di Gianfranco Nappi

Su Il Manifesto di ieri, l’Editoriale di Tommaso Di Francesco è tornato con forza sui brucianti temi della Pace e della Guerra: https://ilmanifesto.it/generale-dietro-la-collina

Nel suo ragionamento sulla inevitabilità della pace se si vuole davvero scongiurare una escalation incontrollata del conflitto trova modo di riportare il discorso fatto dal Generale Mark Milley, nientemeno che Capo di Stato Maggiore dell’Esercito statunitense che, per la terza volta in tre mesi ha ribadito il suo punto di vista : “ Nè l’Ucraina nè la Russia sono in grado di vincere la guerra che, invece, può solo concludersi a un tavolo negoziale”, perchè ” se è praticamente impossibile che la Russia conquisti l’Ucraina”, resta ” pure estremamente difficile che le forze di Kiev riescano a cacciare quelle di Mosca dalle loro terre“.

Che il Capo dell’Esercito degli Stati Uniti dica con tanta chiarezza come stiano le cose è impressionante. Dobbiamo immaginare che non tutti da quelle parti la pensino allo stesso modo. Quel che è certo è che nessun Capo di Stato, al netto del Papa se lo vogliamo intendere anche in questa funzione, o di governo in Europa ha la forza e il coraggio di dire questa elementare verità. Ed anche questo fa impressione.

Nel nostro piccolo lo andiamo dicendo da mesi: solo una corale iniziativa di pace può ‘costringere’ chi vuole solo la guerra a fare un passo indietro perché dalla situazione sul campo il rischio concreto è solo quello di una escalation incontrollabile alla cui fine ci può anche essere, per errore o per calcolo, l’uso del nucleare.

Putin è il primo responsabile di questa situazione. Ha scatenato una guerra che, come si sarà accorto subito, non può vincere. Nè può valere a giustificazione il tema dell’esservi stato spinto: se mantieni una visione generale di cosa rappresenti oggi una guerra, non puoi avviare uno scontro armato, tutto si può risolvere solo con il dialogo, la diplomazia. La guerra ha ragione solo in una ottica imperiale. Ma anche in quella ottica, è miope. Quindi nessuna giustificazione per Putin.

Ma una volta che abbiamo detto che è colpa di Putin, stiamo a posto con la coscienza? Abbiamo il dovere o no di provare a individuare le strade che assegnino alla pace una chance?

Questo è il tema che rimane sul tappeto largamente inevaso. Ed ecco perché è importante la presa di posizione che vinee dagli Stati Uniti.

Come porci quindi di fronte agli orrori di una guerra? Ai suoi lutti, ai massacri, alle distruzioni? Certo stando vicino a chi è oggetto di aggressione, sostenendolo. Ma anche avvertendo come dalla comparsa del nucleare il tema della guerra sia radicalmente mutato e senza mai rinunciare a proporre uno sguardo che non faccia coincidere governanti e governati, governo e cultura di un popolo. azione presente e storia: altrimenti qui davvero le responsabilità di Putin e del suo governo si scaricano slla realtà e sulla cultura di un intero popolo, i Russi.

Se, nella radicalizzazione nazionalistica, si perde di vista questo, la guerra trova i modo di autoalimentarsi e distrugge non solo le basi materiali di vita ma anche quelle di ogni futura coesistenza pacifica tra popoli.

La Lettura, il supplemento culturale del Corriere della Sera ha ospitato ieri una lunga e bellissima intervista a questo proposito di Nuccio Ordine a Edgar Morin in occasione della uscita del suo Di Guerra In Guerra. Dal 1940 all’Ucraina invasa.

Peraltro Nuccio Ordine è stato ospite di Nola nelle giornate bruniane e ha avuto modo di tenere, sabato pomeriggio, una Lectio di grande impatto su Giordano Bruno e l’Unità dei saperi: questione decisiva in questo nostro tempo per restituire all’umanità la possibilità di determinare gli eventi e di non esserne soverchiata. A cominciare proprio dalla Pace e dalla Guerra.

Ed è tutto da leggere e meditare questo Saggio del quasi 102enne Filosofo, tanto breve quanto intenso, che spinge a ragionare proprio su questo, a partire dalle guerre che ha vissuto e visto in questa lunga vita: dalla Seconda guerra mondiale a quella dei Balcani di fine anni ’90 dove famiglie, amici, conoscenti di religioni diverse che avevano sin lì convissuto, si erano sposati in matrimoni misti, parlavano la stessa lingua, tifavano per la stessa squadra di calcio, si ritrovarono a dividersi, scontrarsi, odiarsi, massacrarsi in una regressione drammatica.

Ammonisce Morin a ricordare che ogni Guerra del Bene, per il suo stesso essere Guerra, reca dentro di se’ anche il Male: e in questa luce rilegge tutte le guerre del ‘900 e dei primi decenni del XXI Secolo. E questa coraggiosa osservazione lo spinge non ad essere meno duro con Dittatori, Regimi e Responsabili primi. In questo caso, a cominciare da Putin. Ma a saper vedere la complessità delle situazioni: senza questa capacità di vedere, le soluzioni non si trovano.

E così in questo caso, Morin invita a vedere come l’Ucraina sia diventata il terreno di scontro di due imperialismi: quello rinascente Russo e quello mai sopito Statunitense: e se non si parte da questa consapevolezza, è difficile trovare il bandolo della matassa.

Chiude Morin il suo Saggio con queste parole : ” L’urgenza è grande: questa guerra provoca una crisi considerevole che aggrava e aggraverà tutte le alte red enormi crisi del secolo subite dall’umanità, come la crisi ecologica, la crisi economica, la crisi delle civiltà, la crisi del pensiero…Più la guerra si aggrava, più la pace è difficile e più è urgente. Evitiamo una guerra mondiale. Sarebbe peggio della precedente.

Facciamo tesoro di queste parole a poche ore da quel 24 febbraio, data di inizio un anno fa di questa guerra.

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1 commento

  1. “Più la guerra si aggrava, più la pace è difficile ed urgente” e più dobbiamo sperare che non avvenga un incidente che possa far precipitare il tutto verso una guerra (la terza mondiale: orrore solo a sfiorarla con le parole che stanno diventando sempre più ripetitive nel linguaggio quotidiano- ) che diventerebbe peggiore della precedente.

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