Tra i banchi di scuola. Voci per un’educazione accogliente
Espérance Hakuzwimana
Scuola
Einaudi Torino
2025
Pag. 111 (oltre che l’introduzione da IX a XXI), euro 13
Italia. L’ultimo trentennio, quasi un paio di generazioni. La scuola italiana da
decenni è fatta anche di molti alunni con background migratorio; quattordici
anni dopo aver salutato per sempre i cancelli dell’Astolfo Lunardi di Brescia
un’acuta studentessa di incarnato scuro ha deciso di provare a far incontrare
chi la scuola la tiene in piedi con chi la scuola la fa e la riempie fino all’orlo;
punti di vista e argomenti pensati per gli insegnanti e le insegnanti incontrati
nelle presentazioni di libri dentro e fuori gli istituti. La responsabilità più grande
è l’aver cura di quante più “differenze” possibili nelle origini, nei percorsi e
nelle aspirazioni di eguali studenti futuri concittadini adulti. I muri più alti sono
stati posti dalla scuola intesa come sistema e come burocrazia, praticati senza
ascoltare le voci del futuro. Le generazioni invisibili sono almeno tre; la
seconda generazione che (ora) sta sulla bocca di tutti; la prima perché ogni
cosa è iniziata da “il primo alunno di origine straniera in classe”; la terza
perché avrà risposte e soluzioni (tanto più se si allargano brecce e stralci di
positività). Poi, tutte le altre di generazioni: quelle dei figli di coppia mista,
degli alunni e delle alunne adottati, di chi è arrivato qui a sedici anni, di chi è
arrivato dalle montagne o dal mare, di chi ha studiato solo per tre anni alle
medie o uno alle elementari; tutti quelli che stanno nel mezzo e non sono stati
registrati perché la loro pelle, il loro nome, la loro storia non li identificavano
come tali, come stranieri o figli di una diaspora; passati frammentati, presenti
da raccontare, futuri possibili. Sono tra di noi, nelle nostre città e ogni giorno
entrano nelle nostre scuole e le abitano, le riempiono. Tutto quello che hanno
provato a dirci (testimonianze, confessioni, segreti) e che facciamo finta di non
sentire … ora non può più essere ignorato!
Espérance Hakuzwimana è nata in Ruanda nel 1991 e cresciuta in provincia di
Brescia, ha studiato a Trento, dal 2015 in poi si è trasferita a Torino per
frequentare la scuola Holden e svolgere attività culturali, avviando una gran
bel un percorso di scrittrice; dapprima una sorta d’iniziale autobiografia (un
testo poetico e militante), successivamente il romanzo d’esordio e un romanzo
per ragazzi. Ha sempre raccontato le paure diffuse fra i suoi coetanei
considerati “stranieri”, cercando di trasformarle in sentimenti coinvolgenti, in
riflessioni aperte, in emozioni letterarie, e spiegando: c’è “una narrazione
sbagliata e carica d’odio” che spezzo vuole solo rendere “difficile la vita di chi,
come me, in questo Paese ci è cresciuto… Si sta insinuando l’idea che l’origine
o il colore di un corpo siano molto più importanti della sua dignità e della sua
vita. E non è giusto, è terrificante e soprattutto non è una realtà con cui sono
disposta a convivere”. Ora aiuta tutti noi a evitare di conviverci ancora. Per
quanto si possa essere empatici o provare a mettersi nei panni altrui, è meglio
ascoltare in diretta come si sono davvero sentiti gli “altri” di fronte a parole e
sguardi sorpresi se non ostili. I suoi consigli ruotano attorno a ciò che
quotidianamente avviene fra i banchi, nella scuola (da cui il titolo). Dopo
l’introduzione, i sei ben argomentati capitoli sono chiari ed efficaci: i primi
dedicati al nome e alla lingua sono particolarmente istruttivi e toccanti (tutte i
cognomi e nomi, le lingue orali e scritte, non solo la “nostra”, sono identità,
cultura, amore, sapere); seguono i temi della cittadinanza, della carriera
scolastica, dell’impegno per una scuola plurale e per il riconoscimento delle
“esistenze” conviviali. Vari i suggerimenti e gli spunti pratici per chi opera nel
mondo scolastico. Ovviamente, si fa spesso riferimento anche alle migrazioni e
ai meticciati. Opportunamente scarne risultano note e citazioni bibliografiche.
