di Gianfranco Nappi

Può darsi che l’insorgenza di protesta violenta ed esasperata di queste ore a Napoli sia un fatto occasionale, limitato nel tempo e circoscritto nei coinvolti.

C’è da augurarselo. E c’è da condannare fermamente comunque ogni atto di violenza e di aggressione che pure in essa si è prodotto : contro le forze dell’ordine; contro altri cittadini, e giornalisti in particolare; contro la città con blocchi e incendi.

Non è difficile intravedere i tratti di una protesta anche mossa all’interno di una zona grigia della società che opera al confine con o sotto la stessa influenza della camorra.

Siamo abituati del resto a momenti di grave tensione in situazioni di emergenza. In qualche modo le scene di stanotte mi hanno riportato alla mente le proteste esasperate di dieci anni fa per i rifiuti che si accumulavano da parte degli stessi che si opponevano ad ogni progredire in tutte le forme possibili di un moderno e trasparente sistema di trattamento dei rifiuti: e di sicuro c’erano in quelle proteste, insieme , legittima esasperazione per l’emergenza e illegittima azione di forze come la camorra interessate al prolungarsi dell’emergenza medesima e comunque del tutto contrarie all’affermarsi di un circuito dei rifiuti sottratto ad ogni sua influenza.

Anche allora ci fu, peraltro, un risultato elettorale ad un voto Regionale di grande consenso per il Presidente uscente, era il 2005, salvo poi il volgersi repentino di umore in senso contrario nel giro di pochi mesi. In questo caso invece sarebbero passate solo poche settimane: certo nel frattempo la crisi delle strutture di tenuta della società si è accentuata ( partiti, sindacati…), e la volatilità dell’umore politico ha assunto caratteri vorticosi.

Sarà istruttivo, dieci anni dopo, tornare a riflettere su quelle situazioni. Ne ricaveremmo insegnamenti utili per il da farsi di oggi e della prossima fase.

Può darsi : le prossime ore e giornate ci diranno, ad ogni modo.

E però può anche darsi, appunto , che non di solo agitazione strumentale si tratti. Del resto fenomeni del genere si vanno presentando in diversi contesti geografici dell’Europa nei quali di sicuro non vi sono potenzialmente componenti criminali.

Può darsi allora che gli effetti economici della Pandemia su un tessuto sociale già sfibrato dalla crisi di primavera si presentino insopportabili per una vasta platea che già vive in una condizione di precarietà strutturale, di fronte ad una incipiente e radicale ‘chiusura’ ,sempre più necessitata dal progredire impetuoso del contagio.

Può darsi che tutto un mondo sociale, escluso dal sistema protettivo della cassa integrazione, del blocco dei licenziamenti, del lavoro pubblico ( e Vivaddio che almeno per una parte larga di società questa rete c’è, checché ne dica l’ineffabile Presidente di Confindustria ), possa rappresentare una base di innesco per proteste che possono anche assumere i tratti di una rivolta. E comunque, questa rappresenta sicuramente l’area sociale più delicata nei confronti della quale intervenire per togliere l’erba sotto i piedi ad ogni disegno della camorra o di altre forze tendente a farla diventare base di manovra per propri scellerati disegni.

E meno male che c’è il Reddito di cittadinanza.

Se è così, allora, servono subito idee e risorse economiche da mettere in campo, di sostegno e di vita per i settori più esposti della società.

Ora. Perchè ora è lo sforzo per contenere la diffusione della Seconda ondata della Pandemia.

Le risorse scarseggiano, come è evidente.

I 209 miliardi europei cominceranno a rendersi disponibili dalla metà del prossimo anno e, peraltro, non ancora conclusa è la trattativa sulle modalità di uso e l’Unione sembra di nuovo impantanata.

Già oggi il Governo sta agendo necessariamente ‘a debito’ , reperendo risorse sul mercato finanziario.

E allora, visto che di questo si tratta, davvero non si capisce , se non alla luce di una inaccettabile posizione ideologica o di difesa delle ragioni di parte, il non utilizzo ancora oggi dei fondi disponibili del MES, 30 miliardi disponibili a condizioni che nessun mercato finanziario potrebbe offrire. E peraltro in una situazione europea nella quale noi con i nostri problemi, a differenza di primavera scorsa, siamo in larga compagnia con tanti paesi europei, del Centro e Nord Europa.

E qui davvero allora non si capisce l’ostinato diniego a questo utilizzo.

Nè si capisce perchè, coloro che ne sono convinti, invece, non dicono con chiarezza per farne cosa e come utilizzarli: questo darebbe alla loro posizione una forza in più.

