolore Solitudine Andrà tutto bene Donne Responsabilità Resistenza Liberazione

Daniela Pane

Daniela Pane, oggi avvocato vive a Bologna, mi ha “chiesto l’amicizia “ con fb e , dopo qualche ora, con messenger si è presentata aggiungendo la foto della Copertina della Rivista “Adesso Tocca a Noi”. Dopo pochi minuti il via ad un’emozionante conversazione telefonica.

Sì, la prof.essa sono io : Rosanna Bonsignore.


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3 commenti

  1. Le autrici saranno contente ed orgogliose di essere state accolte su Infinitimondi, sempre aperta ad altri monti che creano il tessuto innovativo per costruire un mondo migliore
    …Ed oggi anche a bella pagina “Una terapia per curare la scuola” di Massimo Recalcati su “La Repubblica”di oggi.
    Molti studenti si potrebbero rivelare già ottimi terapeutici, come testimoniano questi liberi testi.
    .

  2. Ascoltandoli, alimentando dialogo e confronto critico/costruttivo, liberi da schematismi e ricette precostituite.

  3. Buon dì!
    NB: Chiedo scusa per le 3 imperfezioni, causate ieri dalla fretta di scrivere il commento con il cellulare e purtroppo il digitale a volte ci crea sorprese grafiche:
    1)monti = mondi
    2) a = la
    3) terapeutici = terapeuti

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