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Devil’s Kitchen
Candice Fox
Traduzione di Eugenio Manuelli
Crime
Marcos y Marcos Milano
2025 (orig. 2024 Devil’s Kitchen)
Pag. 430 euro 20
New York. 2024. La bionda slanciata bellissima Andrea Andy Nearland e il
tonico 38enne Benjamin Ben Haig sono in ginocchio in un boschetto vicino
all’Hudson. Ergo e Jake li controllano, Matt dice di averli scoperti, sa che lei è
uno sbirro e lui un traditore, meglio confessino prima di morire. Andy se lo
aspettava da tre mesi, ogni giorno sempre più in allerta per quanto sia brava a
immedesimarsi, da quando è stata incaricata di infiltrarsi nella piccola squadra
di pompieri metropolitana Engine 99, proprio sulla base di una segnalazione
alla polizia dello stesso buon Ben, affettuoso fratello maggiore di Kenny ma
complice in atti criminali (rapine durante incendi, meticolosamente preparate,
forse pure un paio di omicidi incidentali di colleghi), ora preoccupato per la
scomparsa degli amati e cari conviventi, la compagna latina Luna Denero
sparita con il proprio figlio Gabriel. Il burbero cinico capo è la testa calda
Matthew Matt Roderick, veterano dell’11 settembre (quel giorno ha capito di
stare dalla parte dei cattivi), stazza possente; tante minute successive mogli e
figli sparsi, la bella Donna è incinta e da un po’ vivono riccamente con le due
figlie adolescenti; è un tipo fedele e vuole fare un ultimo clamoroso colpo per
poi smettere. Il braccio destro è Engelmann Engo Fiss, impulsivo ciccione
psicopatico con otto dita, capace di seguire e far scomparire la moglie ad
Aruba; spesso appassionato di porno violento e occupato con prostitute e alcol;
efficace furbo violento esecutore. Il bel 23enne Jake Valentine è l’ormai
esperto “novellino” (in prova da due anni), occhi azzurri e capelli con coda
biondo platino; sempre inseguito dagli strozzini, visto che si gioca i bottini in
pessimi cani, cavalli zoppi e partite di poker truccate. La freelance Andy ha
molte identità, questa volta è stata ingaggiata per cinquantamila dollari
dall’odioso attempato mentore (ex amante) della FBI Tony Newler.
L’ottima premiata scrittrice australiana 40enne Candice Fox (Bankstown,
Sydney, 1985) inanella un successo dietro l’altro, da sola o in coppia (con
James Patterson dal 2015), conducendo in parallelo varie serie letterarie crime,
oltre a sceneggiature soprattutto televisive. Qui l’interessante avvincente
concitata narrazione hard-boiled è in terza al passato sui due protagonisti,
Andy e Ben, il cui punto di vista si alterna di continuo, nelle dolorose differenti
vicende biografiche, nel diffidente percorso comune intrapreso per conoscere
quanto accaduto a Luna e Gabriel e quanto assicurare i cattivi alla giustizia,
nelle relazioni affettive che li coinvolgono (anche per una reciproca attrazione,
studiata ma sentimentale), nel contributo contemporaneo all’ultimo diabolico
colpo previsto a un isolato dal Rockefeller Center di Manhattan, fra un
ristorante italiano e un deposito di cassette di sicurezza: una piccola preziosa
collezione di figurine del baseball, otto milioni e due. Persistentemente in scena
sono sei personaggi in cerca d’autore; i due (ed emerge un altro caso per Andy Dahlia), gli altri tre della banda, il poliziotto potente e invadente; tutti in
vario modo concentrati sul sopravvivere. In copertina e nel titolo ancora fuoco
infernale, la cucina in fiamme ha tanti rimandi, viviamo in diretta numerosi
trafelati incendi, durante i quali la squadra riunifica sia efficienti pompieri che
spietati ladri. Potendo scegliere la qualità, si bevono vino e champagne, pur se
intervengono spesso whisky, birra, tequila. A 22 anni Dahlia ascoltava Kanye
West nella stazione di servizio dei suoi genitori nel desolato Sud di Sheffield,
Texas, prima che arrivassero gli uomini che le avrebbero distrutto la vita,
costringendola a iniziarne tante altre.