Proviamo a dire con chiarezza allora noi: per sostenere tutti gli interventi di oggi dell’emergenza in campo sanitario; per potenziare tutte le strutture sanitarie con mezzi , apparecchiature e personale necessari; per sostenere uno screening di massa e permanente della popolazione; per potenziare in modo drastico, per l’oggi e per il futuro, la medicina di base e quella preventiva territoriale avviando rapidamente la formazione e l’assunzione di alcune decine di migliaia di medici e di personale sanitario e socio-sanitario ( dica il Ministro della Sanità per quante unità ), in tutto il paese con i quali costruire quella medicina di prossimità indispensabile per assicurare la cura e l’intervento al presentarsi dei primi sintomi di questa come di qualsiasi altra patologia.

E per fare sì, ho negli occhi il volto e le parole di quella mamma che ieri protestava davanti Santa Lucia: ” ho un figlio con una patologia grave che richiede assistenza continua e per il quale, in una situazione di blocco, sarei impossibilitata a continuare a ricevere per lui le cure necessarie”, che situazioni del genere non vi siano più . Questo caso mi sembra simboleggiare tutti quelli di coloro che in questa situazione vedono annullata una visita, un controllo, una terapia, un accertamento, una cura per patologie diverse dal Covid.

30 miliardi per fare tutto questo.

E per liberarne altrettanti dal bilancio pubblico con parte dei quali realizzare esattamente quegli interventi di copertura sociale per tutti quei settori direttamente colpiti dalle necessarie misure di chiusura e che altrimenti si vedrebbero nell’immediato senza alcuna prospettiva: nelle prossime giornate e settimane e non lontano nel tempo.

E, con altra parte delle risorse liberate, sostenere investimenti diretti di sviluppo e di occupazione.

Tra le tante cose da fare, oltre quelle urgentissime sul piano strettamente sanitario, queste mi appaiono non meno urgenti.

Napoli può essere una spia. Guai a non coglierne tutte le potenziali implicazioni.

Poi è anche il tempo di capire se e cosa non ha funzionato nel 4,5 mesi alle nostre spalle, a livello di Governo e di Regioni: ed è evidente che qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto. Anche nella Campania dei primati del suo Presidente.

Certo non possono essere credibili una opposizione e una destra che in questi mesi hanno sostenuto tutto e il contrario di tutto ma sempre, in modo costante, bordeggiando, quando non anche esplicitamente sposando, le più assurde posizioni negazioniste.

E però non bisogna abbassare uno sguardo critico, proprio dentro l’emergenza più acuta: altre volte non si è stati capaci di coltivarlo appieno questo spirito critico e non si sono prodotte buone cose: mi tornano ancora alla mente vicende napoletane di un decennio fa.

Il più alto senso di responsabilità sociale e individuale deve accompagnarsi al vigile esercizio di una azione critica e partecipativa.

Anche così si vince la Pandemia. Non dimentichiamocelo per le prossime difficili ore che si preparano per tutti noi.

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5 commenti

  1. La situazione non è certo semplice da affrontare:da un lato la tutela della salute pubblica dall’altro situazioni socio-economiche da affrontare. Ci vuole un giusto equilibrio nella risoluzione dei problemi. A mio parere la violenza di ieri non è frutto delle civili proteste di chi veramente è in difficoltà ma evidentemente frutto di gruppi organizzati.

  2. L’articolo è da condividere. I disordini di ieri a Napoli sono stati, a mio giudizio, organizzati da gruppi esterni. È,infatti, impensabile che i commercianti napoletani abbiano delle responsabilità in quanto è accaduto.

  3. Sono d’accordo su quasi tutto.
    Faccio solo una domanda .
    Perché ad oggi non vi è nessun paese europeo che ha usufruito del mes?
    Attenzione, pochi sanno che una società mista privata e pubblica dopo i famosi accadimenti greci, rilevò l’aereoporto del Pireo per la cifra simbolica di E.10.

    1. Author

      Caro Claudio, domanda più che legittima. delle due l’una però: se reggiamo socialmente così come stiamo, bene. Ma se non reggiamo e la sofferenza sociale è troppo alta, perchè rinunciare?

  4. Ho letto tutto attentamente e con molta partecipazione.
    Fortunatamente, ho saputo della guerriglia urbana notturna soprattutto a Santa Lucia e ho visto come primo telegiornale il TG7 delle 13,30 lungomare ,
    In verità con profonda tristezza vincolata alla lucida razionalità mi sono detta: “E si meravigliano? io me l’aspettavo”. Le pieghe della realtà sembrano indecifrabili e in ogni caso inquietanti; certamente non sono esaurite le esplosioni di rabbia irresponsabilmente ben pilotate e non aiuta nemmeno come banale sollievo il sentire che quasi tutta l’Europa è in situazioni sanitarie ancora più allarmanti. In questo momento ascolto la new sulla decisione della Svizzera e mi conforto con diffidenza ” Meno male io vivo in Italia”

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