Lo scorso 20 aprile, era un giovedì, Luciana Castellina è stata ad Orta di Atella, ospite del Collettivo Città Visibile. Abbiamo voluto fortemente dialogare con Luciana, per dare seguito a quanto costruito durante l’esperienza amministrativa alla quale abbiamo partecipato attivamente dal novembre 2021 al dicembre 2022 quando quattro consiglieri comunali che erano in maggioranza, due dell’area democratica, due della galassia cinquestelle, hanno firmato, insieme all’opposizione le dimissioni in uno studio notarile.
Una esperienza che sugellava una svolta, il tentativo di ridare ad Orta di Atella, nella provincia casertana, in terra dei fuochi, la dignità di comunità libera, dopo decenni di devastazione urbanistica, culturale, morale. Una proposta di sinistra naufragata per il prevalere, purtroppo anche questa volta, di interessi personali e dell’idea che la politica sia “luogo” di spartizione anziché strumento. Fatto tanto più grave per la cronica tendenza al commissariamento che ha visto Orta di Atella svettare a livelli nazionali. Ultimo il commissariamento per infiltrazioni.


L’incontro con Luciana in scia a quello di qualche mese per il quale l’Assessora alla Cultura, la compagna Marilena Belardo, invitò Darwin Pastorin e Marco Ciriello a dialogare su calcio, poesia e rivoluzione. Lì nacque l’idea, attraverso Peppe Napolitano (tutto un riannodar di fili, insomma), di “coinvolgere” Luciana nel nostro tentativo, raccontare e farci raccontare da lei come si trasforma la società provando a trasformare i territori. Un concetto, quello della trasformazione come trasformazione del territorio che è tornato spesso insieme a Luciana.
Paradossalmente Luciana è arrivata ad Orta quando già non esisteva più l’Amministrazione Gaudino, quando invece dovevamo essere impegnati nella nuova campagna elettorale che il 14 e 15 maggio decreterà il nuovo sindaco di Orta di Atella. Anche di questo abbiamo discusso con Luciana, del fatto che il Collettivo Città Visibile non sarà presente alle prossime comunali. Ed il perché non ci sarà è il nucleo di un tema spinoso che richiede lucidità nell’analisi ed una riflessione profonda sul futuro.


L’indomani della fine dell’amministrazione Gaudino, il Collettivo Città Visibile ha provato a proseguire quel discorso, con lo stesso sindaco uscente, quella parte del Partito Democratico che è rimasta in amministrazione fino alla sua caduta e soggetti civici dell’area riformista. Un discorso che ha portato ad una coalizione con due liste, quella del Collettivo Città Visibile e quella del Partito Democratico.
Tuttavia, il giorno stesso della presentazione delle liste, il Partito Democratico non è stato in grado di presentare la propria ed il candidato sindaco Vincenzo Gaudino ha ritirato la sua disponibilità a candidarsi. Il risultato è che Orta di Atella avrà un unico candidato a sindaco appoggiato da sei liste. Candidato che è uno dei consiglieri democratici uscenti che ha firmato dal notaio le dimissioni di massa. Liste che sanno tanto di restaurazione, espressione di quei poteri e di quella classe dirigente che porta la responsabilità della devastazione di un territorio.
Perché? Si tratta di una domanda complessa, nessuna comunicazione ufficiale è stata prodotta da nessuna delle mille anime del Partito Democratico, nemmeno dal candidato sindaco, che ne era diretta espressione. La realtà ci restituisce una fotografia del Partito Democratico piuttosto deprimente. Un soggetto che si vorrebbe collettivo e che invece è perso in mille rivoli, correnti e referenti istituzionali del tutto autoreferenziali, con i territori relegati ad orpelli senza identità e senza alcuna autonomia. Un partito a stento in grado di mettere insieme la documentazione per potersi presentare ad una tornata elettorale in un comune di quasi trentamila abitanti. Del resto il partito casertano non per caso è commissariato.
Su questo piano, con Luciana abbiamo ragionato sulla riformabilità del Partito Democratico come soggetto riformista in grado di contribuire, se non guidare, quei processi di trasformazione di cui i territori come quello da cui scriviamo hanno terribilmente bisogno. Le conclusioni non sono state incoraggianti.


Luciana ci ha parlato di Gramsci, dell’egemonia e delle casematte. L’abbiamo ascoltata. E siamo tornati a Gramsci, quando diceva: “Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio”.

Giovanni Salomone – Collettivo Città Visibile Orta di Atella (Ce)




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