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L’atomica e la responsabilità della scienza
Pietro Greco
Prefazione di Luca Carra; postfazione di Ilaria Maccari, Alessia Nota, Giulia
Venditti
Storia e scienza
L’Asino d’oro Roma
2025
Pag. 167 euro 15

Stati Uniti e mondo. 1939-1945. Tutto inizia a cambiare il 2 agosto 1939,
quando Albert Einstein scrive al presidente degli Stati Uniti una lettera
destinata a diventare famosa, invitandolo a considerare l’ipotesi di metter
mano a una bomba che per la sua potenza avrebbe rappresentato un
deterrente all’escalation bellica e passando, quindi, dal proprio militante
pacifismo radicale d’inizio secolo a un pacifismo “analitico”. Con risoluti
obiettivi pacifisti, nel 1914 Einstein aveva firmato l’Appello agli europei con il
fisiologo Georg Friedrich Nicolai; nel 1955 firmerà poi il Manifesto contro la
folle corse agli armamenti con il logico e filosofo Bertrand Russell. Quasi alla
metà del secolo scorso vi sono poi quei sei anni, circa. Dopo le invasioni
pianificate da Hitler e la guerra mondiale, svanita la minaccia nazista con la
resa agli Alleati, la messa a punto dell’atomica proseguì fino all’epilogo, ormai
avversato sia da Einstein che da altri illustri fisici: l’uso dimostrativo delle due
bombe in Giappone nell’agosto 1945, ottanta anni fa. In quel quinquennio
scienziati e militari avevano collaborato appunto al progetto Manhattan, messo
pienamente in campo dopo il pieno coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto
armato in seguito all’attacco del 7 dicembre 1941 a Pearl Harbour. Guidato per
la parte scientifica dal 1942 da Robert Oppenheimer, con enormi risorse
finanziarie industriali, la collaborazione di fisici di primissimo livello (molti dei
quali “rifugiati” dall’Europa invasa e antisemita), un budget di circa due miliardi
di dollari e l’impiego di oltre centotrentamila persone, il progetto Manhattan
ebbe successo. Invece, il contemporaneo programma nucleare tedesco fallì,
proprio per la perdita di molte competenze a causa delle leggi razziali, la
dispersione delle risorse in specifici progetti paralleli, l’incapacità o
l’opposizione di alcuni scienziati chiave (come Werner Heisenberg).
Il miglior giornalista scientifico italiano dell’ultimo mezzo secolo, a lungo
formatore dell’intera categoria, il chimico Pietro Greco (Barano d’Ischia, 1955)
è morto d’improvviso nella casa familiare della sua isola il 20 dicembre 2020. Il
volume è un’opera finora inedita, connessa alla stesura del saggio biografico e
scientifico dedicato alla fisica austriaca naturalizzata svedese Lise Meitner
(Vienna, 7 novembre 1878 – Cambridge, 27 ottobre 1968), uscito per la stessa
casa editrice nel 2014. È stata conservata il più possibile la versione originale,
distinguendo otto capitoli, in sostanza cronologici. Il primo (“L’atomica tra
segreti e paura”) inizia appunto con il testo della lettera che Einstein decide di
indirizzare a Franklin D. Roosevelt e con il racconto relativo agli otto mesi che
la precedono; l’ultimo (“Hiroshima e Nagasaki”) affronta la morte di Hitler, il
crollo del nazismo e la resa della Germania, eventi che cambiano alcuni
presupposti del Manhattan Project ma non la decisione finale di bombardare le
due città del Giappone; in mezzo i capitoli con le storie parallele del progetto
nucleare in Occidente (la Francia subito fuori, la Gran Bretagna prima a partire,
la centralità statunitense), dell’avvio e della fine del progetto tedesco, dei
risvolti internazionali intorno a Los Alamos. L’ottima narrazione alterna con
chiarezza e profondità la sintetica ricostruzione storica delle responsabilità
della politica e della scienza nella guerra atomica (come una reazione a catena,
da cui il titolo), i fenomeni e gli eventi della geopolitica, la disamina degli
avanzamenti nella fisica e in varie discipline, comparando sempre il quadro
statunitense (con i prodromi della svolta tecnologico-produttiva realizzata a
inizio Anni Cinquanta soprattutto grazie alla nuova “società della conoscenza”
impostata da Vannevar Bush, consigliere presidenziale) rispetto a quello
europeo e mondiale. Nella meditata prefazione, il direttore di Scienza in rete
Luca Carra ricorda che “Pietro Greco ha accompagnato con un insostituibile
lavoro di divulgazione i vari movimenti per il disarmo animati da scienziati”. La
bibliografia si limita necessariamente a sette titoli precedenti il 2014. Non c’è
indice finale dei nomi. In fondo l’ottimo testo congiunto di tre fisiche sulla non
neutralità della scienza.
