Come intitolò un giornale locale nel 2012 a Caserta e Maddaloni continua la maledizione delle cave. Ogni volta che lo sguardo va in quella direzione, ci appare uno spettacolo sempre più spettrale: intere colline sono state divorate e sfregiate dai cosiddetti “cavaioli”, che nonostante i divieti di legge continuano imperterriti la loro opera predatoria. In questo scenario desta ancor più PREOCCUPAZIONE ED ALLARME LA NOTIZIA che il Genio Civile abbia prorogato di due anni la licenza alla cava Luserta, un vero mostro predatore collocato proprio sulla cima delle colline, nei pressi del santuario di S. Michele e della Fondazione Leo Amici.
Lo sfregio delle cave è diventato enorme. E’ sotto gli occhi di tutti. Ora quelle colline non ci proteggono più come una volta. E purtroppo la situazione viene aggravata dai mutamenti climatici.
Ogni tanto scoppiano dei temporali terribili, con vere e proprie “bombe d’acqua”. In quelle circostanze il mio sguardo e la mia mente si rivolgono preoccupati verso quelle cave maledette. Infatti, qualcuno mi ha fatto osservare che si potrebbe anche verificare una sorta di “effetto frane”, come avvenne ad Ischia nel 2006 con effetti devastanti. Infatti alcune di quelle cave sono state scavate all’interno delle colline creando dei grandi invasi artificiali, che potrebbero riempirsi di acque piovane. Bisogna sperare che non si verifichi anche qualche frana che provocherebbe un disastro, proprio come quello di Seveso.
La corta visione politica e la scarsa sensibilità ambientale degli amministratori continua a produrre danni incalcolabili: un dissesto idrogeologico senza pari. Non basta la chiusura delle attività dei due cementifici (Cementir e Moccia dei veri “mostri industriali” nel pieno della conurbazione casertana), bisogna impedire che in vari punti si continui a scavare ed estrarre calcare (come si può vedere a occhio nudo), bisogna fermare del tutto queste attività, che da decenni ci divorano la vita e la salute. Per queste ragioni dobbiamo chiedere con forza alle più alte autorità dello Stato e della Regione – anche al Governo – di bloccare questa folle corsa verso la distruzione dell‘eco-sistema in una delle aree a più alta densità urbana e produttiva.
Da parte delle associazioni ambientali e comitati dei cittadini più volte è stato riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica lo scempio già prodotto con la devastazione delle cave con un’ opera di distruzione ecologica, che ha già prodotto una situazione di dissesto ambientale per molti versi irreversibile.
Purtroppo negli ultimi tempi un incredibile silenzio, accompagnato da disattenzione (spesso connivenza a volte anche di natura camorristica), caratterizza le istituzioni locali e le forze politiche, che rimangono inerti e “distratte” di fronte a questo immane disastro. Ora è arrivato il momento di ribellarsi e di indignarsi, di riprendere l’iniziativa per lanciare un appello, rivolto in primo luogo alle massime autorità istituzionali (dalla Regione Campania alla Provincia fino ai Sindaci di Caserta, Capua, Casagiove, Castel Morrone, Casapulla e San Prisco, che hanno già aderito al parco in modo formale). Facciamo in modo che il Parco dei Colli Tifatini diventi una realtà, una vera priorità per tutti. Al riguardo, come è avvenuto in tante altre realtà, si possono progettare interventi per riutilizzare le cave destinandole ad altre attività di tipo sociale e produttivo, in primo luogo per ripristinare i siti naturali, con opere di “ripascimento” (come sta avvenendo in qualche caso). In merito l’università (a partire dal Polo Scientifico) può dare un contributo decisivo per rilanciare un dibattito ed un confronto su nuove idee di crescita sostenibile per il nostro territorio. Tra l’altro le cave incidono negativamente anche sui lavori del nuovo Policlinico, da anni bloccato.
A Caserta, come sta avvenendo per alcuni beni comuni, è necessario riprendere un movimento di lotta, non tanto di denuncia, quanto di proposte e progetti con la mobilitazione delle principali associazioni giovanili ed ambientaliste. A tal fine abbiamo deciso di costituire una rete con l’intento di continuare a denunciare e informare i cittadini su cosa sta avvenendo, a partire dal rilancio del progetto del Parco dei Colli Tifatini di cui si sta discutendo da anni. La rete per ora è composta da: Le Piazze del Sapere – FTS Casertano – Legambiente – Arci – Acli – Auser Caserta, Capua e Casagiove – Italia Nostra – CSA Ex Canapificio – Caserta Città Viva- WWF LIPU – Agenda 21 ai Siti Reali, Medici per l’Ambiente, in collaborazione con le scuole e l’università, ma anche con le forze sociali e del mondo del lavoro (a partire dai sindacati).

Pasquale Iorio Le Piazze del Sapere

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