Su change.org è possibile firmare la Petizione promossa da Sergio D’Angelo Commissario della Società ABC Acqua Bene Comune e da Michele Mezza, Docente ed Esperto di Comunicazione digitale.

Ecco il testo:

UNA GOVERNANCE TRASPARENTE E AUTONOMA DEI DATI PER LA FASE 2 DELL’EMERGENZA COVID.

LE AUTONOMIE LOCALI SOTTO LA PRESSIONE DEI POTERI DEL CALCOLO DEI GRANDI MONOPOLI COME GOOGLE, FACEBOOK, APPLE E AMAZON 

CHIEDIAMO ALLE AMMINISTRAZIONI LOCALI E AI CONSIGLI COMUNALI DELL’A.N.C.I. ASSOCIAZIONE COMUNI ITALIANI DI ATTIVARSI PER UN PIANO REGOLATORE DELL’INFORMAZIONE CON I GOVERNI REGIONALI E NAZIONALI

PER UNA REGOLAMENTAZIONE PUBBLICA SULL’USO DEI NOSTRI DATI

Questa estenuante e tragica caccia al virus, che sta paralizzando le nostre città e regioni, pare sempre più scandita dai numeri.

I dati sugli effetti della pandemia, che compariamo, giorno per giorno, cercando di capire se la mattanza si placa e il contagio si possa mitigare, ci appaiono precari e non sempre fondati.

Anche perché sono cifre relative, instabili, a volte chiaramente inadeguate, raramente organiche e complete.

Eppure mai come in questo drammatico frangente abbiamo bisogno di contare, misurare, calcolare.

Solo riuscendo a farlo prima che si possa scatenare la minaccia di recrudescenza della malattia potremmo pilotare il percorso di gestione pubblica dell’uscita dall’emergenza.

Saremo per lungo tempo governati in base a questi numeri.

Soprattutto cercheremo sempre più assiduamente dati più attendibili e significativi, che ci possano permettere di dare un contorno certo all’epidemia, alla sua geografia e dinamica.

Dati che, ci dicono gli esperti statistici ed epidemiologi, non misurano solo i casi di contagio ma devono stimare anche l’incubazione e i movimenti degli asintomatici. Devono pesare i numeri che formulano.

Senza questa capacità, un potere pubblico non potrà, con la necessaria credibilità e consenso, imporre le decisioni più dure, quando debbano essere necessarie, quali ad esempio un ritorno, nel caso, a quarantene estese, con la conseguente chiusura di attività appena ri avviate.

Queste informazioni non possono prevalentemente provenire da dispositivi occasionali o App volontarie, affidate alla discrezionalità e alla collaborazione degli utenti. Questi strumenti aiutano ma non risolvono. Spesso sono solo intermediari dei proprietari delle memorie e dei sistemi operativi.

La storia recente, l’economia internazionale, i mercati finanziari, ci hanno insegnato che i dati significativi, completi ed attendibili, sono oggi raccolti, elaborati, combinati e anche commercializzati a nostra insaputa dai grandi monopoli della rete, come Google, Facebook, Apple e Amazon.

Come è possibile che non gli siano stati pubblicamente richiesti?

Come è plausibile che intere pubbliche amministrazioni, nazionali e locali, abbiano trasferito su queste piattaforme attività sensibili e di massa senza nemmeno reclamare una condivisione delle profilazioni che producono per i proprietari?

Napoli è città di relazioni e di narrazioni, che vive sulla circolazione, libera e creativa delle informazioni.

Come tale non può rimanere soggetta alla discrezionalità di qualche potentato che ritiene o meno di concedere dati vitali, per altro detenuti illecitamente come ci documenta il regolamento europeo GDPR.

Chiediamo che la nostra città reclami questa risorsa per assicurare una più puntuale ed efficacie azione di contrasto al virus, per rendere più sicuro il ritorno alle attività, per poter prevenire nuove ondate virali.

Servono i dati dei social, delle grandi piattaforma, la Regione e soprattutto il Governo rivendichino l’accesso ai data base anche in virtù delle committenze pubbliche che si sono concesse a questi gruppi.

