di Gianfranco Nappi

E invece no, non c’è nulla da ridere: è semplicemente tragica la situazione. Per un Presidente che sa muoversi solo quando può urlare e che urla più forte quando le cose non gli vanno bene, questa Dichiarazione di Guerra che ha lanciato, in perfetto stile salviniano e con un Paese stremato dal virus e dalle sue ripercussioni sociali ed economiche e con una rabbia che, vuoi perchè naturale vuoi perchè agita da forze speculative pronta ad esplodere, è quanto di più deleterio possa fare chi ha in questo momento delicate responsabilità pubbliche.

E tutto mentre emerge in modo sempre più evidente la realtà di paesi prigionieri di quello strapotere delle grandi imprese globali, in questo caso del farmaco, che costringe ad una lotta di tutti contro tutti con i paesi più deboli e poveri che non giocano neanche la partita: qui ci sarebbe davvero un nuovo capitolo da aprire a cominciare dalla proprietà dei brevetti.

Cosa dovrebbero pensare quei cittadini che si ritrovano nella condizione in cui si ritrovano di fronte allo spettacolo di vertici istituzionali che si azzuffano senza ritegno, anzi per meglio dire, di uno di essi che muove guerra agli altri?

E tutto perchè poi? Perchè dovrebbe prevalere una ‘ragione economica’ in contrapposizione alla ‘ragione vitale’ di garantire, in progressione, dai più fragili ai più giovani? Ed anche dal punto di vista ‘economico’, che si avrebbe da guadagnare da una spirale di morti, di ricoveri, di intasamento di reparti che non si riuscisse a bloccare se si lasciassero indifesi i settori più esposti e deboli?

E’ vero esattamente il contrario. In primo luogo per una fondamentale ragione etica e di umanità: se si mette in discussione il primato della vita, se addirittura lo fa un Presidente di Regione peraltro con un linguaggio che usa gli stessi stilemi della destra più estrema e irresponsabile, allora vuol dire che c’è un fenomeno di regressione civile e democratica insediato al vertice di una importante istituzione. In secondo luogo, proprio dal punto di vista dell’accelerazione delle ‘aperture’, del far ripartire la vita economica e sociale, è evidente che più sono protetti gli esposti e, progressivamente i più scendendo per età, e minore è l’impatto del virus e prima e con maggiore sicurezza si potrà riaprire.

Quello che bisognerebbe spiegarsi, e le urla del Presidente tendono proprio a distrarre da questa realtà, è perchè mentre in Italia, seppur faticosamente, l’indice di contagio scende e siamo intorno al 5% di positivi sul totale dei tamponi quotidiani, in Campania questo indice sale e ieri ha toccato il 14%, una percentuale quasi tripla rispetto a quella nazionale. Che sta succedendo? Perchè i vertici delle istituzioni campane non ci dicono su questo? Proprio perchè vediamo lo sforzo massimo da parte di tutti per fronteggiare una pandemia senza precedenti, compresa ovviamente tutta la struttura della Regione, sarebbe meglio concentrarsi su questo e non su guerre proclamate per distogliere dai problemi. Tanto poi la realtà è più forte della propaganda.

E per finire, vorremmo dire un’ultima cosa molto semplice: una regione di oltre 6 milioni di abitanti, la seconda del Paese, non può essere governata come una monarchia.

Il governo della Campania vede concentrare tutte le deleghe più importanti nella mani di un uomo solo con il Presidente che mantiene per se, se non andiamo errati: Sanità, Ambiente, Infrastrutture, Cultura, Gestione dei Fondi Europei. Sul Recovery Plan campano c’è il più assoluto silenzio. E, nel frattempo, da quelle stanze tuttofare si dice che si è pronti con soluzioni da lì partorite anche per le prossime amministrative a Napoli.

Attivismo frenetico.

No, questa è una situazione di emergenza democratica. Che si unisce a quella socio-sanitaria.

E il PD che dice: chi ha ragione Il Presidente della Regione o il Presidente del Consiglio con il suo Commissario all’emergenza? Tace il PD di Napoli. Tace il PD Regionale. Tace Letta. Ma sui silenzi non si costruisce una politica.

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2 commenti

  1. Come non darti ragione su questo personaggio che sempre più sembra ambire a fare la concorrenza ai ben più meritevoli di rappresentanza nel teatrino di san Gregorio Armeno…

  2. condivisione piena e, purtroppo, nuove preoccupazioni che si sovrappongono a “vecchie” preoccupazioni.

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