Il movimento Pro Pal è al centro di un attacco violento e diffamatorio della destra italiana e europea.
La tesi: le violenze registrate nei cortei sono il segno della rivolta sociale contro il governo del Paese e dell’UE strumentalizzata dalle forze politiche e sindacali della sinistra, quindi sono strumenti de Hamas e antisionisti.
A questa tesi si accodano i “benpensanti” democratici che accusano movimenti e partiti di non aderire al realismo di Trump.


Il fronte democratico, che tenta di aprire un “campo largo” di alternativa al sovranismo della destra, annaspa minimizzando gli episodi violenti senza individuarne la cause, e ponendo la questione del riconoscimento dello Stato di Palestina come condizione per aderire alle proposte di ricostruzione di Gaza.
La tregua ottenuta da Trump è l’ombrello sotto cui si lavora per una soluzione sovranista e suprematista occidentale della questione medio orientale.
Per non lasciare che il movimento Pro Pal si “consumi” in frange autoreferenziali, la forze del “campo largo” devono chiarire la posizione antagonista al progetto neoliberista sovranista, indicando obiettivi praticabili di autodeterminazione dei popoli israeliano e palestinese, un progetto di ricostruzione della striscia di Gaza che abbia come leva la libertà di donne e uomini di ricostruire la propria vita e individuare i responsabili delle stragi e della strutture civili per contribuire in prima istanza alla ricostruzione.

Massimo Anselmo

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