Ma Napoli, come grande metropoli e centro di servizi urbani, è anche un grande produttore in sè di dati, un grande broker e raccoglitore di informazioni che provengono dalle utenze e dai servizi usati dai cittadini, a partire dal reticolo delle municipalizzate e dei servizi territoriali da cui si potrebbe avviare un modello pubblico di gestione della rete dei flussi informativi per un piano regolatore della comunicazione quale espressione di democrazia partecipata dal basso.

Una ricchezza che in un momento come questo non può essere sprecata, deve essere al servizio della città, della sua sicurezza e salute.

Un esempio che dobbiamo proporre alla Regione e al Paese: costruiamo nell’ambito del servizio pubblico, dell’amministrazione territoriale, un centro di competenza e di volontà politica che ottimizzi, combini ed elabori i dati della città, intrecciandoli a quelli dei service provider che vorranno continuare a lavorare con Napoli. Senza timidezza e subalternità.

Abbiamo bisogno di sapere, di sapere bene, di sapere liberamente, ora per il bene di tutti con i beni di tutti, quali sono i nostri dati.

Algoritmi e democrazia sono beni comuni inscindibili oggi più che mai!

https://www.change.org/p/amministrazioni-locali-consigli-comunali-e-regionali-parlamento-senato-e-governo-covid-fase-2-chiedi-alle-pubbl-amm-regole-per-la-profilazione-dei-nostri-dati-sensibili?recruiter=700967150&utm_source=share_petition&utm_campaign=psf_combo_share_message&utm_medium=whatsapp&recruited_by_id=c1890160-124e-11e7-aac1-8343c4636e24&share_bandit_exp=message-21625309-it-IT&share_bandit_var=v1

OSSERVAZIONI SULLA PETIZIONE

di Gianfranco Nappi

La Petizione solleva una grande questione sulla quale grave è la debolezza di capacità di riflessione a livello generale.

Mi chiedo se non sia indispensabile, insieme al livello locale, porre il grande tema a livello nazionale ed europeo.

Se ho capito bene, almeno al punto dell’uso dei dati per il contenimento della pandemia praticamente ci siamo: il Governo si accinge a scegliere l’App che sarà usata.

Chi traccerà? Si dovrebbe intendere che la raccolta e la elaborazione dei dati sarà posta in capo ad autorità pubbliche tale da preservare i cittadini da un uso distorto di dati sensibilissimi: cartelle cliniche, dati di analisi, tamponi, analisi sierologiche….

Io credo che questo non potrà non essere garantito . Vedremo cosa dirà il Governo.

Ma qui viene anche il mio dubbio sul rischio che stiamo correndo: invocare strumenti di tracciamento, per i quali dal punto di vista tecnologico c’è solo l’imbarazzo della scelta, ed infatti ad essi si sta arrivando senza grossi conflitti mi sembra, senza che in contempo sia posto il vincolo di una interdizione all’accumulo di questi dati, in modo diretto e indiretto, da parte dei grandi operatori globali della rete; senza che vivano norme che impongano trasparenza e divieti di usi per finalità altre di dati di cui il cittadino deve vedersi riconosciuto come sovrano effettivo ed unico, ecco, senza tutto questo il rischio concreto è che noi andremo incontro ad un doppio tracciamento: a quello già esistente, con noi largamente inconsapevoli, dei colossi del web ne uniamo ora un altro che, in assenza di chiarezza, corre il rischio di fornire, direttamente o anche solo indirettamente nuove carte in mano a chi nei fatti ha già tutto il mazzo.

La pandemia ci ha insegnato che la raccolta e l’uso di dati che sono appannaggio del Servizio Sanitario Pubblico è fondamentale.

Si stabilisca allora che tutte le Asl, le Regioni e lo Stato siano tenuti ad usare questi dati in modo trasparente; a valorizzarli ai fini di assicurare il diritto universale alla salute e al benessere; a porli a base, in concorso con un rilancio dei servizi socio-sanitari territoriali, dello sviluppo di analisi predittive sulla salute dei cittadini, già oggi possibili ( e vero terreno di bramosia dei grandi operatori della rete che vi vedono la possibilità di sviluppo di servizi privati assicurativi e sanitari dai grandi margini di profitto con la conseguenza ovvia che chi potrà se li pagherà, chi non potrà si arrangerà); a non cederne in alcun modo l’uso, nè direttamente nè indirettamente, agli operatori privati della Rete .