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80 anni di Sapere. Piccola storia di una libreria di provincia
Fabrizio Marcantoni
Storia
Libreria sapere Ubik Senigallia
2023
Pag. 94 s.p. (tante foto)
Senigallia. 1943 – 2025. L’avvincente avventura della Libreria Sapere inizia in un
momento infelice; la guerra condizionava ovunque e pesantemente le attività
economiche, sociali e culturali. Il giornalista Rodolfo Colocci tornò da Roma a
Senigallia e chiese al padre di cedere una piccola parte del negozio di ferramenta per
allestire una libreria: amore per le carte e dose di follia in pari quantità. Non ha più
chiuso, si è trasferita a pochi passi da lì negli anni Cinquanta e ancora la trovate là per
il Corso, una visita è imperdibile se capitate nella sesta città marchigiana per
popolazione, con ricca vita artistica e turistica. “80 anni di Sapere” è la storia di una
delle più antiche librerie italiane, realizzata, con aneddoti e foto, dal più longevo
gestore Fabrizio Marcantoni (Arcevia, 1951), che è stato a lungo anche rilevante
protagonista della vita politica e associativa di Senigallia. In fondo racconti
testimonianze di Bruna Rettaroli, Cecilia Ceciliani, Franco Pellegrini.
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Il colore del tuo sangue
Paolo Restuccia
Giallo noir
Arkadia Cagliari
2022
Pag. 268 euro 17
Roma. Un agosto recente. La giovane filmaker Greta Scacchi gira con la videocamera
a 360 gradi. Scopre di aver ripreso un corpo a corpo tra il suo ex (ai tempi del liceo)
Farid Akram e un biondo con coltello. Ora non c’è più nessuno. Più tardi si accorgerà
di un ulteriore particolare, intuendo di aver frainteso fin dall’inizio e capendo di
essere in pericolo anche dentro casa. Il dirigente di polizia Tommaso Del Re la
accusa di omicidio, ostacolato da “alte sfere”. Lei viene trascinata in una serie di
colpi di scena che coinvolgono l’insegnante di cinema Rossella Gardini, Farid e suo
fratello Anissa, il piccolo Nadir, l’inquietante Ahmad, il barista Tong. Sullo sfondo si
staglia minaccioso il Biolab, un laboratorio in cui si studiano armi chimiche e di
distruzione di massa. “Il colore del tuo sangue” è il primo giallo noir della bella
serie di Paolo Restuccia, che lavora alla Rai dal 1987, a lungo regista del noto
programma satirico di Radio2 Il ruggito del coniglio, ottimo scrittore.
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Cuore di mafioso
Furio Scarpelli
Racconto lungo
Postfazione di Giacomo Scarpelli
In fondo otto schizzi e disegni originali a colori
Sellerio Palermo
2025
Pag. 174 euro 14
Sicilia, catanese. 1994. Il vicecommissario della Dia Alberto Brandini,
nato a Milano nel 1962 e laureato in Giurisprudenza, ha un incidente
di moto. Viene soccorso perché lo scambiano per il nipote del
capocosca Saverio Sparaciano, da questi accolto nella sua casa-
fortilizio e coccolato insieme ai familiari. Diviene così suo malgrado
un infiltrato, pur dovendo molto a un “Cuore di mafioso”. Ecco
l’incipit di un lungo racconto del grande Furio Scarpelli (Roma, 1919 2010), uno straordinario disegnatore e autore, narratore di cartacei e
sceneggiatore di film, pietra miliare del cinema italiano, che scrisse
molti racconti, alcune inediti, talora in vista di realizzazioni
cinematografiche (come i due già pubblicati nel 2019 e nel 2023),
talora storie ideate senza vincoli, come qui, in terza al passato sul
protagonista, angosciato dalla situazione, sempre al confine fra
comico e drammatico, fra realtà storicizzabile e satira sociale. Acuto
competente testo finale del figlio Giacomo.
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Nell’interesse dello Stato. L’isola dell’Asinara tra Parco nazionale, Brigate rosse e
Cosa nostra
Vittorio Gazale
Prefazione di Nando Dalla Chiesa
Solferino Milano
2025
Pag. 351, 20,50 euro
Asinara, Sardegna. Per oltre un secolo. Le colonie penali nascono nell’Ottocento e
con l’Unità entrano nella legislazione italiana, pensate con l’obiettivo di bonificare e
rendere produttivi terreni marginali, generalmente paludosi e infestati dalla malaria.
Nel 1885 una grande isola sarda fu espropriata “Nell’interesse dello Stato”, i
residenti pescatori o agricoltori “delocalizzati”, destinata a stazione sanitaria per
personale e vittime di malattie infettive (immenso reparto Covid di allora), costruita
da detenuti lì trasferiti e incarcerati in un’apposita colonia penale, isola considerata
esclusivamente carcere per molti successivi decenni fino al 1997-98. Dal 1967 si
iniziò a parlare di un parco nazionale, lungamente voluto e infine attivato, ora
“vigente”, sia a terra che a mare, splendido. L’attuale direttore Vittorio Gazale
(Sassari, 1960) racconta la storia dell’istituzione in dodici capitoli cronologici (con
qualche vuoto), anche attraverso una trentina di brevi interviste.