Da qui passa nei fatti un tassello fondamentale del rilancio in chiave nuova della centralità del Servizio Sanitario Nazionale pubblico.

E si stabilisca per altro verso che il Governo e le Istituzioni pubbliche sostengono , incentivano promuovono lo sviluppo di Reti Civiche di Servizi in capo a Comuni, Enti Territoriali, Municipalizzate, aperte alla valorizzazione del concorso del Terzo Settore, che traducano la valorizzazione dei dati raccolti a livello locale ai fini del miglioramento della qualità dei servizi erogati ai cittadini, della loro partecipazione e controllo: come l’esperienza di grandi città nel mondi dimostra, lo sviluppo di reti e servizi autonomi dai grandi gruppi è possibile e arriva in alcuni casi a valorizzare più dati di quelli dei grandi operatori del web il cui dominio appare incontrastato solo perchè si muove nel vuoto assoluto.

La Petizione si concentra sul livello locale, che non è meno importante di quello nazionale.

E proprio su questi due elementi di proposta che ho sintetizzato ( uso dei dati per la Sanità e sviluppo di Reti locali di servizio e di valorizzazione sociale dei dati intesi correttamente come veri beni comuni ), e anche per l’idea del Centro di competenza che la petizione propone, ci sono due soggetti che da subito potrebbero ‘fare’ : non i sindaci genericamente intesi, che pure vanno bene, ma il Presidente della Regione Campania, che è il massimo, e …unico nei fatti, responsabile della politica sanitaria in Campania, e il Sindaco di Napoli e della Città Metropolitana.

E’ a loro due quindi che si possono e devono chiedere scelte innovative oggi e non domani : emani il Primo, una Direttiva sull’uso dei Dati nel Sistema sanitario Campano, facendosi supportare dai responsabili delle ASL e dalle Università, oltrechè dallo stesso Istituto Superiore di Sanità; ed elabori, sempre il primo, una Delibera di Giunta Regionale che delinei il quadro di sostegni e di risorse messe a disposizione degli Enti Locali per lo sviluppo delle Reti di Servizi Digitali Locali per un uso sociale dei dati.

E faccia il Secondo quello che ad esempio Ada Colao, Sindaco di Barcellona sta facendo da anni, peraltro con il supporto di competenze italiane, con ottimi risultati per la qualità della vita e dei servizi per i cittadini barcellonesi e con volumi di traffico di dati che sono addirittura superiori a quelli lì realizzati da Goolgle o da altri grandi operatori di rete.

Ecco, se la Petizione potesse specificare meglio il campo di proposta concreta e individuare meglio i ‘riferimenti’ sollecitati, sarebbe ancora meglio.

Intanto l’ho firmata, invito a firmarla nella convinzione che possa essere strumento di allargamento di un confronto indispensabile e indifferibile.

Peraltro su temi e questioni su cui ci sentiamo particolarmente impegnati: non è un caso che una sezione permanente della nostra rivista, fin dalla sua nascita, si chiama Algoritmi.

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3 commenti

  1. La petizione precisa dettagliatamente chi siano i destinatari:a Napoli il sindaco e si parla di cabina sinergia comunale dei dati,in regione il presidente della Campania,e si chiede un piano regolatore deinflussi e delle informazioni.Il buco.nero e quello di una sinistra che mentrebsi muore besi costruiscono nuove diseguaglianze ignora il.primato pubblico della comunicazione e si arroccata in una visione individualistica e proproetaria di un bene comune come sono i sistemi di calcolone i flussi dei dati.Senza una cultura chenfondi qui una nuova idea comune di stato ,così co e nell’altro secolo fu fatto con il lavoro,il virus diffonderà barbarica di cui la sinistra sarà complice pensando sempre alla sua antica valle verde.

  2. Firmerò la petizione, ben consapevole che la questione è complessa e per molti poco comprensibile

  3. La trovo giustissima e perciò la firmerò

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